Napoli: assicurazioni intestate ai morti, a Forcella la centrale del falso

Napoli: assicurazioni intestate ai morti, a Forcella la centrale del falso
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 31 Luglio 2019, 00:00
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Era morta da due anni, la signora Teresa, e in tutta la sua esistenza non era stata mai a Novara. Stessa sorte di altri cittadini napoletani, finiti - ovviamente a loro insaputa - nell’archivio di un’agenzia di una strana agenzia di assicurazione: nel senso che l’ufficio esisteva, c’erano sedie, scrivanie e monitor, ma formalmente si trattava di una agenzia fantasma, puramente virtuale.

Venivano staccati assegni, venivano redatti contratti, c’erano strette di mano e scadenzari, come in normale ufficio di broker. Tutto falso, qui in un’agenzia del Rettifilo, dove per anni sono stati presi accordi sottobanco con clienti compiacenti o semplicemente riprodotti (e falsificati) contratti costruiti su finte identità (ribadiamo: in questo caso, all’insaputa dei nomi di volta in volta finiti nel calderone). Sono queste le ipotesi che hanno spinto la Procura di Napoli a chiedere il processo a carico di due imputati, vale a dire di S. P. e di G. M. (entrambi residenti a Forcella), ritenuti responsabili di frode assicurativa. 

Sono trentasette i casi su cui la Procura di Napoli punta ad ottenere un accertamento in aula, sull’onda d’urto di denunce, di verbali di sequestro operati dalla polizia polstrada in servizio in varie regioni d’Italia. Sembra l’ultima frontiera del falso made in Forcella, quella scoperta dal pool guidato dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, stando alla lettura del capo di imputazione.

Scrivono i pm napoletani, a proposito dei due imputati: «In concorso tra loro, ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, quali gestori dell’agenzia di assicurazione (rilevatasi poi fittizia), al fine di conseguire per sè o per altri un vantaggio economico - consistente nell’assicurarsi la differenza di prezzo tra il premio pagato dai due indagati per acquistare polizze presso altre compagnie di assicurazione, queste effettivamente esistenti, e quello incassato quale corrispettivo dela stipula dei contratti sotto inchiesta, falsificavano la documentazione necessaria alla stipula degli stessi». Stando alla ricostruzione investigativa, le polizze ritenute false venivano create grazie alla clonazione di documenti di riconoscimento, di certificati anagrafici, di libretti di circolazione, di certificati di proprietà e di documentazione della camera di commercio. 

In questo modo, la vita specchiata della signora Teresa (mai un sinistro, mai stata a Novara, deceduta un paio di anni dopo rispetto alla creazione di una polizza con il suo nome) diventava uno schermo utile grazie al quale costruire il raggiro: veniva creata sotto il suo nome una polizza assicurativa fasulla, che poi veniva usata da clienti compiacenti dell’agenzia virtuale. 

Difesi dagli avvocati Luigi Ciocio e Andrea Esposito, i due imputati sono attesi dinanzi a un giudice per le udienze preliminari, dove potranno motivare la propria versione dei fatti e difendere la propria integrità di imprenditori nel campo delle assicurazioni. Al momento, agli atti del processo pesano le denunce di alcuni cittadini che si sono accorti di essere - loro malgrado - titolari di polizze assicurative, ma anche le querele sporte in questi anni da Unipolsai Assicurazioni spa e Zuritel spa, oltre a una sfilza di segnalazioni girate a Napoli dalla stessa Procura di Novara. Ennesima frontiera del falso, a pochi metri dalla Duchesca, centrale storica in materia di «pacchi e pezzotti». 
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