Napoli: vent'anni fa l'orrore di Gigi e Paolo, ​vittime innocenti della camorra a Pianura

Napoli: vent'anni fa l'orrore di Gigi e Paolo, vittime innocenti della camorra a Pianura
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 10 Agosto 2020, 00:04 - Ultimo agg. 07:34
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Quel viaggio in Grecia - il viaggio dei vent’anni - non lo hanno mai fatto. Non sono mai partiti da Napoli, né a Napoli hanno avuto la possibilità di studiare, vivere, lavorare, amare, lottare e farsi una famiglia. Oggi avrebbero qualcosa in più di quaranta anni, qualche capello bianco e ancora tanta voglia di vivere, di guardare al futuro, magari ripensando a chissà quale episodio di una vacanza in Grecia di tanto tempo fa. E invece niente di tutto questo per Gigi e Paolo, per Luigi Sequino e Paolo Castaldi, uccisi per errore il 10 agosto del 2000. Non sono mai partiti, la loro storia si è fermata lì, in una strada un tempo anonima: in traversa III San Donato di Pianura, che da qualche anno reca i loro nomi, intitolata alla loro memoria.

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Erano in auto, una Lancia Y10 nera, ascoltavano musica, sognavano la Grecia, quando i killer li presero di mira. Avevano parcheggiato l’auto sotto casa di Rosario Marra, il genero del boss Lago, non potevano sapere di essere in pericolo. Vennero scambiati per sentinelle del boss, diventarono due obiettivi sensibili, da eliminare, in una delle tante faide che hanno insanguinato la periferia occidentale. Pianura, il quartiere dove Gigi e Paolo erano nati e cresciuti, dove si sentivano al sicuro e sapevano di essere sempre al posto giusto, al momento giusto: il quartiere della rivolta contro la discarica (anno 2008), del caporalato, delle piazze di spaccio e del racket sulle case popolari. 



Vent’anni dopo lo scenario è cambiato. Come allora pochi servizi che collegano l’estrema fetta di periferia occidentale, ancora tante persone (per lo più immigrati) che la mattina all’alba si ritrovano lungo le rotonde e le grandi arterie per offrirsi come manodopera al «maestro» di turno, nell’infinita trama del cemento abusivo. Grazie a Gigi e Paolo è nata una sezione di Libera che porta il loro nome, mentre l’associazionismo antiracket (rappresentato da sempre da Gigi Cuomo) è una realtà solida, un presidio sempre vigile e a stretto contatto con le forze dell’ordine: «Grazie a loro - spiega Cuomo - siamo più uniti contro il pizzo». È cambiato di gran lunga invece lo scenario criminale, come del resto in tutta l’area metropolitana. Napoli, Pianura: un tempo c’erano le grosse organizzazioni criminali in guerra o in buoni rapporti con l’Alleanza di Secondigliano, oggi la frantumazione dei clan è evidente. Come una polveriera. Venti anni fa, a Pianura era in corso uno dei momenti più sanguinari della faida tra il clan Lago e quelli dei Marfella. Bazooka e autobombe. 

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Il 31 luglio del 2000, i Lago ammazzarono Vincenzo Giovenco, tanto scatenò la caccia all’uomo. Sparirono tutti, quelli dei Lago, tranne Rosario Marra, il boss reggente, arroccato nella sua abitazione. Per giorni, killer dei Marfella in sella agli scooter batterono il quartiere, in attesa di colpire qualcuno che fosse - anche alla lontana - vicino ai clan rivali. E invece niente, nessuno in giro. Rimasero per ore a controllare la casa di Marra, lì in quella traversa anonima, in un via vai schizofrenico, che si concluse nella notte delle stelle cadenti. In sella a due scooter, i killer videro la Lancia Y 10 in sosta e pensarono a due gardaspalle di Marra, il modo migliore per pareggiare i conti dopo l’omicidio Giovenco. 

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Il resto è storia nota. Per qualche ora, fu il caos a Napoli. Due incensurati uccisi nel pieno della faida, sotto l’abitazione di un boss, quanto basta a fornire una lettura scontata, di maniera, finanche rassicurante per l’opinione pubblica. Droga, racket? Sentinelle del bosss? Tutto falso. Erano due studenti, due ragazzi estranei al crimine, due volti da inserire nella galleria di persone uccise per errore a Napoli (e non saranno gli ultimi). Indagini della Dda, rivelazioni dei due pentiti Raffaele Bavero e Eduardo Criscuolo, ex affiliati del clan Marfella, vennero condannati i fratelli Eugenio e Pasquale Pesce

Ma processi a parte, cosa resta dopo la morte di Gigi e Paolo? Momenti di condivisione tra le persone del quartiere, specie tra i commercianti, una memoria condivisa. Si parte dalla toponomastica, con la decisione di intitolare la traversa in cui vennero massacrati i due ragazzi, fino alla confisca dei beni legati alla camorra, che in alcuni casi ospitano sedi di associazioni antiracket. Oggi alle 18, un momento di commemorazione corale presso l’aiuola in via San Donato; mentre alle 19, nei locali della Casa del giovane, sarà celebrata una messa da don Luigi Ciotti e don Tonino Palmese. Un ricordo per i due ragazzi che ascoltavano musica nella notte delle stelle cadenti e dei sogni da realizzare, che non hanno avuto il tempo di partire per la Grecia e nemmeno di invecchiare. 
 

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