Il ministro Sangiuliano a Napoli: «Potenziamo l'istituto di Benedetto Croce»

Il ministro Sangiuliano a Napoli: «Potenziamo l'istituto di Benedetto Croce»
di Ugo Cundari
Martedì 25 Ottobre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 16:59
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Appena eletto ministro della Cultura, il napoletano Gennaro Sangiuliano ha annunciato di voler fare la sua prima visita ufficiale a Napoli, all’Istituto italiano per gli studi storici, fondato da Benedetto Croce nel 1946. Questa visita, insieme a quella al Mann, si terrà venerdì mattina, a palazzo Filomarino, storica sede dell’Istituto che affaccia sul complesso di Santa Chiara, nella via che prende il nome dal filosofo. Ad accoglierlo, nel settantesimo anniversario della morte del pensatore, il segretario generale Marta Herling, figlia dello scrittore polacco Gustaw e nipote di Croce, che visse in questo palazzo con la famiglia fino al 1952. «Le attività mirano prima di tutto alla formazione dei giovani, il nostro statuto sottolinea quanto sia importante per noi avviare i nostri borsisti, cito a memoria, “all’approfondimento della storia nei suoi rapporti con le scienze filosofiche della logica, dell’etica, del diritto, dell’economia e della politica, della religione e delle arti, le quali sole definiscono e dimostrano quegli umani ideali e fini e valori, dei quali lo storico è chiamato a intendere e narrare la storia”», dice la Herling. 

Dieci i dipendenti della Fondazione, ogni anno sono dodici le borse di studio assegnate, di 15.000 euro l’uno. Il segretario non rivela cosa si dirà con il neoministro, ma se dovesse indicare due obiettivi per il prossimo futuro, sono: «Aumentare il numero di borse di studio e costruire una foresteria per l’ospitalità dei ragazzi, che nei due anni di permanenza a Napoli si devono appoggiare a privati per risiedere nei paraggi». «Realizzare un campus permetterebbe ai borsisti di creare una comunità capace di contribuire a un clima di stimolo reciproco», conferma Monica Mattioli, cinquant’anni, in servizio presso l’Istituto dopo aver ottenuto una borsa di studio negli anni Novanta. «Poi mi chiamarono per lavorare in biblioteca e da allora non sono più andata via», spiega.

Mattioli dopo un po’ si alza, deve completare una ricerca urgente: dall’Argentina uno studioso ha bisogno di un opuscolo storico che si trova solo qui. Controlla se è digitalizzato. Sì, c’è, e «allora può partire via mail subito». Aggiunge la Herling: «Se ogni anno riceviamo la visita di circa tremila studiosi che bussano fisicamente alla nostra porta, sono altrettanti quelli che ci chiedono documenti on line, e da ogni parte del mondo. Accontentiamo tutti con il nostro sistema di “document delivery”». 

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Mentre parliamo suona il campanello della porta: è un trentenne padovano, che qualche anno fa è stato borsista qui e adesso è tornato per delle ricerche sulla storia dei disastri naturali. Si siede a una delle dodici scrivanie e prende a consultare volumi antichi e moderni. Sulle altre scrivanie, qualcuno ha lasciato aperto un libro in francese sulla storia del commercio a Marsiglia, altrove si nota un volume di quasi mille pagine sui tribunali matrimoniali dal quindicesimo al diciottesimo secolo. Al piano di sopra, intanto, si sta immaginando il possibile percorso per il ministro nella biblioteca, che è gestita da una fondazione presieduta da Piero Craveri, al quale si deve un convegno, giovedì al Senato, sul centenario della prima legge a tutela del paesaggio, voluta da Croce nel giugno del 1922. In biblioteca sono conservati 100.000 volumi, di questi 70.000 sono quelli letti, catalogati e rilegati dal filosofo, poi nel corso degli anni, con le nuove acquisizioni, si sono aggiunti altri 30.000 testi. Tra quelli di pregio, 600 cinquecentine, 1.500 libri antichi e rari come le prime edizioni dei volumi di Vico, che in questo palazzo visse. 

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«Al ministro mostreremo questi testi e alcuni autografi crociani» dice la Herling, pensando ai carteggi del nonno, e magari ai documenti che ancora devono essere utilizzati per completare la stampa di tutte le opere crociane, arrivate a 35 volumi. Ne mancano ancora una quindicina. L’ex direttore del Tg2 diventato ministro, bibliofilo per passione, potrebbe anche sfogliare gli opuscoli donati a Croce dagli autori, spesso accompagnati da dediche autografe: da Gentile a Sorel, da Capuana a Pirandello, da Cecchi a Prezzolini per citare solo qualcuno dei personaggi con i quali il filosofo intratteneva relazioni scientifiche e personali. Squilla il telefono. Il giurista Natalino Irti, presidente dell’Istituto, chiama per condividere con il segretario il testo che vuole far pervenire nelle mani del ministro: una riflessione sulla tradizione e la modernità dell’ente, a cominciare dal tema conduttore del ciclo di conferenze per i borsisti dell’anno prossimo, «L’idea di nazione».
 

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