Caso Capuano, nuovi indagati: coinvolto ex giudice di Corte d'Appello a Napoli

Caso Capuano, nuovi indagati: coinvolto ex giudice di Corte d'Appello a Napoli
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 25 Settembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 12:01
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Alcune conversazioni intercettate, in cui si spende il nome del «collega giudice». È il motivo che ha spinto in questi mesi la Procura di Roma ad iscrivere nell’inchiesta a carico del giudice Alberto Capuano (finito in cella nel 2019, oggi imputato libero) un’altra toga napoletana. In sintesi, la Procura capitolina ha messo sotto inchiesta anche Eugenio Giacobini, ex presidente di una sezione di corte di appello di Napoli. Più in particolare la Procura di Roma ha depositato i tabulati telefonici delle utenze di Capuano e Giacobini, in un riscontro incrociato che ha fatto emergere un solo contatto tra i due: una telefonata di 66 secondi che risale al marzo del 2018, vale a dire diversi mesi prima che Capuano conoscesse Antonio Di Dio, imputato come presunto intermediario della richiesta di condizionare un processo penale in appello a carico dell’imprenditore.

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Oltre ai tabulati, depositata anche la copia forense di alcuni supporti informatici (telefoni o tablet) acquisiti lo scorso luglio. Materiale che ha spinto la difesa dei due principali imputati, vale a dire il giudice Capuano (rappresentato dai penalisti Alfonso e Guido Furgiuele e Alfredo Sorge) e Di Dio (rappresentato dall’avvocato Marco Campora) a chiedere il rinvio dell’audizione dello stesso Giacobini. Assistito dall’avvocato Claudio Botti, l’ex presidente della quarta appello ieri era presente in Tribunale a Roma, convocato come testimone degli imputati, ma dovrà attendere la prossima udienza prevista ad ottobre. Ma cosa spinge i pm ad ipotizzare il coinvolgimento di un magistrato in pensione? Stando a quanto risulta al Mattino, agli atti c’è molto poco: vanterie da parte di Capuano, che probabilmente millanta di interessarsi all’assoluzione dell’imprenditore Liccardo (ignorando per altro che Giacobini era finito in pensione); oltre a una telefonata di sessantasei secondi che risale a un periodo remoto, quando Di Dio non aveva ancora interessato Capuano del caso Liccardo. Non sono emerse tracce di utilità o benefit per il giudice Giacobini, né altri riscontri in merito alla presunta triangolazione ipotizzata in questa fase delle indagini. Chi conosce il magistrato, conferma la sua determinazione a dimostrare la sua estraneità rispetto alla vicenda Capuano (e alla trama dei suoi rapporti), ma anche rispetto all’imprenditore che sarebbe stato sponsorizzato da Di Dio. 

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Anche i testimoni ascoltati ieri hanno dichiarato di non aver avuto alcun contatto con Capuano, di non averlo mai conosciuto (tanto da non riconoscerlo neppure in aula), oltre a negare il coinvolgimento da parte di Giacobini. Ieri è toccato anche al giudice che ha firmato l’assoluzione di Liccardo (a febbraio del 2020, quindi mesi dopo gli arresti di Capuano) battere sullo stesso tema: «Nessuna pressione subita, nessun condizionamento». Spiega l’avvocato Sorge al Mattino: «È emersa l’inconsistenza della prospettazione accusatoria fondata su sospetti ingiusti ed indimostrati, che con i testi di oggi si sono rivelati del tutto infondati. Resta l’amarezza perché laddove questi doverosi accertamenti fossero stati esperiti durante le indagini non avrebbe avuto luogo alcuna misura cautelare». 

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Ma c’è un’altra vicenda su cui la Procura di Roma vuole vederci chiaro, sempre a proposito del mondo di relazioni del giudice Capuano. In questi giorni, i pm di piazzale Clodio hanno spedito una richiesta di proroga delle indagini a carico del giudice Capuano e dell’albergatore ischitano Michele De Siano, in un filone di indagine parallelo alla vicenda principale. Anche in questo caso l’ipotesi battuta dalla Procura di Roma (pm Gennaro Varone) è di corruzione in atti giudiziari. Si tratta di una verifica che riguarda la permanenza di Capuano a giugno del 2019 in un albergo di Michele De Siano. Stando a una prima ricostruzione, si tratta di una permanenza a titolo gratuito che cadeva a distanza di un anno dalla sentenza di condanna a carico di De Siano firmata dallo stesso Capuano (ex giudice a Ischia) per vicende legate a reati in materia di ecologia. Spetta alla Procura trarre le conclusioni su questo filone di indagine, mentre nel processo romano ora è attesa l’audizione dell’ex presidente della quarta appello Giacobini.
 

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