Napoli, al Molo Beverello solo macerie: il cantiere resta senza operai

Napoli, al Molo Beverello solo macerie: il cantiere resta senza operai
di Paolo Barbuto
Lunedì 28 Dicembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 08:02
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Molo Beverello, domenica cupa di fine dicembre in zona rossa, tre taxi solitari in fila nel primo pomeriggio, il cielo uggioso che minaccia nuova pioggia, la tristezza infinita delle macerie del Beverello accoglie i passeggeri, meno di dieci, che sbarcano a quell’ora.
Non è che il Beverello è semplicemente malridotto, la questione reale è che in questo momento il Beverello non c’è più: è ridotto a uno scavo con dieci centimetri d’acqua appantanata, a un luogo senza dignità che sarebbe dovuto diventare bellissimo ma oggi è solo un cumulo di macerie. Anzi, parlare di oggi è sbagliato: il Beverello da mesi è ridotto a un cumulo di macerie e probabilmente lo sarà ancora per molti anni.


L’anno scorso, di questi tempi, si celebrava l’avvio dei lavori con la consueta pompa magna che s’attiva in occasioni del genere: via le vecchie biglietterie nei container, nascerà una struttura innovativa di cemento piena di comfort e con una terrazza panoramica dalla quale guardare il mare: dicevano i protagonisti della vicenda, in testa il presidente (oggi uscente) dell’Autorità Portuale, Pietro Spirito.
Da quel momento è successo di tutto, dopo una settimana dall’avvio dei lavori è esplosa la pandemia e il cantiere è rimasto bloccato fino alla fine di maggio; poi le operazioni sono riprese a rilento per via del contingentamento degli operai per limitazioni sanitarie; infine, a ottobre, scavando scavando, è venuto fuori l’antico molo Borbonico e le operazioni sono state bloccate in quell’area; come se non bastasse s’è manifestata pure la fonte della famosa acqua sulfurea che ha imposto un definitivo stop alle operazioni in attesa delle necessarie modifiche al progetto.

 

Le poche anime che s’aggirano al Beverello nella domenica cupa di fine dicembre si pongono tutte le stesse due domande: possibile che nessuno abbia pensato che qui sotto ci fossero i resti del molo borbonico? Bastava dare un’occhiata a un quadro antico della città per scoprirlo. E ancora: possibile che nessuno ricordasse la presenza dell’acqua sulfurea, “suffregna” che i nostri nonni ancora venivano a bere nelle “mummarelle” proprio in quest’area? Entrambe le domande sono lecite. La realtà è che nessuno ci ha pensato, nonostante i lunghi tempi di gestazione dell’opera di restyling del molo degli aliscafi per le isole e per la costiera; sicché adesso bisogna attendere le varianti al progetto che dovranno passare al vaglio della Soprintendenza.

Nel frattempo tutto è fermo, nessun operaio al lavoro, nessuna attività in corso nel cantiere che si è trasformato in un acquitrino puzzolente, nessuna manutenzione alla porzioncina di molo ancora a disposizione dei passeggeri: «Abbiamo eseguito un sopralluogo e ci siamo resi conto che perfino le tende che dovrebbero proteggere i passeggeri sono strappate, ci piove dentro», hanno tuonato Francesco Borrelli e Fiorella Zabatta, rispettivamente consigliere regionale e membro dell’esecutivo nazionale di Europa Verde. «Hanno scavato e poi hanno lasciato tutto fermo. Ci troviamo di fronte a sciatteria, strafottenza e mancanza di rispetto verso i cittadini, gli utenti ed i turisti. Questa situazione è simbolica della gestione degli ultimi anni dell’Autorità Portuale», hanno insistito i due.



Allo stato attuale è impossibile stabilire quali saranno i tempi di conclusione dei lavori. Al momento dell’apertura del cantiere la previsione era di quasi due anni: per l’estate del 2021 la struttura sarebbe stata completata. In questo momento, oltre all’abbattimento delle vecchie biglietterie e allo scavo (interrotto) per le fondamenta, non è stato effettuato nessun altro tipo di intervento: è come se i lavori fossero iniziati due mesi fa. Sicché se si ricominciasse oggi, occorrerebbero altri due anni e si arriverebbe a gennaio del 2022. Ma siccome una riapertura del cantiere non è ancora prevista, non c’è nessuna ipotesi plausibile da mettere sul piatto.
Si tratta di realizzare una struttura di cemento armato alta quattro metri e mezzo e lunga 170 metri: all’interno ci sarà spazio per le biglietterie e per altri servizi (negozi e uffici). In cima è prevista una terrazza panoramica per osservare il mare e i mezzi in arrivo. Polemiche sono state sollevate per la costruzione di questo edificio: cancellerà la possibilità di guardare il mare per chi passa lungo via Acton. Un passo indietro, un ritorno agli anni ‘90 quando Antonio Bassolino pretese l’eliminazione delle barriere fra il porto e la città per restituire il mare ai napoletani. Adesso per guardare il porto bisognerà salire sulla terrazza che (chissà quando) verrà costruita, ma l’Autorità Portuale ha sempre tenuto a precisare che l’accesso sarà consentito a tutti: mano male, almeno non ci saranno limitazioni né biglietti da pagare, non siete felici anche voi per la notizia?
 

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