Napoli senza stereotipi, la sfida tocca ai napoletani

di Federico Vacalebre
Martedì 20 Aprile 2021, 00:00 - Ultimo agg. 21 Aprile, 13:22
3 Minuti di Lettura

Innanzitutto i dati separati dalle opinioni. Sabato sera Raitre ha trasmesso alle 21.45 una puntata delle «Città segrete» di Augias, mentre Raidue ha messo in campo alle 23,30 con «Tg2 dossier» un servizio dedicato al Mann come «scrigno di civiltà». Domenica, dalle 14.30 fino a tarda sera, Rai Storia ha affidato il palinsesto domenicale a Maurizio de Giovanni, perché cercasse negli archivi di Viale Mazzini come raccontare la sua città. Ieri su Sky Arte ha debuttato il documentario di Andrea De Rosa sulle catacombe di San Gennaro. E potrei continuare a lungo compulsando i palinsesti prossimi venturi.

Il programma di Augias ha raccolto 2.307.000 telespettatori con il 10.02% di share e un mare di critiche, bipartisan, alzatesi tutte da Napoli, istituzioni comprese. Un coro, non proprio unanime ma quasi, di critiche - che ci stavano: la narrazione era vecchiotta, senza spunti particolari, omologata e ripetitiva - indispettite per l’aver chiamato in causa, oltre alla grande bellezza della città porosa, il solito Cutolo, il solito rapporto Maradona-camorra, perfino la solita spazzatura (per dirsi sorpresi che Roma sia più sporca).

E se quei dati li elaborassimo, prima di passare alle opinioni? C’è un moltiplicarsi della narrazione di Napoli, su Napoli, e noi napoletani ne vorremmo l’esclusiva, magari per mangiarci poi tra di noi, per dividerci in gomorristi e antigomorristi, buonisti e cattivisti, veteromelodici e postmelodici, uniti solo dal fastidio per il «forestiero» che «viene qui e ci spiega chi siamo, dove/come viviamo. E c’è anche un moltiplicarsi di un falso identitarismo, spesso politicamente e nostalgicamente ispirato, che brandisce fake news (il museo della canzone napoletana a Tokyo, ad esempio) come clave subculturali.

Augias - e passiamo alle opinioni, lo premetto - sbaglia nel non accorgersi che la velocità con cui muta l’ex Partenope necessità un’operazione di preparazione, di scavo, di approfondimento, di presenza sul campo, che non si risolve con delle splendide riprese dall’alto; e sbaglia ancora se dopo un titolo che promette segreti rivela l’uovo di Colombo.

Gli anti-Augias sbagliano quando pretendono che un solo programma, un solo giornalista, un solo libro, un solo disco, un solo film possano raccontare la città mille culure.

Napoli, «paradiso abitato da diavoli» per antica definizione politicamente scorretta, ha (ri)trovato prima della pandemia, e ancora adesso, nonostante la pandemia, una centralità nell’immaginario collettivo, nazionale ed internazionale, turismo compreso, che più che alla politica deve molto alla fiction, ai giallisti, ai rapper, agli attori, ai registi. Ora, piuttosto che protestare contro i «cafoni ‘e fora» sullo sversatoio dei social, potremmo provare a raccontarla noi questa amataodiata città, questa grande bellezza funestata da una grande bruttezza morale e criminale, questo incanto violentato da cattive politiche e comportamenti incivili dilaganti. Approfittiamo di essere (quasi) al centro del mondo, dell’hype positivo. Altrimenti, tafazzianamente, verrà un giornalista bravo, napoletano o meno non fa differenza, a dirci che noi siamo quelli che raccolgono firme per non far chiudere un cinema - mettiamo l’Arcobaleno - solo quando ormai è chiuso, che vorrebbero il loro dialetto come lingua protetta dall’Unesco ma non lo sanno più scrivere, che vorrebbero rivedere in Rai il Festival di Napoli dopo aver ridotto cantaNapoli ad un piccolo mondo antico a rischio di estinzione.

Piuttosto che perdere tempo accusando il recidivo Augias, meglio approfittare del set a cielo aperto in cui si è trasformata la nostra Napoli, del nuovo boom di scrittori e musicisti e registi e quant’altro per chieder loro, e quindi a noi stessi, nuove narrazioni per una città che cambia sempre, nonostante una politica immobile e una società spesso impegnata più in post malpancisti e in selfie onanisti che in scommesse nel futuro collettivo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA