Per ripartire è decisivo il fronte bipartisan

di Andrea Di Consoli
Martedì 16 Novembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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Quando Antonio Bassolino in Consiglio Comunale ha detto “guardiamo avanti, uniti per il bene di Napoli”, Manfredi ha capito rincuorato che poteva e che può contare sull’opposizione, perché la situazione finanziaria del Comune è drammatica, e non avrebbe senso, come pure si sarebbe potuto facilmente fare, infierire sull’evanescenza del “Patto per Napoli”. La Napoli politica deve unirsi e fare proprio il “guardiamo avanti” di Bassolino, ma è tutta la città che deve sentirsi unita in questa battaglia, perché all’orizzonte c’è un Nuovo Risanamento che potrà riuscire soltanto se ogni pezzo della città remerà nella stessa direzione. 

Di certo non paga portare davanti a Palazzo Chigi un “caso Napoli” che aizzerebbe vecchie diffidenze verso il disordine amministrativo napoletano e, in generale, meridionale. Piuttosto conviene dimostrare di voler rapidamente fare tutto il possibile per dare la sensazione di una volontà urgente – politica e cittadina – di riordino della macchina amministrativa e dei conti pubblici, però, questa volta, coinvolgendo l’intera città. “Guardare avanti” significa questo, senza infierire su chi pensava alla bacchetta magica, e senza piagnistei o deliri autoassolutori. 

Le ipotesi per uscire da questa crisi sono tante, ma tutte, per ora, nebulose. L’ingegneria legislativa e finanziaria che verrà messa in campo sarà di straordinaria complessità, ma di certo non ci sarà un colpo di spugna. La soluzione più probabile sarà una exit strategy fatta di piccoli passi, ma questi piccoli passi avranno senso solo se tutta la classe dirigente e tutto il popolo di Napoli ammetteranno senza sconti che il debito di Napoli è stato fatto a Napoli, e non altrove. 

Napoli sarà inoltre aiutata più agevolmente se, schivando con intelligenza il “caso Napoli”, saprà portare a Roma il tema del suo debito mostruoso condividendo il problema con i tanti comuni italiani – sotto l’ombrello dell’Anci – che in queste settimane stanno vivendo lo stesso dramma partenopeo, magari con diverse proporzioni. 

Tutti debbono fare la propria parte “guardando avanti”, e cercando di evitare il dissesto; ma si eviti di alimentare illusioni su un gesto salvifico di Roma, perché è molto probabile che questo gesto non ci sarà. E, se ci sarà, sarà parziale, appena sufficiente per mettere qualche toppa, e per avere un po’ di ossigeno fino alla prossima, imminente crisi respiratoria. 

L’unità politica è il presupposto base per invertire la rotta, e la stessa opposizione deve farsi carico dello smarrimento preoccupato di Manfredi, che evidentemente ha sottovalutato il cinismo di chi, pur di portare a casa un risultato favorevole, ha fatto qualche promessa a vanvera. 

Parlare di maggioranza e opposizione rischia di non avere senso, in un simile contesto, perché Napoli, questa volta, deve salvarsi da sola, e deve farlo unita, a piccoli passi, ma decisi, e affrontando nodi strutturali come la carenza del personale comunale.

Forse è proprio da qui che bisogna partire, perché i mancati introiti di tasse e tributi è non solo causato da un senso civico ancora carente in pezzi importanti della città, ma da una macchina burocratica che procede a rilento, in ordine sparse e che ha ormai accumulato ritardi incalcolabili. Se arriveranno soldi freschi per la macchina comunale, che siano spesi in fretta per portare nuove energie nella burocrazia comunale, perché solo così sarà chiaro il segnale di una controtendenza determinata. Basterebbe riscuotere almeno il triplo delle contravvenzioni effettuate per dare il segnale chiaro di una città che vuole “guardare avanti” assumendosi la responsabilità di una stagione troppo lunga di disordine e di malgoverno. 

Recriminare e infierire non serve a niente; anzi, farebbe solo male alla città, che mai come adesso ha bisogno esclusivamente di critiche costruttive. Bisogna fare piccoli passi ma decisi, si vorrebbe dire a Manfredi. Settore per settore, dipartimento per dipartimento, giorno per giorno, a muso duro e pancia a terra. Poi, coi soldi del Pnrr – sperando che non ci saranno altre restrizioni causate dal Covid – la città avrà ossigeno lavorativo e liquidità, e questo favorirà senz’altro un maggiore sentimento favorevole, che mai come adesso è necessario. 
Manfredi però non dovrà mai più parlare di dimissioni, perché la città è con lui, e con lui saranno persone di esperienza come Bassolino, che nel 1993 prese in mano una città dissestata e dilaniata da problemi ancora più agghiaccianti.

Ci sarà tempo per avere paura o per fare un’opposizione di parte. Tutti adesso debbono dare una mano, tutti i livelli istituzionali, l’intera classe dirigente nel suo insieme, i cittadini tutti. E accadrà il miracolo. Il miracolo, l’ennesimo, di una città che sa unirsi quando viene la notte – come non pensare alle Quattro Giornate – senza dover elemosinare la carità a nessuno. La città si unisca con orgoglio intorno a Manfredi.  

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