Di che Ringhio siamo fatti?

di Francesco De Luca
Lunedì 6 Gennaio 2020, 00:00
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È da oltre 22 anni che l’Inter non vince al San Paolo: il 19 ottobre del ‘97 c’era il primo Ronaldo, il brasiliano, alla guida dei nerazzurri. 

L’Inter, alla fine di quella stagione, vinse la Coppa Uefa sotto la guida del saggio Simoni mentre il Napoli scivolò mestamente in serie B con il penoso bottino di 14 punti. L’ultima sconfitta esterna dell’Inter risale al 19 maggio scorso, sempre qui, a Fuorigrotta, il 4-1 che fu il congedo del gruppo di Ancelotti dai propri tifosi. Si sperava in un futuro migliore e in un confronto alla pari con Juve e Inter per lo scudetto 2020, invece tra Conte e Gattuso, che ha raccolto da pochi giorni l’eredità del suo maestro Carlo, vi sono 18 punti di distacco: assolutamente incolmabili. Gli obiettivi sono già differenti, la terza incomoda per il titolo può essere la Lazio (Inzaghi ha eguagliato il record delle nove vittorie di Eriksson con il blitz a Brescia) o la Roma. Ma ci sono stasera ragioni che vanno oltre l’orgoglio perché il Napoli deve rimettersi in carreggiata, per non vedere sfumare almeno la qualificazione in Europa League. Dopo i primi due collaudi - sconfitta interna col Parma e successo esterno sul Sassuolo - Gattuso prova a rilanciare la squadra in un mese complesso, tra gli infortuni (contro la capolista out Koulibaly, Maksimovic e Mertens) e il calendario, che mette in 20 giorni gli azzurri di fronte a Inter, Lazio e Juve.

Il nuovo allenatore ha avuto una settimana, dopo la sosta natalizia, per lavorare sul riassetto della squadra, che è riuscita a strappare i tre punti a Reggio Emilia dopo un primo tempo penoso. Se vi fosse un altro approccio sbagliato, i rischi di un ulteriore passo indietro sarebbero altissimi contro una squadra che Conte ha reso solidissima con il 3-5-2, una difesa di ferro formata da Godin, De Vrij e Skriniar (la migliore del campionato: 14 i gol subiti), un centrocampo di spessore e un attacco efficace con la coppia Lukaku-Lautaro, 20 gol per il tandem creato nella scorsa estate, al termine di quel mercato molto dispendioso (155 milioni), eppure contestato dall’allenatore che tiene il passo della Juve ma ha fatto flop in Champions: l’Inter è stata l’unica italiana eliminata, il regalo di addio di Ancelotti al Napoli è stato il meritatissimo passaggio agli ottavi.

Aspettando il rinforzo a centrocampo (tempi da accelerare per Lobotka, evitando le abituali e snervanti lungaggini del club nelle trattative), Gattuso si aspetta una squadra più compatta e aggressiva per fronteggiare l’armata nerazzurra, con uno scatto vero da parte di Insigne, a cui spettano le maggiori responsabilità in questa fase: il suo modesto rendimento è l’immagine di una squadra frenata dalle ansie, incapace di risollevarsi in queste settimane pur avendo mezzi tecnici superiori a tante delle avversarie finora affrontate. Secondo il tecnico, Insigne è penalizzato «perché napoletano» e i primi fischi, quando il vento è contrario, sono per lui. Dovrebbe essere uno stimolo e non un freno, a patto che Lorenzo abbia la personalità per affrontare e superare le difficoltà: non può farsi schiacciare da esse.

È dal 19 ottobre che il Napoli non vince a Fuorigrotta e un’impresa contro l’Inter (una sola sconfitta in 17 partite, di misura, nel big match con la Juve al Meazza) può riaccendere l’entusiasmo e rilanciare gli azzurri verso zone di classifica più confortanti. Milik ha bisogno di un gol «pesante», Zielinski e soprattutto Fabian di ritrovarsi sui livelli dello scorso campionato, mentre Allan deve proseguire in un percorso finalmente positivo che coincide con la riapertura del dialogo con De Laurentiis per il rinnovo del contratto. I primi 90 minuti del 2020 sono un crocevia importante anche in funzione dei successivi delicati impegni. Ha fatto bene Gattuso a sottolineare che non bisogna avere paura e non perché lui, da ex campione e allenatore del Milan, sente in modo particolare il confronto con l’Inter, che vede anzi - dopo l’arrivo di Conte, tecnico a lui affine - come modello. Si è completamente calato in questa realtà: conta soltanto il presente e un passionale come Rino sa che occorre il supporto del San Paolo, silenzioso e freddo nelle scorse settimane perché è disorientato dalle prestazioni della squadra e perché è in atto la protesta dei gruppi delle curve per le sanzioni inflitte dal club in ossequio al «regolamento d’uso». È una questione da risolvere, come quella delle tensioni tuttora esistenti tra la società e la squadra per la vicenda delle multe post-ammutinamento. De Laurentiis sta osservando molto da vicino l’applicazione dei giocatori al lavoro e quello di stasera è un esame importante. Il Napoli ha purtroppo compiuto troppi passi indietro in questi mesi: ci sono obiettivi chiari da centrare e il tempo a disposizione per risalire si accorcia.
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