Napoli, torna a Forcella il killer di Annalisa: nel quartiere ancora stese di camorra e agguati

Napoli, torna a Forcella il killer di Annalisa: nel quartiere ancora stese di camorra e agguati
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 14 Agosto 2020, 00:00 - Ultimo agg. 10:23
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Ha trovato una Napoli molto simile a quella che aveva lasciato nella primavera del 2004, quando venne arrestato per un delitto orrendo: l’omicidio di Annalisa Durante. Ha ripercorso il vicolo dove stazionava giorno e notte, ha incrociato qualche conoscente di vecchia data, tanto da essere stato notato anche dalle forze dell’ordine. Scarcerato in pieno lockdown, Salvatore Giuliano ha fatto ritorno a Forcella, il quartiere dove consumò un omicidio rimasto scolpito nella memoria collettiva: l’omicidio della 14enne Annalisa Durante, colpita a morte durante un conflitto a fuoco con i killer dei Mazzarella. Libero, dopo una condanna a venti anni (sedici dei quali trascorsi in cella, il resto abbuonato dal cosiddetto calcolo dei “giorni” per buona condotta),

Salvatore il “rosso” oggi ha 35 anni. Figlio di Luigi Giuliano di Zecchetella (cugino omonimo dello storico boss di Forcella, detto Lovegino, oggi collaboratore di giustizia), ha saldato il proprio conto con la giustizia, grazie a una condotta ritenuta da detenuto esemplare. Mai un momento di frizione, piena adesione ai programmi di recupero, profilo decisamente basso: lo stesso atteggiamento assunto durante il processo tenuto dinanzi alla quarta assise (all’epoca presieduta dal giudice Giustino Gatti, inchiesta dell’allora pm Raffaele Marino), culminato nella condanna a venti anni. Ricordate quel processo? In aula Salvatore Giuliano ha sempre ribadito un concetto: non volevo uccidere Annalisa, provai solo a difendermi dopo l’agguato subito quella sera. Era il 27 marzo del 2004, quando il volto di Annalisa fece il giro dei telegiornali, un moto di indignazione collettiva si sollevò, non solo a Napoli. Estranea al crimine, colpita sotto casa, in via Vicaria Vecchia, mentre dialogava con Saltatore il rosso, un ragazzo più grande di qualche anno, che conosceva da sempre. Secondo le indagini della Dda di Napoli, Giuliano jr era finito nel mirino dei Mazzarella, perché rappresentava uno scomodo discendente del clan di Forcella, nella gestione del malaffare locale.
 

 

Difeso dai penalisti Giacomo Mungiello e (in un secondo momento) Francesco Esposito, Salvatore Giuliano è dunque tornato a Napoli. Prima con una serie di permessi premio, poi in modo stabile, definitivo. Ma quanto è cambiata la Napoli ritrovata sedici anni dopo aver ammazzato una ragazzina di 14 anni?
A leggere la cronaca di queste settimane, lo scenario sembra essere pericolosamente simile a quello del 2004, come raccontato lo scorso 15 maggio dal quotidiano on line Stylo24, che dava la notizia del ritorno a casa di Salvatore il rosso. Stando ai mattinali di polizia e carabinieri, ci sono ancora «stese», agguati a scopo intimidatorio, pericolose scorrerie armate. È accaduto di recente con dei colpi di pistola esplosi in vico Scassacocchio (ne parlava ieri l’edizione napoletana di Repubblica), antica roccaforte del clan Giuliano, ma anche contro altre case abitate da esponenti dei rami collaterali di quella che fu l’antica dynasty criminale di Luigi Giuliano.
 

Faide a bassa intensità, per usare un’espressione consegnata in commissione antimafia dagli inquirenti napoletani, che suscitano allarme solo quando si registra il coinvolgimento di passanti, di persone estranee al crimine, per non parlare di minori. È accaduto a maggio del 2019, con il ferimento della piccola Noemi in piazza Nazionale (una bimba di quattro anni), ma anche ad aprile di un anno fa, con l’omicidio consumato al rione Villa di San Giovanni, dove un bambino di pochi anni, fu costretto a nascondersi in auto, mentre gli uccidevano il nonno (lasciò a terra lo zainetto di Spider man). Episodi maledettamente simili a quanto avvenuto nel 2004 in via Vicaria Vecchia, dove oggi è tornato a passeggiare - liberamente - Salvatore il rosso. 
 

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