Napoli, c'è un'offerta per il Metropolitan: ​«Così salveremo il cinema»

Gli attuali gestori si tirano indietro, in campo i costruttori Brancaccio

Il cinema Metropolitan
Il cinema Metropolitan
di Gennaro Di Biase
Domenica 14 Maggio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 15 Maggio, 07:30
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Metropolitan: in arrivo un’offerta per i locali di Palazzo Cellamare. L’asta pubblica fissata dalla proprietà Intesa Sanpaolo scadrà domani, e prevede un prezzo base di 2.5 milioni più Iva, per una superficie di 6670 mq. Proprio in queste ore dovrebbe essere formalizzata un’offerta da parte di un colosso delle costruzioni, la Brancaccio Spa. I potenziali acquirenti sono in attesa di documentazioni ritenute essenziali per ratificare l’offerta. Non parteciperanno invece al bando gli attuali gestori del multisala.

Chi offre e chi no. Partiamo dai primi. Brancaccio Spa vanta opere di primissima categoria tra cui la copertura del Maradona o il nuovissimo parcheggio multipiano della stazione. Tra 2020 e 2022, inoltre, ha ristrutturato il polo museale Palazzo Piacentini “Gallerie d’Italia”, il cui committente è Intesa Sanpaolo. Cioè, appunto, la banca proprietaria del Metropolitan da circa 6 anni, quando lo rilevò dopo un leasing concesso alla precedente proprietà.

Per la formalizzazione dell’offerta si aspettano documentazioni relative all’effettiva liberazione dei locali: attualmente funziona ancora il cinema sotto la gestione di Sistema Spettacoli srl, la società che ha gestito il Metropolitan negli ultimi anni, prima che Intesa Sanpaolo inviasse una nuova diffida di restituzione dell’immobile.

Tenendo ferma l’intenzione di creare un polo cinematografico culturale, senza la certezza di poter effettivamente entrare in breve tempo in possesso dei locali di Palazzo Cellamare, l’offerta dei Brancaccio potrebbe essere ritirata.

Nessuna offerta, invece, dagli attuali gestori. Almeno non nel corso di questa asta pubblica: «Non parteciperemo al bando - dice Giuseppe Caccavale, attuale socio di maggioranza della società del Metropolitan - Avevamo offerto a Intesa Sanpaolo di rilevare i locali per 1,8 milioni, ma alla cifra del bando non riusciremo ad arrivare. Di sopralluoghi ce ne sono stati: molti acquirenti interessati si sono resi conto della complessità della struttura. L’ultima visita c’è stata la settimana scorsa. Continuiamo in ogni caso a proiettare film, anche in queste sere, purtroppo la crisi delle sale cinematografiche è ancora una realtà».

Nemmeno due anni fa, Paolo Sorrentino presentava proprio al Metropolitan “È stata la mano di Dio”. Il Covid, la concorrenza di Netflix e Prime, la capacità di adeguarsi alle richieste interattive delle nuove generazioni: sono tante le ragioni della crisi del cinema tradizionale. E non sono state certamente risolte. Le trattative per la cessione, in ogni caso, vanno avanti già dall’autunno. In parallelo, com’è noto, procede la questione del vincolo di destinazione d’uso culturale del multisala, promesso e attivato - in tempi rapidi, dopo la mobilitazione di artisti e cittadini - dal ministero della Cultura presieduto da Gennaro Sangiuliano. Il suo consigliere Luciano Schifone spiega quali sono le ultime svolte sulla procedura che - giova ricordarlo - è stata attivata il 3 aprile. «Intesa Sanpaolo non si è messa in una posizione ostativa rispetto al vincolo - dice Schifone - Si sono mostrati disponibili e non hanno posto questioni di diritto. Siamo a poche ore dalla scadenza del bando e la procedura sta andando avanti. Il segretariato regionale, l’ente responsabile dell’apposizione del vincolo, ne definirà presto perimetro e modalità». 

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E poi aggiunge: «I nuovi acquirenti, nel caso in cui la Sovrintendenza bocciasse un progetto, potrebbero far ricorso al Tar contro il vincolo. Ma siamo solo nel campo delle ipotesi. Preventivamente, i nuovi eventuali acquirenti non avrebbero modo di opporsi al vincolo. Come tempistica, formalmente, devono passare 120 giorni dalla notifica del procedimento, che è partito il 3 aprile. Al massimo, dunque, entro settembre il vincolo sarà ratificato». Va sottolineata, in positivo, la posizione «non ostativa» di Intesa Sanpaolo: senza vincolo di destinazione d’uso culturale, infatti, probabilmente la base d’asta avrebbe potuto avere un importo maggiore di quello fissato a 2,5 milioni.
 

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