Perché Napoli ha l'esclusiva per il presepe di Bergoglio

di Pietro Gargano
Martedì 3 Dicembre 2019, 00:00 - Ultimo agg. 07:35
3 Minuti di Lettura
«Riportiamo il presepe nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze», ha scritto il Papa nella Lettera apostolica «Admirabile signum». Il Pontefice spera che la tradizione possa essere rilanciata, giacché lo scenario con i pastori propone «la bellezza della fede con semplicità». È pure una risposta ai sovranisti, è un riappropriarsi della tradizione invocata a oltranza, da sedicenti detentori dell’esclusiva, però più che disposti a sostenere che i Re Magi vanno aiutati a casa loro. Non a caso su certi social il pastore di Roma è definito Papa Franche Guevara.

All’appello di Bergoglio, Napoli deve rispondere per prima, avendo per prima creato il presepe come forma d’arte, come Vangelo scritto in napoletano. E deve farlo soprattutto ora, in un tempo in cui il cielo stellato dello sfondo di carta argentata è diventato tutto nero e incombe su di noi. Nell’ideale presepe del Papa c’è spazio per tutti i giusti, «dal pastore al fabbro, dal fornaio ai musicisti, dalle donne che portano le brocche d‘acqua ai bambini che giocano». Magari escluderebbe il cacciatore, che pure apparve alle nostre latitudini, fin da quando le armi da fuoco non erano state inventate, anacronismo numero uno. Di certo metterebbe via quei pastori, tanto in voga, che rappresentano calciatori, politici, attori, nani e ballerine.

Luciano De Crescenzo sosteneva che la qualifica di presepista o alberista. doveva comparire sui documenti di identità, come il sesso e il gruppo sanguigno. Chi fa l’albero predilige l’avere all’essere, la ricchezza al sentimento. Ama l’apparenza, arriva a mettere le palline sui rami solo dal lato che si può vedere.

A Luciano, cui è dedicata quest’anno la mostra a San Gregorio Armeno, diede ragione Lawrence Ferlinghetti, il poeta beat, che scrisse: «Cristo è smontato dal Suo Legno nudo quest’anno ed è scappato in un posto dove non c’erano alberi di Natale dorati…». Napoli ha l’obbligo di onorare il messaggio papale papale, e non solo perché conviene ai suoi straordinari artigiani. Domenico Rea, che lasciò tracce di genio in questo giornale, rilevò che «il presepe napoletano dell’abbondanza, dell’allegria e della festa è un sogno, un incubo rovesciato.

È il desiderio di come si spererebbe fosse fatto quel mondo che negli anni dell’invenzione del presepe napoletano era esattamente il contrario. Il Seicento fu infatti l’epoca della più aspra fame. Questi sentimenti il tempo li ha logorati, ma non distrutti. Natale per i napoletani è l’appuntamento con un sogno». A voler essere cronisti del pessimismo, invece, alla figurine di terracotta andrebbero aggiunti qualche casa distrutta dalla terra ballerina, qualche altra alluvionata, tendoni per accogliere gli sfollati, fango al posto del muschio, moncherini di ponti precipitati su se stessi al posto di quelli tesi sui laghetti di stagnola. Ma no, il presepe è il posto giusto per sperare, perché il Miracolo avviene nel frastuono, tra i richiami dei venditori ambulanti e il rumore dei passi veloci dei bambini. E’ questo il presepe di Napoli, che in fondo alla Palestina somiglia, perché è terra senza pace. 

È questo il nostro presepe, non quello dei soliti noti plasmati nella creta. Fu don Peppe Ferrigno ad avviare la tendenza, nei primi anni Novanta, con il pastore Di Pietro. Era un’invenzione lecita, perché intercettava il vento nuovo, sia pure effimero, che spazzava allora il Paese. Ma che c’entra quello con i personaggi di gran moda oggi? Niente, anzi alcuni invece che al raccoglimento spingono al peccato. Di fronte alla statuina di Ronaldo, simbolo della Juve ladrona, molti napoletani bestemmieranno. E così, in politica, chi non vota per l’onnipresente Salvini o per Giggino Di Maio da Pomigliano, E chi non ha di che mettere il piatto in tavola, si sentirà ancora più infelice e affamato davanti ai similacri dei cuochi stellati o della pizzaiola. Dei politici in corso mancano ancora le sardine colmapiazze, quelle restano raffigurate sotto sale o sui banchi della pescheria.
Il presepe fatelo tutti e fatelo meglio. E, per favore, se potete comprate una statuetta di papa Bergoglio e mettetela accanto al Bambinello, ai paggi e ai suonatori mori. Quel posto gli spetta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA