L'assenza del Prefetto nella città distrutta

di Vittorio Del Tufo
Giovedì 21 Ottobre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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Abbiamo scritto nei giorni scorsi, e lo ribadiamo oggi, che quella del prefetto Valentini è un’eredità pesante. Calarsi nelle acque spesso limacciose della realtà napoletana, confrontarsi con i suoi drammi, i suoi sfinimenti e le sue speranze richiede spalle larghe e un approccio che non può essere solo burocratico. Richiede capacità di dialogo, sguardo lungo e tanta passione. Tutte doti che l’ex prefetto ha messo a disposizione di una città uscita a pezzi dall’emergenza sanitaria e di una crisi occupazionale che per migliaia di famiglie significa fatica di vivere, ansia per il futuro. Per questi motivi chiediamo al governo di non tergiversare oltre nella scelta del successore di Valentini: Napoli non deve e non può restare un giorno in più senza prefetto. 

La scelta del premier Draghi e del ministro Lamorgese è caduta, com’è noto, sul napoletano Claudio Palomba, dal 2018 prefetto a Torino. Funzionario che ha tutte le carte in regole per portare avanti in modo energico l’azione condotta da chi lo ha preceduto. La mancata formalizzazione della nomina è inspiegabile e non fa bene alla città, proprio perché rischia di disperdere i frutti di una stagione di grande dinamismo.

Basti ricordare i tre punti sui quali Valentini si è maggiormente speso: i murales dei clan, su cui per troppo tempo gli occhi del Comune sono rimasti chiusi; le imprese in odore di camorra; la proliferazione delle armi.

La città che oggi è senza prefetto attende ancora, è bene ricordare, anche la formazione della giunta, mentre i mille nodi di una lunga e tragica stagione di immobilismo sembrano essere venuti contemporaneamente al pettine. Napoli non è solo una città, fino a ieri, disamministrata. È una città disastrata: dai trasporti pubblici al tracollo, lontani dagli standard minimi di decenza, alle gallerie che cadono a pezzi. È difficile rintracciare, nella storia recente della città, una palude simile. Per uscirne occorre che tutte le istituzioni facciano la loro parte. Anche il governo deve fare la sua: provvedendo subito a una nomina rimasta inspiegabilmente nel cassetto.

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