Napoli, con la Juve è mancato il coraggio di giocarsela

di Francesco De Luca
Mercoledì 20 Gennaio 2021, 23:50 - Ultimo agg. 21 Gennaio, 07:00
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È bastato un tiro mancino di Cristiano Ronaldo, quel perfido sinistro a pochi passi da Ospina, per consegnare alla Juve la Supercoppa e restituire il sorriso a Pirlo. Il Napoli è stato tradito dal suo capitano Insigne, che avrebbe voluto portare questo trofeo nella sua città. Ha fallito il rigore del pareggio, un tiro sballato e la partita è finita.

Ma prima non si era rivisto niente della bella prova contro la Fiorentina a conferma della discontinuità della squadra. Gli azzurri hanno pensato a difendersi a Reggio Emilia e nel primo tempo la partita è stata in equilibrio, anzi l’unica palla gol l’ha avuta Lozano. Troppo contratto il Napoli, nella ripresa schiacciato dalla Juve. È stato vivace nella trequarti avversaria soltanto nel disperato assalto finale. Ci voleva più coraggio ma la stagione non finisce. Anzi.

L’approccio alla sfida per il primo trofeo della stagione è stato tattico, con una prolungata fase di studio e un primo tempo brutto. Nella Juve, dov’era a sorpresa rientrato dopo un mese Cuadrado negativizzatosi, evidenti all’inizio le scorie psicologiche della partitaccia persa in casa dell’Inter; eccessivamente cauto l’atteggiamento imposto da Gattuso al Napoli, con le punte - Petagna compreso - che arretravano fino alla linea della loro area per chiudere gli spazi ai bianconeri. L’idea di Rino era quella di sfruttare il contropiede, anche alla luce della precaria tenuta della difesa. E in effetti Lozano faceva soffrire Danilo con il suo passo rapido e andava vicino al vantaggio, colpo di testa respinto da Szczesny al termine di un’azione avviata da Insigne, arretrato spesso per dare supporto a Rui su Cuadrado e McKennie. Tanto sacrificio da parte del capitano, osservato dal ct Mancini, che ha però inviato un messaggio al collega Gattuso ricordando che così Lorenzo ha troppo campo da coprire «e lui è uno che dà il massimo negli ultimi 20-25 metri». Peccato che abbia dato il peggio dagli 11 metri, quando ha sbagliato il rigore che avrebbe consentito al Napoli di pareggiare. Un errore pesantissimo.

 

Giocare senza Osimhen (terzo tampone positivo) e inizialmente Mertens rende più leggero l’attacco nonostante il sacrificio di Petagna che va poco al tiro.

Se non si accendono Insigne e Lozano (o Zielinski, ieri non pervenuto), si soffre là davanti. La Juve, che ha una prima linea ristrettissima dopo l’infortunio di Dybala, ha sostituito Chiesa, acciaccato, con Bernardeschi e proprio lui, l’esterno che De Laurentiis avrebbe voluto da Agnelli, ha chiamato Ospina alla prima parata all’inizio della ripresa approfittando di una leggerezza difensiva. La Juve ha alzato il ritmo mentre il Napoli si abbassava, nonostante l’indicazione contraria di Gattuso, preoccupato che gli azzurri potessero essere messi sotto pressione e non riuscire più a guadagnare campo. CR7 provava a guadagnarsi la scena con un pallonetto favorito dal malinteso tra Ospina e Manolas, che poi andava vicinissimo all’autorete sul cross dell’ex Pallone d’oro. Erano due episodi che accendevano la Juve, andata in vantaggio in maniera casuale: il pallone rimbalzato dopo un angolo sul corpo di Bakayoko andava sul sinistro di Ronaldo, solo e lesto a colpire. Si aprivano quei varchi che il muro azzurro era riuscito a negare nel primo tempo ad avversari non lucidi. 

Incassato il gol, il Napoli non riusciva a sottrarsi alla pressione della Juve, soprattutto quella di Cuadrado, incontenibile per Rui: altro che calo dopo un mese senza giocare, una prova perfetta. Gattuso inseriva prima Elmas e poi Mertens per alzare il livello offensivo, ma era un tentativo a vuoto perché in campo si vedeva soltanto la Juve, che aveva ritrovato sicurezza con la rete del suo leader, il primo a segnare e anche il primo ad essere ammonito al 73’: ignorata a inizio partita da Valeri la gomitata di Kulusevski su Rui. All’arbitro era sfuggito anche il calcio di McKennie alla caviglia di Mertens, segnalato dal Var. Un rigore a undici minuti dalla fine che Insigne ha calciato troppo angolato, a lato del palo destro di Szczesny. Il campione è vero campione se è decisivo in queste circostanze. Gattuso ha schierato tutte le punte e ha messo in ansia la difesa bianconera, salvata in pieno recupero da Szczesny. Sull’ultimo contropiede il raddoppio di Morata: l’ultimo schiaffo. 

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