Napoli-Milan, stavolta a sbagliare è anche Gattuso

di Francesco De Luca
Domenica 22 Novembre 2020, 23:12 - Ultimo agg. 23 Novembre, 07:00
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Il San Paolo vuoto non è più la casa del Napoli. Persa la terza partita consecutiva tra Europa League e campionato, non c’è stata storia contro il Milan, che ha confermato di non essere solo Ibrahimovic (doppietta, il 39enne bomber ha raggiunto le 10 reti, prima di uscire a 12’ dalla fine per un infortunio muscolare) ma una squadra perfettamente organizzata. Tale non è stata quella di Gattuso, che la partita del cuore avrebbe voluto giocarla in altro modo e soprattutto vincerla. Ha voluto confermare il 4-2-3-1 e il rischio non lo ha premiato. Anzi. Il centrocampo è apparso allo sbando, in grosse difficoltà quello che dovrebbe essere il pilastro del reparto, Bakayoko, espulso al 65’ per doppia ammonizione. Coprirsi di più davanti a un avversario così in forma, meritatamente capolista, non sarebbe stato sbagliato.

L’approccio del Napoli alla sfida che avrebbe potuto consentirgli di agganciare il Milan è stato assolutamente inefficace. Non hanno funzionato le scelte di Gattuso per risistemare l’attacco dopo l’infortunio di Osimhen, anche se Politano, piazzato alle spalle di Mertens, ci ha messo corsa e cuore. I rossoneri, invece, sono stati padroni nella trequarti azzurra. Pioli - assente per Covid ma presente con i suggerimenti al collaboratore Bonera filtrati da un dirigente - è stato bravo a impostare la partita, schierando fino a cinque uomini davanti alla difesa avversaria per creare disturbo al momento dell’impostazione dell’azione. Fabian è apparso l’ombra del bel centrocampista visto nella nazionale spagnola e infatti è stato così lento di passo e di pensiero da non andare a chiudere su Theo Hernandez, autore del cross che Ibrahimovic ha girato di testa alle spalle di Meret beffando Koulibaly. Zlatan aveva rassicurato Pioli: «Stia tranquillo, ci pensa Ibra». E poco prima che cominciasse la partita aveva probabilmente dato gli ultimi suggerimenti a Bonera.

Lo svantaggio ha dato una piccola scossa al Napoli, ingolfato in attacco, dove Insigne non aveva la brillantezza e l’efficacia ammirate nelle due partite con l’Italia.

Gli impegni con le nazionali pesano ancor di più in questa stagione molto compressa come ha sottolineato il presidente dell’Atalanta Percassi («Quelle partite sono un handicap»), tuttavia i calendari sono stati approvati dalle federazioni: lo ricordi chi oggi protesta. Eppure in un minuto, dopo aver sofferto le pene dell’inferno, gli azzurri erano riusciti ad avvicinarsi due volte al gol, prima con Mertens (respinta di Donnarumma) e poi con Di Lorenzo (traversa). Piccoli fuochi che non provocavano un incendio nell’area del Milan.

In quella del Napoli, invece, affondava di nuovo il colpo Ibrahimovic, stavolta con la coscia su cross di Rebic (azione sempre sul lato destro azzurro dove non vi era assolutamente copertura) scattato dopo un errore di Di Lorenzo nell’altra metà campo.

Pochi minuti prima l’arbitro Valeri aveva sorvolato (sbagliando) su una gomitata di Zlatan a Koulibaly in un duello aereo, laddove esagerato era stato nell’assegnazione del giallo a Bakayoko per un’entrata su Saelemaekers nel primo tempo, un cartellino pesante perché poi l’ex rossonero ne avrebbe ricevuto un altro - entrata dura su Theo Hernandez - e sarebbe stato espulso proprio nel momento in cui la partita poteva essere riaperta. Sullo 0-2, un po’ per orgoglio e un po’ per una delle rarissime distrazioni della difesa del Milan, il Napoli era passato con Mertens, che era riuscito in pochi centimetri a liberarsi dall’avversario. Gattuso provava a raddrizzarla mettendo Petagna, che nel terzo minuto di recupero calciava su Donnarumma.

In mattinata il Benevento ha festeggiato il ritorno alla vittoria dopo cinque sconfitte ai danni della Fiorentina: prova concreta impreziosita dal gol di Improta.

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