In attesa che De Laurentiis e (soprattutto) Spalletti diano la doverosa comunicazione sul loro futuro sono arrivati dallo stadio Maradona importanti segnali. Entrambi per l’allenatore, quelli di due squadre. La squadra del campo, con capitan Di Lorenzo che dopo un gol magnifico è corso verso la panchina e ha stretto in un forte abbraccio Luciano, anche per fargli capire che lo spogliatoio del Napoli è con lui e lo vorrebbe ancora qui. La squadra degli spalti, con i cori e gli applausi che hanno accompagnato l’ingresso in campo del tecnico, che mai ha dubitato dell’amore di Napoli e ha iniziato a nutrire mesi fa fortissimi dubbi sulla sua permanenza. Non si sa di quale natura, almeno al momento, perché la palla continua a rimbalzare da una parte (De Laurentiis) all’altra (Spalletti). «È tutto definito, non c’è stata alcuna trattativa, è convenuto con De Laurentiis quando dire le cose». Quando annunciare l’addio a dispetto del terzo anno di contratto, che il presidente ha in pugno dopo aver fatto scattare l’opzione.
L’allenatore può avere da tempo deciso il suo destino e magari averlo comunicato, o fatto intuire, ai giocatori. Ma è chiarissimo il messaggio di Di Lorenzo, che ha dribblato un compagno dopo l’altro, per rendere omaggio a Spalletti che nella scorsa estate gli ha consegnato la fascia di capitano. Ed è un messaggio che non deve lasciare indifferente il tecnico perché partito dall’azzurro più rappresentativo, che nell’intervista televisiva post partita ha detto: «L’allenatore è stato importante per me». Poi si è corretto: «È importante». E poi c’è il pubblico, orgoglioso di questa società, di questa squadra e di questo tecnico che seppe toccare le corde giuste quando mise per la prima volta piede a Castel Volturno, spazzando via la depressione per la mancata qualificazione Champions nel 2021. Ecco, finalmente è tornata l’aria di festa per i 3 gol (raggiunta quota 101 nelle tre competizioni stagionali) all’Inter finalista Champions, diciannovesima avversaria battuta in campionato, come voleva Luciano. Ecco, è questa l’aria che deve respirarsi a Napoli dopo lo scudetto numero 3. Ma se non può esservi euforia almeno vi sia trasparenza.
Spalletti si è emozionato per l’abbraccio di Di Lorenzo ma il percorso lo ha deciso. «Il Napoli ha bisogno di me? Questa squadra non ha bisogno di niente e di nessuno». Dopo aver vinto lo scudetto schierando nei primi tre mesi di quest’anno sempre gli stessi giocatori ha iniziato a dare spazio a tutti, anche al giovane Gaetano - unico napoletano della squadra - che lo ha ripagato con il terzo gol e le lacrime sotto la curva. Hanno segnato due centrocampisti e un difensore, con Osimhen che ha assistito agli ultimi 25 minuti dalla panchina. S’è irritato al momento del cambio con Simone. «Why?» ha urlato a Spalletti. Perché? Lui vorrebbe giocare fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata per incrementare il bottino (23 gol finora) e garantirsi il titolo di capocannoniere. Ma Luciano ha vinto grazie al gruppo e questo ha voluto farlo capire anche a uno degli attaccanti che grazie a lui è diventato un top player.
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