Non solo attenzione, ora dal Viminale si attendono segnali concreti per Napoli

di Leandro Del Gaudio
Venerdì 18 Novembre 2022, 06:00
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Sì, d'accordo l'attenzione su Napoli e la Campania c'è tutta. E viene confermata, a mo' di staffetta governativa, nel passaggio dal ministro Lamorgese al ministro Piantedosi: da un esecutivo all'altro. Oggi ci diranno che sono in arrivo nuovi agenti di polizia entro il 31 dicembre (anche se al momento i numeri dei rinforzi previsti sono oggettivamente bassi); mentre si cercherà di dare una spinta agli appalti legati alla videosorveglianza, provando a realizzare progetti che da anni vengono sbandierati solo in fase di programmazione, a partire dalla possibile partnership pubblico-privato. E non è tutto. Ci sono anche altri tasselli del patto per Napoli che confermano l'attenzione del Viminale per l'antica capitale del Mezzogiorno, eterno banco di prova per un Paese che voglia puntare alle sfide del futuro.

Negli ultimi mesi, come puntualmente raccontato da questo giornale, c'è stato un tentativo di fare chiarezza su un'emergenza atavica dalle nostre parti: parliamo della casa, del caos amministrativo che ha consentito ogni genere di abuso, a proposito dell'occupazione di alloggi messi a disposizione dallo Stato, in tutte le sue articolazioni territoriali. Una vicenda dolorosa, che ha spinto il prefetto di Napoli Claudio Palomba a dare inizio a una stagione nuova, all'insegna del ripristino delle regole e del contrasto a ogni forma di prepotenza.

Sua la decisione di organizzare un tavolo con Procura e Enti locali, per fare chiarezza sulla vicenda delle occupazioni al civico 35 di via Egiziaca a Pizzofalcone, il famigerato palazzo della camorra. Ricordate? Marzo scorso, al via il patto per Napoli, a proposito del contrasto alle tante forme di malaffare che si sono rigenerate all'indomani della fine (si spera) dell'emergenza pandemica e che oggi si nutrono della crisi energetica provocata dalla guerra.

Ed è grazie a questa spinta dalle stanze di Palazzo di governo - al tempo stesso amministrativa e giudiziaria che la Procura ha ottenuto dal gip del Tribunale di Napoli l'ordine di sgombero per 16 inquilini abusivi dall'edificio dello scandalo. Anche in questo caso i numeri sono significativi e simbolici al tempo stesso. Numeri bassi, d'accordo, ma che indicano comunque una svolta o la volontà politica di realizzarla. Fatto sta che oggi la visita del ministro Piantedosi non potrà ridursi a un semplice enunciato di bei progetti da mettere in campo.

Campano di origine, fortemente convinto della spinta che una città come Napoli può dare all'intero sistema Paese, nel suo primo giorno napoletano, il ministro dell'Interno dovrà dimostrare di andare oltre le premesse formulate un anno fa dall'ex inquilina del Viminale.

E sono due i punti su cui dovrà spendersi al meglio, per dimostrare che l'emergenza napoletana può e deve essere superata: la capacità di assicurare un numero più alto di assistenti sociali sul territorio, ovviamente in sintonia con i colleghi di governo, dimostrando di raccogliere il grido di dolore della procuratrice per i minori De Luzenbergher, che - proprio dalle colonne di questo giornale - la scorsa primavera ricordava la difficoltà di garantire un servizio adeguato in spaccati metropolitani come il parco verde di Caivano, con un numero di operatori molto più basso rispetto a quello delle regioni del centro e del nord Italia. Ma anche la capacità dello Stato di essere presente in un altro ambito, assolutamente decisivo. A cosa facciamo riferimento?

L'altro nodo che questo ministero dovrà sciogliere, qui a Napoli, riguarda uno dei punti chiave di ogni regime democratico. Parliamo della forza della denuncia vibrata da cittadini autorevoli, che - in uno stato civile - meritano di essere protetti e accuditi e non lasciati al rischio di pericolosi colpi di coda. Anche in questo caso, conviene prendere spunto dalla cronaca più recente: a sollevare il caso di Pizzofalcone, sono stati due cittadini su tutti, il parroco locale Michele Pezzella e il deputato Francesco Borrelli. Il primo è stato spostato da Pizzofalcone a un'altra parrocchia, per motivi di opportunità e di sicurezza; il secondo è rimasto vittima di un episodio sinistro, speronato sotto casa da un motociclista contro senso «con gli occhi iniettati di sangue». Episodi gravissimi che dovrebbero spingere le istituzioni a fare quadrato attorno a chi ha il coraggio di denunciare, sforzandosi - per le prossime criticità da risolvere - di agire di iniziativa, con tutto il peso della propria autorevolezza. Possibile che una intera comunità debba rinunciare alla voce (e al sacerdozio) del proprio parroco, perché ha osato svelare in pubblico lo scandalo di una abitazione svuotata e di una donna di novanta anni costretta a rinunciare ai propri beni? Ed è possibile che una donna possa profferire minacce di morte contro un rappresentante politico, che ha avuto la forza di denunciare lo scandalo delle occupazioni abusive? Vicende che meritano chiarezza, in un gioco di squadra che - si spera - sappia raccogliere gli sforzi compiuti finora, in un momento storico in cui la capitale del Mezzogiorno è attraversata da dinamismo culturale e da interessanti flussi turistici. 

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