Napoli, fiumi di cocaina: Scampia spodestata, è Rione Traiano la piazza di spaccio più grande

Napoli, fiumi di cocaina: Scampia spodestata, è Rione Traiano la piazza di spaccio più grande
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 21 Agosto 2019, 00:00
4 Minuti di Lettura
C’è un’attività, a Napoli, che non si ferma mai. Né di notte, quando c’è più domanda, e tanto meno ad agosto. Resta attivo 24 ore su 24 e non cala le saracinesche d’estate, il mercato dello spaccio. Ricordate Paolo Di Lauro - Ciruzzo ’o milionario - il superboss che grazie al narcotraffico aveva trasformato Secondigliano nel primo e più fornito supermarket di avvelenati sogni artificiali? Fu lui il primo a puntare sugli stupefacenti, avendo perfettamente intuito le immense potenzialità economiche dell’affare; ma aveva soprattutto capito che in questa città (come accade in ogni metropoli occidentale) se con la droga si fanno soldi a palate è perché c’è una domanda altissima. 

A Napoli non c’è quartiere in cui non si spaccia. Ma il business si sta adeguando sempre più velocemente ai tempi che cambiano. E come avviene per tutti gli altri affari illeciti, il serpente ha già cambiato pelle: oggi esistono tre forme di spaccio. Al primo gradino ci sono le sostanze cedute dalla camorra per lo spaccio agli extracomunitari; essenzialmente “fumo”, stecchette di hashish poi cedute ai clienti soprattutto nella zona della Ferrovia e del centro storico. Quando l’interesse dei boss ha cominciato a concentrarsi sul “brokeraggio”, cioè sulle attività di approvvigionamento diretto di grossi carichi di stupefacenti, in strada sono pressoché spariti i pusher nostrani: troppo rischioso mettersi a spacciare in strada, o dietro l’angolo di un palazzo. Meglio subappaltare il lavoro sporco a gambiani, senegalesi, nigeriani. Di africani nei controlli delle forze dell’ordine ne finiscono ogni notte a grappoli, soprattutto nella zona che va da piazza Bellini a piazza del Gesù e dintorni.
Il secondo livello è quello dello spacciatore che lavora in casa: al riparo da occhi indiscreti e per muoversi con più sicurezza, acquirente e venditore si incontrano all’interno degli androni, se non addirittura proprio al chiuso di quattro mura, dove poi avviene lo scambio. Infine il terzo livello: i rifornimenti soprattutto di cocaina vengono così garantiti dai “corrieri”, che consegnano direttamente a casa dell’acquirente. 

Ma prima di addentrarci lungo la rotta dei vecchi e nuovi punti di spaccio, bisognerà fare una premessa. Secondigliano e Scampia - dove ancora pure si vende ogni tipo di sostanza - ha dovuto cedere il primato alle cosche del Rione Traiano. I clan della zona di Soccavo hanno innalzato le mire inondando il quartiere di droga, che viene nascosta in depositi e scantinati spesso difficili da intercettare anche da polizia, carabinieri e finanza. Da via Catone a viale Traiano, la vendita di droga è incessante, basta osservare la fila di tossicodipendenti in attesa della dose. Non a caso i riflettori della Procura si sono concentrati in questa zona, per smantellare con arresti e sequestri le cosche. Al Rione Traiano - dove le offensive giudiziarie hanno colpito al cuore i clan storici Puccinelli e Petrone - un’altra famiglia, i Cutolo, ne avrebbe approfittato per acquistare a sua volta prestigio e spazi.

Da ovest al centro storico: un’area - quella compresa tra l’Arenaccia (zona da sempre controllata dai Contini), il Borgo Sant’Antonio Abate, Porta Capuana, la Ferrovia e Forcella (teatro della sanguinosa faida voluta dalla paranza dei bambini) che vale oro per chi traffica in stupefacenti. Si spaccia tra le scale di antichi palazzi, e perfino in qualche “basso” affacciato su strada, dove spesso e volentieri poi si scopre che a passare le dosi ai tossicodipendenti sono anche detenuti posti agli arresti domiciliari.
Tra via Carbonara, via Cesare Rosaroll e via Costa al calar del sole inizia la processione di giovani e giovanissimi che vanno a rifornirsi per lo sballo serale. È tra queste strade, ma soprattutto nei vicoli che si snodano lungo via dei Tribunali, che si sta ancora combattendo una lotta senza quartiere tra vecchi e nuovi camorristi per il controllo delle piazze di spaccio. La vendita degli stupefacenti si trasforma insomma nel “welfare della camorra”: quello che fa mettere ogni giorno il piatto in tavola anche a tante insospettabili vedove e vecchiette che spesso tengono in custodia armi e buste piene di polvere bianca.
Si continua a spacciare allegramente - nonostante il formidabile controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine - anche alla Sanità, ai Quartieri Spagnoli, al Pallonetto di Santa Lucia e al Cavone di piazza Dante. Anche ai Quartieri si respira un’aria pesantissima, e sono riprese le scorribande e le stese. Qui la sera si resta rintanati in casa, e gli unici fantasmi che si vede scivolare lungo la strada sono proprio quelle di chi è in cerca di droga. Poco distante piazza Mercato, poi, ci sono le Case Nuove: altra enclave che garantisce un quotidiano, robusto smercio di sostanze. 

Sul versante opposto di Fuorigrotta e Soccavo c’è poi un’altra meta collaudata dai consumatori di droga: il fronte orientale della città, con San Giovanni a Teduccio e Ponticelli. Anche in questo caso blitz e arresti hanno decimato i gruppi criminali. Lo scorso anno un’indagine sul traffico di stupefacenti coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia portò a una ventina di arresti e al sequestro a fine di confisca di beni per oltre venti milioni di euro considerati provento dei guadagni dello spaccio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA