Il mondo cambia, la passione azzurra no

di Biagio de Giovanni
Domenica 13 Agosto 2017, 00:02 - Ultimo agg. 00:39
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Il mondo è sottosopra. La Corea del Nord minaccia la distruzione dell’America. Il campione di scacchi cinese, quasi campione del mondo, è battuto da un computer, ma non alla prima partita, bensì alla terza o quarta, non so bene, il che indica che il pc ha pensato: ti ho capito e ora ti frego, e un giovane fisico pugliese che insegna a Stanford, che incontro nella mia Ostuni estiva, mi dice che non sa spiegarlo, e che l’intelligenza artificiale, che lui studia, di certo sta per andare fuori controllo e tra poco ci guarderà dall’alto della sua intelligenza.

Tutti i confini del sapere e dell’agire si incrinano e il mondo tende a diventare un immenso catino dove tutti stanno insieme a tutti e tutti sono divisi da tutti, e si aprono voragini di solidarietà e di inimicizia. Nel frattempo il denaro ha perso la nazionalità, gira vorticosamente nel mondo in una lotta all’ultimo sangue all’insegna: lascio o raddoppio? E tutti noi, stralunati novizi di un mondo in fibrillazione, ci muoviamo in una situazione provvisoria, talvolta ci accontentiamo di far finta di niente, e chi come me ha attraversato quasi un secolo fa finta di vivere in un mondo che non c’è più, altre volte abbiamo l’impressione di star per incontrare il regno delle madri, da dove tutto ha origine. E dove tutto ancora non ha nome.

Ma non basta. I cinesi comprano Inter e Milan, l’emiro arabo più ricco del mondo compra Neymar per 220 milioni di euro, e il calciatore, che prenderà trenta milioni all’anno al netto di tasse, dice: no, non è il denaro che mi chiama, è Parigi, la più bella città del mondo. E tutti, convinti e ammirati, lo ammirano palleggiare allo stadio. Nel frattempo anche qui, nel calcio, ogni confine si è rotto, e stirpi, etnie, mondi una volta lontani, impenetrabili, si incontrano; mulatti, neri, bianchi, orientali si scontrano nei campi di gioco a velocità supersonica, in un calcio dove non c’è più nessun rapporto tra la squadra della città e il luogo di nascita dei giocatori, e non dico di nascita nella città, ma nella nazione. La fedeltà di Totti diventa un mito solitario, e tutti si spostano dappertutto, anche durante il campionato, e chi giocava contro, ieri, gioca a favore oggi, nessuna bandiera si innalza in cielo con i suoi eroi. Nel Napoli di una volta, quando il mondo era stretto, giocava un oriundo argentino, Michele Andreolo, guardato come una meraviglia non solo per la qualità del gioco (centro mediano metodista, senza quasi muoversi, per gli anni ormai avanzati, calamitava la palla, non si sa come), e si diceva: guarda quello, nientemeno ha giocato in Argentina, tutto il resto era italianità e napoletanità piena, e non faccio nomi.

Eppure. Eppure, in un mondo sconvolto da mille cose, alla vigilia di Napoli-Nizza tutto questo vortice di preoccupazioni, di novità, di mutamenti, nel mondo e nel calcio, si annebbia, si annulla, conta zero, e torniamo alla semplicità elementare del vero: “simplex sigillum veri”, la semplicità è il sigillo del vero, tutte le complicazioni incomprensibili del mondo e del calcio scompaiono d’incanto, e tutti con il fiato sospeso attendiamo il 16 agosto e il calcio resta quello di sempre, passa sopra ogni cosa, intatto, unico, sempre uguale nei vorticosi mutamenti, capace di digerire tutto ciò che avviene intorno a lui e dentro di lui, e noi sempre al suo seguito, con la stessa ansia.

Il caos è dimenticato, e così dimenticato è il mondo che pare sull’orlo di un abisso, e rimane quel punto solo, il 16 agosto (e poi il 22, per il ritorno, tempo solo di respirare) che diventa una data assoluta, e ognuno, come può, riempie il suo tempo nell’attesa. Ma il chiodo resta, lì, il 16, si decide il destino di una squadra, o almeno il primo tempo di questo destino. E si incominicia a ragionare. Peccato, era meglio giocare fuori casa la prima partita per ragioni che è inutile dire. Ma è andata così, e tutto ora si concentra lì. Il Nizza di Balotelli compra Sneider, trequartista che fece grande l’Inter, che guaio! E entra in campo già contro di noi.

Seguiamo la squadra nelle amichevoli, sì bravi, ma forse non ancora al top, quel contropiede contro se stessi come ha scritto Mario Sconcerti, per eccesso di velocità, e d’improvviso si apre la voragine in difesa, ma Sarri, genio del calcio – lo ha detto Sacchi - di sicuro sta misurando le forze, e il 16 che Napoli! Io lo vedrò da Ostuni, quest’anno non ho dimenticato la tessera Mediaset, e come potevo? Ci risentiamo dopo, tutto un futuro si gioca quella sera. Nella Champions un altro Napoli, un altro futuro, un’altra spinta per la società, un super divertimento per noi. Incrociamo le dita. La squadra gioca il calcio più bello d’Europa, anche questo lo ha detto Arrigo Sacchi.

 
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