Napoli, al Plebiscito 14 locali vuoti ed è flop assegnazioni: «Convocare i bottegai»

Napoli, al Plebiscito 14 locali vuoti ed è flop assegnazioni: «Convocare i bottegai»
di Gennaro Di Biase
Lunedì 24 Gennaio 2022, 23:30 - Ultimo agg. 25 Gennaio, 17:35
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C’è un piano per salvare il Plebiscito. Si è tenuto ieri mattina un importante vertice in prefettura, per sottrarre il porticato simbolo della città, allo scempio lo che invade. Alla riunione erano presenti il sindaco Manfredi, l’assessore all’Urbanistica Laura Lieto, l’Agenzia del Demanio, il prefetto Claudio Palomba e il sovrintendente Luigi La Rocca. Diverse le priorità emerse. Su tutte, la partenza di un’indagine sul giallo dei locali del colonnato di San Francesco Di Paola, iniziato dal Comune, per comprendere «come mai non ci sia stato il decollo degli spazi affidati». Bistrot, botteghe d’eccellenza e arredi floreali. Questo è il futuro sperato per il porticato. Tra quindici giorni ci sarà un nuovo incontro, dopo il quale si passerà dalle intenzioni ai fatti. 

Il Plebiscito intanto piange, specialmente nei dintorni della Basilica. Sono appena 3 su 17 i locali “vivi” del colonnato (una pizzeria da asporto, un bar e un unico artigiano), che per il resto è una via di mezzo tra un martirio di degrado e un deserto dei Tartari napoletano (l’Archivio Parisio e la libreria Treves sono chiusi da circa 7 anni). I davanzali delle saracinesche sono mensole per i vini dei senza dimora: c’è un intero villaggio di clochard, sul lato sinistro del portico. Urina, immondizia, scritte nuovissime (anche svastiche e decine di simboli fallici) su ogni muro e sui leoni egizi. Il tutto mentre al centro della piazza si aspetta la rimozione (prossima) dell’albero di Natale. Dal punto di vista strutturale, invece, sono da poco iniziati i lavori sul belvedere di via Cesario Console (transennato per un dissesto idrogeologico lungo almeno 5 anni) e l’ascensore di via Acton ieri era in funzione. Piccoli passi in avanti.

Altra nota positiva: il Plebiscito, da qualche settimana, è liberato dal cantiere della linea 6. La famosa grata d’aerazione non è poi così invasiva. Invasivi, al contrario, sono i danni delle infiltrazioni che stanno facendo letteralmente cadere a pezzi il povero colonnato. Il Plebiscito, insomma, è un quadro di lontananza: affollato di turisti e ben presidiato dai militari in piazza, ma dimenticato tra i marmi della basilica, dove dominano i clochard e i ragazzini incivili, armati di bombolette spray e palloni. 

Come si intuisce dallo stato dei luoghi sono diverse le criticità da affrontare per il recupero del Plebiscito. E diversi gli enti coinvolti nella gestione della piazza (Fec, Demanio, Provveditorato alle Opere Pubbliche, Sovrintendenza, Comune, Prefettura).

La parola d’ordine dell’incontro di ieri, non a caso è “coordinamento” istituzionale (ed è questa una svolta importante rispetto al recente passato). Durante il tavolo sono stati fissati i punti su cui intervenire. Manfredi ha insistito sulla necessità aumentare l’illuminazione pubblica. Poi l’iter per trovare una sistemazione diversa per i senza fissa dimora. Inoltre, come accennavamo, nel corso del vertice è emersa l’urgenza di chiarire il mistero dei locali del portico.

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Alla luce della gara espletata - trapela da Palazzo San Giacomo - i lavori in alcuni locali sono già svolti, ora tocca accelerare l’iter con il Fec e verificare se chi aveva affittato gli spazi voglia o meno rimanerci. Possibili convocazioni dei negozianti a stretto giro. Come spiegato al Mattino qualche tempo fa dall’ultimo dei bottegai del Plebiscito, Achille Crispino di Lumière, «l’amministrazione de Magistris negli anni scorsi pubblicò un bando per le botteghe, e alcuni locali sono stati anche aggiudicati a commercianti e imprenditori. Nessuno ha mai aperto niente però, per problemi burocratici. So di persone che avevano vinto la gara d’appalto e avevano iniziato i lavori, ma sono stati interrotti. Non so se c’entri il Covid, ma di sicuro era difficile pagare un fitto per chi voleva aprire qui una gastronomia di un certo livello». 

Insomma, il giallo del deserto cronico al Plebiscito potrebbe riguardare la questione degli affitti, complicata dal lockdown. Palazzo San Giacomo, in questo quadro, ha avviato una ricostruzione degli affidamenti realizzati dalla ex giunta, gli stessi che si sono poi arenati negli ultimi anni. 

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