Cambiare mano ​per rispetto dei cittadini

di Vittorio Del Tufo
Mercoledì 23 Giugno 2021, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
3 Minuti di Lettura

Quello della Galleria Vittoria è un disastro dalle radici antiche, che nasce da anni di spalle alzate, di manutenzione inesistente e di sottovalutazione dei rischi. Poiché misurarsi con la complessità dei problemi - e provare magari a risolverli - non è mai stata la cifra dell’attuale amministrazione, eccoci rocambolati al fondo di questo autentico psicodramma urbano: il principale asse di scorrimento da est a ovest della città chiuso da nove mesi, fondi (e lavori) ancora bloccati e un’imbarazzante sequenza di annunci - faremo, vedremo, diremo - rimasti nel libro dell’Abracadabra, o dei Pifferai Magici. E ancora: automobilisti in trappola, l’intera città con i nervi in doppia fila e la favola del «lungomare liberato» irrimediabilmente rovinata. Alla stregua di un lusso che, evidentemente, non potevamo concederci.

Potrebbe andare peggio? Sì, potrebbe andare addirittura peggio di così se il Comune si ostinasse a cincischiare, come sta facendo da mesi, e a spostare ogni volta il traguardo più in là: vecchia storia. Per questo motivo riteniamo che vada accolta, senza tentennamenti, la richiesta avanzata ormai da più parti al prefetto: ovvero che a fronte di una situazione di stallo che rischia di trascinarsi dine die la cosa più saggia da fare è nominare un commissario di governo con poteri straordinari sul Tunnel della Vittoria.

Su questo giornale Paolo Barbuto ha spiegato ieri perché i lavori, che dovrebbero partire, non partono; perché i soldi, che dovrebbero finanziare i suddetti lavori, non possono essere impegnati. È una maledetta partita di giro: se nelle casse del Comune passassero i due milioni di euro necessari per la riqualificazione della Galleria - fondi messi a disposizione della Rete Ferroviaria Italiana e destinati a opere per la mobilità - questi quattrini verrebbero immediatamente pretesi dai creditori che aspettano di essere pagati da Palazzo San Giacomo.

Purtroppo la lista dei creditori del Comune è lunga e per i pagamenti va rispettato l’ordine cronologico. Una grana non da poco per un’amministrazione in predissesto e senza un euro in cassa. La nomina di un commissario consentirebbe di scongiurare il rischio che la paralisi si trascini. Consentirebbe di sottrarre, nell’immediato, la Galleria Vittoria a un destino di indeterminatezza, superando il pantano degli ultimi mesi ed evitando che la gestione del dossier resti nelle mani di chi fino oggi ha fallito.

E ha fallito, è bene ricordarlo, a fronte di una precisa sollecitazione della Procura: la quale, prima di concedere il dissequestro della struttura, aveva chiesto maggiore attenzione alla sicurezza e precisi interventi strutturali in grado di rimuovere ogni pericolo. 

Voltare pagina per salvare la Galleria - e la città - dal naufragio delle promesse è un imperativo categorico. Mentre la città di cartone continua a franare - vedi la chiesa del Rosariello, o l’Arco Borbonico del lungomare, o la Colonna Spezzata di piazza Vittoria - la manutenzione urbana continua a essere la cenerentola dell’intervento pubblico. Dalla Galleria Vittoria alla Villa Comunale non c’è un solo luogo simbolico, o strategico, che la città riesca a difendere e a tutelare. La Galleria della Vittoria è la trincea più avanzata di questo disastro. Di fronte al fallimento dell’ultimo impegno - avviare gli interventi di «ripristino dei luoghi» a fine maggio e restituire, entro l’estate, il lungomare liberato ai napoletani - non resta che cambiare mano. Per rispetto nei confronti dei cittadini esausti. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA