Il problema delle palestre sotto sfratto che a Napoli hanno una funzione sociale è di straordinaria importanza. Sta facendo molto discutere, per stare all’ultimo caso di cronaca, la protesta di Lino Silvestri, fondatore e allenatore di “Napoliboxe” di Montesanto che, insieme ai suoi collaboratori e ragazzi, ha trasferito il ring, all’indomani dello sgombero, davanti a Palazzo San Giacomo, dove invano ha chiesto un incontro al Sindaco e agli assessori competenti. “Napoliboxe” opera da quasi trent’anni sul fronte del recupero giovanile, e ha accolto nel tempo centinaia di ragazzi con alle spalle problemi di ogni tipo. Ovviamente gratis per quasi tutti gli iscritti, e senza ricevere contributi pubblici.
Fino a due anni fa “Napoliboxe” pagava al comune di Napoli un canone mensile di 500 euro; poi, di colpo, il mensile è passato a 10.800 euro, rendendo i titolari gravemente morosi. Inevitabile lo sgombero esecutivo da parte della polizia locale.
Ma a soffrire non è soltanto “Napoliboxe”, ma anche altre realtà associative come, per esempio, “Acquachiara” al Frullone, “Star Judo Club” a Scampia, “Raggio di sole” a Scampia, “Kodokan Sport Club” a piazza Carlo III e “Milleculure” a Soccavo, tutte a rischio sgombero. Un vulnus non di poco conto nell’associazionismo sportivo della città.
Nessuno vuole sminuire la necessità di riordinare e valorizzare il patrimonio immobiliare del comune di Napoli, ma molte di queste realtà sportive hanno una funzione sociale importantissima, e adesso rischiano di lasciare per strada centinaia di ragazzi che, grazie allo sport e a un ambiente accogliente, avevano trovato una ragione di riscatto e di rinascita.
A Napoli c’è una lunga e consolidata tradizione di realtà sportive che hanno contribuito in maniera determinante a rendere meno diffuso il disagio giovanile, e queste realtà, benché a volte disordinate da un punto di vista giuridico e amministrativo, devono urgentemente essere messe nella condizione di continuare il proprio lavoro, perché ad averne bisogno sono anzitutto i tanti giovani che ogni giorno le frequentano.
La cosa che oggettivamente manca è un metodo, una strada precisa.
Tornando alla protesta di Lino Silvestri, che con la boxe ha indicato una strada a centinaia di ragazzi, tornano in mente le tante pagine che alla boxe ha dedicato uno scrittore come Andrea Caterini, che è cresciuto in un quartiere periferico di Roma. Caterini ha sempre sottolineato la straordinaria importanza della boxe per i giovani più “arrabbiati”, perché la boxe permette di tirare fuori e di incanalare la rabbia. Caterini, in altri termini, ha sempre sostenuto l’efficacia educativa della boxe perché, nel mentre si tira fuori la rabbia davanti a un avversario, quella rabbia, non essendo causata dall’avversario, diventa motivo di riflessione e di presa di coscienza. Insomma, con il pugilato si possono fare fino in fondo i conti con la rabbia e i propri punti deboli, e questo ha una straordinaria potenza educativa.
Ecco perché lasciare per strada con sgomberi e multe pesanti chi per decenni è stato con i ragazzi è un’umiliazione francamente eccessiva. Il passaggio dal disordine all’ordine – che a Napoli è sempre auspicabile – dovrebbe avvenire con proposte alternative coordinate, altrimenti il rischio è quello di sostituire una valorizzazione economica e un riordino burocratico con un danno sociale, e questo non è positivo, soprattutto per una città che ha urgente bisogno di strappare i giovani alle tante subculture claniche e criminali.