Ecobonus, niente fondi: bloccato il restauro di sette edifici su dieci

Ecobonus, niente fondi: bloccato il restauro di sette edifici su dieci
di Gennaro Di Biase
Domenica 29 Maggio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 18:10
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Il rischio crack del bonus facciate mette in pericolo il restyling di Partenope. I ponteggi sono ovunque, in città, per le ristrutturazioni di palazzi monumentali e non. Ma il 70% dei lavori rischia di non essere completato, dopo le frodi arrivate nei mesi scorsi e la stretta, imposta per legge, alla cessione del credito sul bonus edilizio e agli sconti in fattura ricevuti dalle aziende dai committenti. Risultato: migliaia di imprese al collasso, aziende di ponteggi senza retribuzione, lavori improvvisamente stoppati, operai senza paga o licenziati. Il primo giugno da piazza Borsa partirà un corteo di protesta diretto in Prefettura: è una vera e propria tempesta quella che si sta abbattendo su migliaia di ditte e condomini napoletani che hanno sfruttato il bonus facciate. Da viale Gramsci al Vomero, da Chiaia alla provincia. Secondo le stime dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli, basato sul report Enea, sono «2800» i cantieri nell’area metropolitana partenopea che rischiano di non portare a termine le operazioni. 

I numeri delineano uno scenario decisamente critico. Secondo Enea (Agenzia nazionale per l’efficienza energetica), sono «27,5» i miliardi richiesti in Italia per i cantieri legati super bonus, ristrutturazioni e bonus facciate per i restyling, e con lavori eseguiti per «19 miliardi». Di questi, «2,1 miliardi» sono stati richiesti in Campania, dove i lavori sono stati già realizzati per «1,3 miliardi». In regione, secondo l’elenco di asseverazioni di tecnici, sono stati allestiti «9200 cantieri». Passando al focus su Napoli, Raffaele De Rosa, vicepresidente dell’Ordine degli Ingegneri partenopeo, spiega: «La differenza stimata tra i lavori eseguiti e le somme richieste dalle imprese è di 798 milioni in Campania, e Napoli attira il 48,9% degli investimenti regionali, con 4mila imprese impegnate nei superbonus.

Il 70% dei crediti di queste imprese ci risulta bloccato. Si tratta insomma di soldi che le ditte non riescono più a trasformare in liquidità, visto il blocco nella cessione e acquisizione del credito da parte delle banche, e che rischiano di non finire i lavori. In città stimiamo circa 500 milioni di euro di crediti avanzati dalle aziende». Mezzo miliardo di soldi anticipati, insomma, che si traducono in cantieri svuotati e restyling in bilico. «A questo scenario - prosegue De Rosa - vanno aggiunti il cambio di regole in corsa da parte del governo per la lotta alle frodi e il caro materiali dovuto al mercato incerto. Siamo molto preoccupati. Anche i tecnici dei cantieri sono in sofferenza: ingegneri, architetti, geometri e geologi, professionisti essenziali alle imprese, che incidono per il 15 % sui lavori e che non riscuotono le parcelle da mesi». 

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Cantieri abbandonati. Operai licenziati. Professionisti senza paga. Condomini in bilico. È emergenza totale, insomma, per tutta la filiera edile. Dai dipendenti ai datori di lavoro, dai committenti (per lo più assemblee condominiali) alle imprese dei ponteggi. Tanti palazzi, storici e non, in pratica, senza liquidità rischiano uno stop dei lavori già iniziati. «Il problema principale sta nel fatto imprese edili non firmano più i contratti - spiega Roberto Limoncelli, amministratore di diversi condomini nella zona di Chiaia - visto il blocco delle cessioni del credito alle banche. Personalmente, ho tre delibere di bonus facciata approvate dalle assemblee in via Gramsci, via Nicotera e Rampe Brancaccio, ma le ditte nominate non firmano. È tutto bloccato». «Tutti rischiano di fermarsi, se non vengono trovate soluzioni adatte per sbloccare la situazione economica - spiega l’ingegner Gianfranco Mazza di Gm costruzioni Srl - E questo si riverbererà su tanti edifici monumentali della città, che attualmente sono pieni di ponteggi. Napoli è piena di cantieri che rischiano di fermarsi. Il bonus rischia di trasformarsi in una grande occasione persa. Senza i bonus, la nostra impresa non avrebbe potuto realizzare il restyling alle facciate della Galleria Umberto. Se la situazione non si risolve, alla Umberto I non ci saranno i nuovi lavori che alcuni condomini aspettano di far partire». 

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Parlano anche gli imprenditori, che scenderanno in piazza il primo giugno assieme agli amministratori di condominio, agli operai e all’Atc (Associazione Tecnici e Costruttori). «Devo pagare lavoratori e materiali e non so come fare – spiega Peppe Follari, della Restart – Noi non venivamo pagati dai committenti, ma dalle loro cessioni dei crediti di imposta, che le banche poi tramutavano in soldi. Ma da novembre scorso è diventato tutto quasi impossibile. Al momento ho anticipato 350mila euro tra manodopera, mezzi, macchinari e affitto dei ponteggi, per un lavoro da 1 milione a Casoria. Ma non riesco a cedere il credito».  

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