Napoli, al Pireo lo smistamento ​dei gadget dello scudetto

La filiera dell’«azzurro taroccato» dai clan parte da fabbriche in Cina, Turchia e Bulgaria

Napoli invasa dai gadget-scudetto
Napoli invasa dai gadget-scudetto
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 12 Marzo 2023, 00:00 - Ultimo agg. 13 Marzo, 07:30
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Le mitiche magliette con l’effigie di Maradona, la polo blu targata EA7, i cappellini con visiera. E poi, ancora: l’intera tipologia di Tshirts, le sciarpe azzurre, l’accappatoio, le “pantatute”, la maglia celebrativa di Mertens e molto altro ancora. Se è vero che l’innovativa strategia di marketing della Società Sportiva Calcio Napoli era riuscita a lanciare un brand quanto mai accattivante, è anche vero che quel marchio è oggi sotto attacco. Nessuno è ancora in grado di quantificare il danno economico causato dal mercato della contraffazione, ma un fatto è certo: la Cina ha fiutato l’affare e oggi il mercato orientale parallelo e illecito ha invaso le piazze dove il cuore dei tifosi batte forte, sempre più forte di settimana in settimana.

Un mercato da quasi 9 miliardi di euro l’anno. A tanto ammonta quello della contraffazione, una piaga che pesa sulla economia italiana, tra le più colpite a livello europeo. E Napoli si conferma capitale del falso. Ma attenzione: se fino a dieci anni fa era la criminalità organizzata locale a gestire il business, oggi anche la camorra deve accontentarsi delle briciole, e fare i conti con i carichi di merce spedite dal lontano Oriente. «Una strategia complessa - spiega al Mattino il tenente colonnello Marco Volpe, che comanda il Gruppo Tutela Mercato Beni e Servizi del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Napoli - quella messa in piedi dai cinesi, che può contare su una solida rete del sommerso». Le fiamme gialle hanno analizzato il fenomeno, lo stesso che oggi colpisce il marchio Napoli Calcio e che segue precisi canali di approvvigionamento capaci di inondare di merce contraffatta i depositi occulti della città, della sua provincia, ma anche di mezza Italia.

Sul piano investigativo, ci sono novità importanti. Come per tutto il resto dei “falsi” che arrivano sul territorio nazionale oggi le rotte della contraffazione seguono tre direttrici. La prima resta quella cinese: il materiale viene imbarcato sui container che vengono fatti transitare sul Pireo, guarda caso un hub portuale oggi saldamente in mani cinesi. Da Atene i carichi proseguono via terra seguendo la cosiddetta “rotta balcanica”, fino a varcare il confine orientale. Il resto è un gioco da ragazzi. Ma c’è anche un’altra rotta che - stando alle analisi del comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli diretto dal generale Paolo Borrelli - si sarebbe consolidata nella produzione e esportazione di prodotti (anche sportivi) contraffatti, ed è quella turca. Analoghi segnali inquietanti arrivano di recente anche dalla Bulgaria. Senza tener conto, come pure analizzato dalla Intelligence delle fiamme gialle, che via aerea l’aeroporto londinese di Heathrow rappresenta ormai un altro fianco debole spesso perforato dai trafficanti. La pandemia da Covid ha semmai ulteriormente complicato l’azione di contrasto a questi traffici illeciti. L’incremento dell’“Ecommerce”, con il suo indotto delle consegne a domicilio, ha rappresentato un’ulteriore possibilità per i falsificatori. I controlli tesi a intercettare materiale falsificato sono diventati più difficili, ragione che ha indotto non solo la Finanza, ma tutte le altre forze dell’ordine, a potenziare il web-patrolling (le indagini basate sul pattugliamento di internet). Attenzione all’online: dietro questo mercato - sottolineano sempre gli investigatori della Guardia di Finanza - si cela un percorso pieno di insidie, al termine del quale anche le esclusive magliette della capolista italiana, e tutto il resto del campionario, rischia di finire dove meno te lo aspetti: di recente alcune operazioni portare a termine dalle fiamme gialle hanno dimostrato come capi egregiamente contraffatti siano finiti negli espositori di insospettabili negozi, anche prestigiosi. Qui il consiglio è sempre lo stesso: attenzione a non farsi illudere dalla messa in vendita di prodotti esclusivi esposti come «offerte» con prezzi al ribasso. Anche di fronte al nuovo mercato parallelo di bandiere, capi di abbigliamento e gadget targati SSCN sono impegnati i militari del “Pronto Impiego” della Guardia di Finanza. I “baschi verdi” sono da sempre in prima linea nelle operazioni più delicate, e hanno intensificato le operazioni di osservazione dei tradizionali crocevia della contraffazione: dai bassi della Duchesca ai depositi anonimi della Maddalena, a Napoli; ma anche lungo l’altro asse privilegiato dai contraffattori al dettaglio, che corre nell’area dell’hinterland a settentrione del capoluogo, dal Giuglianese alla zona vesuviana. «Qui - spiega il maggiore Raffaele Carputo - si sono già susseguiti sequestri e denunce per il ritrovamento di capi già finiti o semilavorati, che attendono magari solo l’apposizione delle etichettature». Colpisce anche un altro dato: quintali di stoffe pronte a essere tagliate e messe in commercio, sequestrate. E tutte dello stesso colore: azzurro Napoli.
 

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