Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Più luci o più ombre? A 8 giorni dalla fine del secondo anno di governo di Napoli - il 5 ottobre del 2021 il sindaco Gaetano Manfredi vinse le elezioni comunali in quota centrosinistra con il 62,88% dei consensi pari a 218.077 voti - si può dire che ci sono sia luci che ombre e che il bicchiere è mezzo pieno ma ancora mezzo vuoto. Insomma, al giro di boa il sindaco ci arriva con la soddisfazione di avere salvato il Comune dal dissesto, portato a casa il concorsone e rilanciato la città sotto il profilo degli eventi e del turismo, ma con il fiatone per quello che riguarda i trasporti - la funicolare di Chiaia per esempio è chiusa la metro per i primi 20 mesi è stata più ferma che in movimento - e le difficoltà nello sbloccare l’annosa rigenerazione di Bagnoli di cui è commissario (prima di lui hanno fallito i suoi ultimi tre predecessori) e con il fardello dell’aumento delle tasse: Irpef e Tari. Balzelli aumentati perché strettamente collegati alla necessità di mettere un punto al mostruoso debito ereditato, oltre 5 miliardi.
Si ricorderà che Manfredi prima di accettare la candidatura a sindaco chiese alle forze parlamentari del centrosinistra - Pd e M5S in primis - una norma salva Napoli, poi diventata salva Comuni, altrimenti non avrebbe accettato la candidatura. Un iter lungo. Politicamente iniziato con Giuseppe Conte Presidente del Consiglio, ma concretizzatosi con il suo successore Mario Draghi con cui siglò il “Patto per Napoli” a marzo dell’anno scorso. Vale a dire 1,2 miliardi per il Comune al netto di quello che a livello ordinario lo Stato eroga ai Comuni. Finanziamenti non a fondo perduto, ma da restituire se il risanamento del bilancio non dovesse seguire le rigide regole della finanza pubblica. E tra queste l’aumento delle tasse appunto Irpef, Tari e a cascata Tassa di soggiorno e l’introduzione della Tassa aeroportuale introiti destinati all’abbassamento del debito. Il bilancio è ora in sicurezza nel senso che Napoli non fallirà.
Nel Patto c’era anche la norma per liquidare i creditori come avvenuto. Nelle more di questo meccanismo in base al quale il Comune più centra gli obiettivi di risanamento e meno paga allo Stato, Manfredi ha infilato meritoriamente due concorsi. Quello amministrativo dove sono stati assunti dirigenti e funzionari per circa 1000 unità. E quello storico per Asìa, l’Azienda per la raccolta rifiuti dove sono arrivati in 400. Mai era stato fatto un concorso per la partecipata più onerosa del Comune. Va ricordato - tuttavia - che il Municipio a oggi un punto del Patto non lo ha ancora realizzato: vale a dire la riorganizzazione delle aziende partecipate. Palazzo San Giacomo sta ottenendo proroghe dai governi, ma le sue aziende si barcamenano per tenere i conti in ordine. Una politica comunque rigorosa che ha consentito a Manfredi di mettere mano alla spesa corrente con più tranquillità e dare risposte sull’offerta turistica e culturale. Grandi eventi come il Giro d’Italia, i concerti di star nazionali e internazionali e culturali in termini di mostre hanno fatto sì che Napoli è stata invasa dai turisti come mai prima. Come effetto collaterale - tuttavia - va segnalato che i servizi hanno sofferto, la città ha raddoppiato mensilmente le presenze. Questo primo bilancio di mandato - nella sostanza - lascia intravedere una luce in fondo al tunnel della disperazione.
La stangata sulle tasse è stata dolorosa, l’Irpef è aumentata dello 0,1 quest’anno e dal primo gennaio 2024 di un altro 0,1, arriverà un gettito aggiuntivo di una quindicina di milioni. L’aumento della tassa sui rifiuti avrà i suoi effetti a partire da fine anno malgrado Palazzo San Giacomo abbia messo in campo dei ristori per le famiglie più fragili. A nessuno piace aumentare le tasse però il dato di cronaca è che sono aumentate in una città che offre servizi non di primissima qualità. Sui trasporti Manfredi e la sua squadra hanno - attraverso il Pnrr - costruito l’architettura finanziaria per acquistare nuovi bus e altri treni e tram. Risultato? Il servizio su gomma resta una spina nel fianco dei cittadini: arrivare all’Ospedale del mare nell’area orientale o nelle altre periferie dove non c’è la metro è una esperienza allucinogena e pericolosa. Quanto alla metro i primi 20 mesi per il sindaco sono stati difficilissimi, i treni vecchi si fermavano tutti i giorni per molto tempo.
Poi Manfredi è riuscito a sbloccare dopo una lunga trattativa con il ministero dei Trasporti i nuovi treni acquistati dalla passata amministrazione: sui 12 a disposizione ora in servizio ce ne sono 6, non ci sono più gli stop di qualche mese fa e il servizio ha acquisito una continuità che consente ai napoletani di organizzare il proprio tempo. Va segnalato in questo contesto l’accordo con i sindacati di categoria per il prolungamento della metro il venerdì e il sabato fino alle 2 del mattino.
Negativa, molto negativa è la nota sulle funicolari. Quella di Chiaia è ferma da un anno e resterà al palo almeno per altri 12 mesi. Così come tra i bubboni figura Bagnoli, la più grande incompiuta della storia della città. Manfredi è il commissario di Governo per l’area ex Italsider, ha sbloccato le bonifiche e a breve bisognerà sciogliere il nodo della bonifica del mare, ma servono finanziamenti, manca almeno un miliardo per il rilancio della ex fabbrica del ferro. E non basta utilizzare quel poco che esiste come l’Auditorium o il Pontile nord per dare la sensazione che quel quartiere sta finalmente cambiando.
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