Napoli, servono cuore e testa: ​adesso in gioco c'è l'Europa

di Francesco De Luca
Mercoledì 12 Febbraio 2020, 00:00
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I due allenatori più in difficoltà quasi si sfiorano al Meazza. Gattuso e Sarri, attesi stasera e domani dalla Coppa Italia contro Inter e Milan, non si giocano solo la finale.

Sarri è finito in un’imprevista tempesta. Lasciata Napoli, dove era stato coccolato per tre anni dai tifosi, ha scoperto le difficoltà ambientali dei grandi club, prima al Chelsea, dove tuttavia ha vinto l’Europa League e ha conquistato la qualificazione Champions, e poi alla Juve, dove - dopo due sconfitte nelle ultime tre partite - più concrete sono le voci di mancanza di feeling con la squadra e affiorano le nostalgie per Allegri. Il partito anti-Maurizio cresce da dicembre, dopo il ko in Supercoppa contro la Lazio, e questo progetto potrebbe esaurirsi prima del tempo contrattuale. A Napoli non c’è troppa nostalgia per Ancelotti, che dopo essere stato corresponsabile di un disastro tecnico ha ritrovato il sorriso all’Everton (un bene per lui e un bene per il Napoli che la storia sia finita), però il suo sostituto e allievo Gattuso, al lavoro ormai da due mesi, non riesce a raddrizzare la squadra e ciò può incidere sulla sua permanenza in panchina, perché il contratto sottoscritto a inizio dicembre con De Laurentiis prevede la rescissione. In queste settimane si capirà se Rino è stato un anonimo traghettatore o l’uomo della ricostruzione.

Il Napoli non riesce a liberarsi delle sue ombre, sia tattiche che psicologiche. Sembrava si fosse messo sulla strada giusta dopo tre vittorie e invece nella partita col Lecce è piombato nei soliti errori. E questo preoccupa perché stasera c’è il confronto con l’Inter, la potente macchina di Conte, guidata da un vero bomber come Lukaku, che al San Paolo segnò due gol in 19’ approfittando di scivoloni e leggerezze di una difesa fragile: in dubbio la sua presenza dall’inizio stasera perché c’è anche la sfida scudetto con la Lazio che incombe. Si ricomporrà al Meazza, dopo oltre due mesi, la coppia Manolas-Koulibaly, che nei primi mesi non ha convinto, al punto che il greco è emerso quando per infortunio si è fermato il suo compagno, che sembra non avere più il vigore e la concentrazione del passato. Lukaku e Lautaro hanno segnato in questa stagione 37 reti, quindici in più di Milik e Mertens, che al Meazza torna al centro dell’attacco ricomponendo con Callejon e Insigne il tridente “dei piccoli” che aveva dato gioie a Sarri e al popolo azzurro. In panchina, come sempre, Lozano, che al Meazza ha segnato il terzo e ultimo gol contro i rossoneri in campionato. Il messicano ha qualità, ma 38 milioni sono stati uno spreco. Eppure, nei progetti d’agosto Inter e Napoli - divise in classifica da 24 punti - avrebbero dovuto essere le rivali scudetto della Juve. Gli azzurri (investimenti da 193 milioni nelle due sessioni di mercato) si sono fermati subito, anche se rispetto ai nerazzurri (178 milioni) sono riusciti a conquistare l’accesso agli ottavi Champions, dove sono attesi dal proibitivo confronto col Barça.

Gattuso torna nello stadio dove ha scritto la storia del Milan (13 anni da giocatore e uno e mezzo da allenatore) dopo aver visto cancellate d’un colpo le prime certezze acquisite nelle partite con Lazio, Juve e Samp. La media-punti in campionato è modesta: 1,1 a gara (Ancelotti lasciò con 1,4 dopo aver disputato 15 partite contro le 8 del sostituto). Si sono rivisti preoccupanti cali di intensità e proprio su questo punto il tecnico ha insistito nel confronto con i giocatori a Castel Volturno il giorno dopo la sconfitta contro il Lecce. Una squadra lenta e sfilacciata verrebbe tramortita dall’Inter, che non ritiene la Coppa Italia obiettivo secondario, perché, come dice Conte, «chi ha fame non lascia niente sulla tavola». Il Napoli dovrà avere coraggio e pazienza, attenzione in difesa e prontezza di riflessi per far scattare il contropiede. Soprattutto, la testa libera, la determinazione di giocarsela contro un avversario che ha una cifra tecnica superiore. L’ex ct ha una difesa solida, però ha perso Super Handa e la presenza di Padelli al posto del capitano sloveno potrebbe diventare un vantaggio se gli azzurri ritrovassero lucidità sotto porta. È una partita che si gioca in due tempi, con il secondo da affrontare il 5 marzo al San Paolo. Per Gattuso e gli azzurri, troppe volte inciampati nei loro limiti, questa sfida da 180 minuti vale la stagione. La zona Champions è irraggiungibile, una squadra che riuscisse ad avere un minimo di continuità - non questa squadra, dunque - potrebbe coltivare la speranza Europa League. Ma è la finale di Coppa Italia il traguardo da non fallire in una stagione balorda. Perché il trofeo, vinto per l’ultima volta sei anni fa nella drammatica finale contro la Fiorentina (poche ore prima vi era stato l’agguato a Ciro Esposito), consentirebbe di partecipare all’Europa League e sarebbe un parziale risarcimento per la tifoseria tradita.


 
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