Tribunale di Napoli, allarme Anm e Camera Penale: processi bloccati, mancano 60 giudici

La questione verrà sollevata durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario

L'inaugurazione dell'anno giudiziario 2022
L'inaugurazione dell'anno giudiziario 2022
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 26 Gennaio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 27 Gennaio, 08:13
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Ogni mattina è come un sudoku, una sorta di gioco di società tutto interno agli uffici della giustizia napoletana. In cosa consiste? Nel comporre i collegi, nel definire le sezioni a cui assegnare i processi, per consentire alle parti di confrontarsi in aula su fatti piccoli e grandi, sempre e comunque decisivi per la vita delle persone. Accade nel penale, a Napoli, dove di recente è stato soppresso un intero collegio per mancanza di giudici e - fatto non secondario - dove le astensioni dei magistrati sono all’ordine del giorno. Sos giustizia a Napoli, mancano giudici e impiegati, come sono pronti a sottolineare sabato mattina i vertici distrettuali dell’Anm e della camera penale, nel corso della inaugurazione dell’anno giudiziario (ore 10, Salone dei Busti, Castelcapuano). 

Partiamo dall’aspetto prettamente numerico per quanto riguarda i ranghi del Tribunale. In sintesi, mancano 54 magistrati su 315. Si lavora con il 20 per cento di magistrati in meno, per non parlare della difficoltà di lavorare con personale amministrativo e - per quanto riguarda il penale - con reparti investigativi sempre più rimaneggiati. Spiega il presidente della camera penale, l’avvocato Marco Campora, anche alla luce di un confronto serrato e collaborativo con i vertici degli uffici nel distretto di corte di appello: «Soffriamo di carenze di organico in Tribunale e corte di appello, che dilatano i tempi del processo penale. Mesi fa, è stato soppresso un intero collegio, un provvedimento che ha comportato il rinvio di tantissimi processi, che spesso presentano difficoltà a decollare. Cosa ne penso della riforma Cartabia? Siamo agli albori, anche se, viste le premesse, non mi sembra che ci siano le condizioni per abbattere i tempi del nostro processo. È necessario investire sulle risorse, per garantire ad ogni imputato il diritto a vedere celebrato il processo che lo vede coinvolto». 

Ma cosa dicono i magistrati dello scenario napoletano? Tocca a Diego Ragozini, presidente della sezione distrettuale dell’Anm ragionare sui nodi della giustizia all’ombra del distretto di corte di appello, anche in vista dell’avvento della cosiddetta riforma Cartabia: «Premesso che occorrerà attendere che vada a regime per un giudizio esauriente, la riforma presenta uno scenario in chiaro scuro.

Ci sono luci e ombre. Consideriamo molto positivo l’ampliamento dell’informatizzazione e della digitalizzazione del processo, sia nel settore civile sia soprattutto in quello penale. Notifiche e adempimenti vengono velocizzati, grazie al processo telematico che la riforma punta a rafforzare. Servono ovviamente risorse per rendere operative le molte innovazioni, ma anche una più generale esigenza di semplificazione: penso ad esempio all’opportunità di uniformare le piattaforme telematiche del processo tributario, del civile, del penale, del giudice di pace e in Cassazione e all’esigenza di scongiurare i frequenti e prolungati blocchi nei sistemi informatici. Altro elemento positivo, per il penale, è l’istituzione dell’udienza filtro che consentuirà una forte selezione dei giudizi ante dibattimento. Fatta questa premessa, l’Anm entra sulla questione degli organici: «Ci sono criticità importanti, vanno colmate le carenze di giudici che rendono lento e complesso lo svolgimento dei processi». Spiega il presidente dell’Anm: «Faccio qualche esempio: nel civile, c’è la sezione specializzata immigrazione che presenta 4 magistrati su 8, nonostante l’urgenza e la delicatezza della materia, tra ricongiungimenti familiari e questioni di natura umanitaria. Più in generale, si registra una scopertura del 66 per cento del cosiddetto funzionario amministrativo». Una questione particolarmente avvertita anche nel penale, in un Tribunale chiamato ad esprimersi su diversi maxiprocessi, che chiamano in causa presunte organizzazioni criminali e pezzi della cosiddetta borghesia mafiosa: «Si tratta di processi che qui non si riescono a fare in tempi ragionevoli, per una serie di fattori che vanno dalla complessità del rito al numero di fascicoli che finiscono a dibattimento. Tutto ciò fa poi i conti con la mancanza di giudici, con la difficoltà di definire collegi, al netto delle astensioni che sono all’ordine del giorno». 

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Particolarmente critica la posizione dell’Anm, anche in relazione a un altro punto della legge Cartabia: parliamo dei tempi più stretti imposti dalla riforma nella definizione di un fascicolo. Spiegano i vertici del Parlamentino di toghe: «C’è il timore che l’eccessiva serie di controlli e adempimenti burocratici incida sulla possibilità di completare in tempo le indagini, con l’obbligo di segnalare il problema alla Procura generale, che assume un ruolo di controllo più esteso sull’attività del pubblico minisgtero. La procura generale inoltre non ha al momento un sistema informatico per effettuare efficacemente questo controllo per accedere direttamente alle informazioni contenute nei registri informatici della Procura». Altro punto spinoso è legato alla geografia giudiziaria. È il caso di Ischia ad essere particolarmente avvertito. Spiega il presidente Ragozini: «In sede nazionale, l’Anm ha chiarito che tutte le sezioni distaccate vanno abolite per completare la riforma della geografia giudiziaria». 

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