Napoli, il pasticcio delle spiagge: rivolta contro il Comune

Napoli, il pasticcio delle spiagge: rivolta contro il Comune
di Paolo Barbuto
Mercoledì 11 Agosto 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18:32
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I lidi di Posillipo devono restare chiusi, il Comune, come anticipato ieri dal nostro giornale, ha inviato a tutti i gestori un provvedimento che annulla i permessi concessi a inizio stagione. Le motivazioni, lo leggerete con dovizia di particolari nelle prossime righe, sono paradossali: sulla base di un documento del 2008, il Comune ha riscontrato che esiste il pericolo di frane (per gli stabilimenti sottoposti al costone tufaceo della città) e di inondazioni (per le strutture che si trovano di fronte al mare del Golfo): bisogna che qualcuno si prenda la responsabilità di accertare la sicurezza delle spiagge e, finché non si trova questa figura, nessuno potrà più ospitare i bagnanti.


I gestori degli stabilimenti dopo aver ricevuto la notifica del provvedimento nella giornata di lunedì, ieri hanno presentato ricorsi in massa al Tribunale Amministrativo chiedendo la cancellazione dei provvedimenti e, in attesa di notizie, ieri hanno tenuto aperti i lidi come se non fosse arrivato nessun provvedimento. Nelle prossime ore attendono risposte sia dal Tar che da Palazzo San Giacomo dove si potrebbe cercare una soluzione in extremis a una questione che è letteralmente esplosa tra le mani della Giunta.

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Lunedì i vigili di Chiaia hanno consegnato ai gestori degli stabilimenti balneari di Posillipo un documento di “annullamento in autotutela dell’esito positivo della segnalazione certificata di apertura di stabilimento balneare (SCIA) e divieto di prosecuzione dell’attività di stabilimento balneare”. Significa, tradotto dal burocratese, che il Comune tra maggio e giugno aveva dato il permesso all’apertura degli stabilimenti e oggi, nella settimana di Ferragosto, lo ritira.
Il motivo dell’annullamento del permesso sta nella mappa dei rischi idrogeologici e di inondazione, prodotta tredici anni fa dall’Autorità di Bacino, nella quale i luoghi dove sono situati i lidi vengono segnalati come possibilmente rischiosi. La prima cosa che viene in mente è: se questo documento è in vita dal 2008, perché solo oggi diventa centrale nella concessione dei permessi? La seconda è: c’è una possibilità di verificare i rischi, caso per caso, e suggerire metodi di mitigazione per poi concedere nuovamente i permessi?

Alla prima domanda non abbiamo trovato una plausibile risposta: non si sa perché quel documento del 2008 diventa d’attualità solo oggi. Alla seconda domanda (chi può accertare la pericolosità caso per caso?) ha risposto l’Autorità di Bacino sollecitata proprio dal Comune. Il segretario generale Corbelli ha spiegato che, nelle more della realizzazione di un nuovo piano che registri la pericolosità del territorio, ritiene possibile consentire agli stabilimenti di realizzare strutture temporanee fino a settembre, a patto che vengano rispettate idonee misure di sicurezza. Le valutazioni sulle misure di sicurezza, spiegano nel documento dell’Autorità di Bacino, vengono “demandate ai Sindaci dei Comuni territorialmente competenti, in quanto autorità di Protezione Civile, sulla base di una specifica perizia asseverata da tecnico qualificato (supportata da un quadro conoscitivo di maggiore dettaglio rispetto a quello della scala di bacino in merito alla probabilità di accadimento del fenomeno nonché alla vulnerabilità ed alle conseguenze sugli elementi esposti), dalla quale risulti la sussistenza di idonee condizioni, ovvero le misure da adottare, per una fruizione in sicurezza delle strutture amovibili da installare per il periodo indicato”. Insomma, a decidere cosa fare, secondo l’autorità di Bacino, deve essere il sindaco.

Però a Palazzo San Giacomo hanno deciso di fare diversamente e hanno imposto agli stabilimenti che vogliono riaprire “che sarà ritenuta inefficace ogni ulteriore Scia trasmessa in assenza di idonee misure di mitigazione dei rischi preventivamente valutate dagli organi competenti”. Insomma, non si riapre se non si mette in sicurezza la spiaggia, ma come metterla in sicurezza deve deciderlo il sindaco che invece ha deciso di chiudere le spiagge. E adesso chi la risolve la situazione?
 

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