Napoli, cento medici aggrediti in corsia nel 2019: nasce in Procura il pool di pm contro i violenti

Napoli, cento medici aggrediti in corsia nel 2019: nasce in Procura il pool di pm contro i violenti
di Leandro Del Gaudio
Sabato 14 Dicembre 2019, 00:00 - Ultimo agg. 10:21
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Un pool specializzato nel contrasto alle aggressioni consumate all’interno degli ospedali, dei presìdi ospedalieri, dei pronto soccorso. Un gruppo di lavoro ad hoc, che punta ad arginare uno dei fenomeni più gravi del panorama criminale cittadino, legato alle ripetute aggressioni contro medici e personale sanitario all’interno dei nostri ospedali.

Un fenomeno tutto locale, purtroppo, che ha fatto registrare più di cento raid nel 2019, tanto da rendere necessarie contromosse sotto il profilo investigativo. È in questo scenario che il procuratore Giovanni Melillo ha deciso di formare un gruppo di lavoro specializzato sui raid in ospedali. Sarà guidato dal procuratore aggiunto Rosa Volpe (che attualmente coordina anche le indagini anticamorra) e ha una mission ben definita: creare un archivio sempre più ricco, rendere più efficace il rapporto con le forze dell’ordine e con le varie sezioni di polizia giudiziaria che di volta in volta vengono coinvolte. E non è tutto. Tra le strategie del neonato gruppo di lavoro, anche un altro obiettivo: quello di non tralasciare (o sottovalutare) alcun indizio, di non disperdere alcun momento di tensione della vita in corsia, per migliorare prevenzione e contrasto a un fenomeno tanto sgradevole.

Si tratta di una iniziativa che va per altro incontro a quanto dichiarato di recente dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha fatto riferimento alla questione dei raid contro i medici a Napoli come un’emergenza nazionale. Giunta a Napoli alcune settimane fa, il capo del Viminale ha ricordato l’importanza di rendere più rapidi i collegamenti di informazioni tra i principali presìdi ospedalieri e gli uffici della Questura.

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Ora la nascita di un gruppo ad hoc, per rendere immediato il raccordo con le attività di prevenzione delle forze di polizia, ma anche per provare a sedimentare una sorta di giurisprudenza comune. Basta qualche esempio tratto dalla cronaca di poche settimane fa. Ha sollevato un certo scalpore la decisione della Procura di chiedere l’archiviazione (poi accolta dal gip) per un uomo che aveva preso a bastonate un infermiere. Stando alla ricostruzione investigativa, l’aggressore avrebbe agito in modo violento per lo stato di ansia dettato dalle condizioni della piccola di cinque anni, ma la richiesta di archiviazione ha provocato inevitabili perplessità da parte di sindacati e rappresentanti di categoria.

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Ma la galleria di aggressioni contro medici e infermieri è stata decisamente più ampia e variegata, tanto da vedere coinvolti anche esponenti del crimine organizzato cittadino. Si è parlato esplicitamente di camorra, a proposito di quanto avvenuto la scorsa primavera nell’ospedale Vecchio Pellegrini. Ricordate quelle scene? Sono state immortalate dalle forze dell’ordine, che hanno poi tratto in arresto tre presunti esponenti della camorra di Quartieri spagnoli e Pignasecca: uno di questi fece fuoco contro le persone in attesa all’interno dei locali del Pronto soccorso, per chiudere in modo violento un banale litigio avvenuto in strada poche ore prima. E appena un anno fa, sempre al Vecchio Pellegrini, c’è chi portò via un’ambulanza (con tanto di autista al volante), per andare a soccorrere un proprio amico rimasto vittima di un incidente stradale. Ma sono diversi i casi che hanno scandito la cronaca di questi mesi. Si tratta di episodi di rabbia e di insofferenza verso le regole che si sono scatenati in ospedali lasciati in questi anni senza un drappello di polizia.

Ora c’è una nuova strategia di contrasto, nel tentativo di ottimizzare risorse, immagazzinare informazioni comuni, prevenire altri momenti di violenza e contrastare un’escalation che sta assumendo risvolti drammatici. 

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