Napoli, quelle tre bandiere difficili da sostituire nel cuore dei tifosi

Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Venerdì 15 Luglio 2022, 23:18
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C’è un lungo elenco di difensori di tutto il mondo, da Acerbi a Kim Min-jae, su cui il Napoli ha cominciato a lavorare quando ha saputo che Koulibaly avrebbe abbassato la saracinesca e sfilato la maglia azzurra indossata con onore per 8 stagioni. Purtroppo sono state contemporaneamente ammainate tre bandiere - Insigne e Mertens prima di KK - e il problema è tecnico ma non solo.

Perché adesso servono nuovi leader nello spogliatoio. La squadra ha consegnato la fascia di capitano a Di Lorenzo, che la sognava. Il terzino campione d’Europa è disciplinato, ha fatto vedere la sua personalità in campo, oltre alla sua corsa e alla sua tecnica. Ma dietro le quinte di Castel Volturno? E nel confronto con la piazza? Di questo generoso e silenzioso toscano è piaciuto a Spalletti anche il senso di responsabilità: diventato titolare in Nazionale e intoccabile nel suo club, non ha chiesto aumenti di stipendio né immaginato di cambiare squadra.
Insigne si era escluso dal futuro del Napoli a inizio gennaio, il super bomber Mertens ha creduto - in virtù del legame con la città e dei 148 gol - che la sua richiesta di 4 milioni sarebbe stata accolta e Koulibaly, uno dei migliori difensori al mondo, ha messo da parte i sentimenti e ragionato da professionista quando il nuovo management del Chelsea gli ha presentato quella maxi-offerta. Il calcio è passione e la passione ha i suoi simboli. E questi tre giocatori lo sono stati per la tifoseria, che adesso ha difficoltà a metabolizzare quanto è accaduto nelle ultime settimane in attesa che arrivino i sostituti di Mertens e Koulibaly.

Quello di Insigne già c’è: il ventunenne georgiano Kvaratskhelia che si ispira a CR7 e ha confermato il suo talento nei primi allenamenti in Val di Sole. Non va sovraccaricato di responsabilità, però: ha bisogno di tempo per adattarsi non solo tecnicamente al nuovo campionato.

È vero che i tempi del calcio sono sempre più accelerati e imprevedibili, tuttavia nella storia del Napoli mai era accaduto che tre titolari (Ospina, Koulibaly e Insigne) e uno dei giocatori più amati (Mertens) partissero nella stessa sessione di mercato. Questo è anche l’effetto del contenimento dei costi, che ha spinto De Laurentiis a tenere basse le offerte per i rinnovi (esclusa la seconda presentata a Kalidou), e della ristrutturazione che il presidente aveva deciso di avviare già due anni fa, bloccato poi dagli effetti della pandemia sul calciomercato. Spalletti, dopo il primo positivo test con i dilettanti trentini, ha ammesso giovedì scorso: «Dobbiamo dare alla squadra il tempo di trovare dei leader». Servono personalità forti, che in un calciatore sono quasi sempre abbinate a buona qualità, per confermarsi ai vertici del campionato e lasciare un segno in Champions League. Se il Napoli ha perso importanti occasioni per concretizzare il sogno scudetto è anche perché vi sono stati cali di tensione - con Sarri come con Spalletti - ed è emerso il deficit caratteriale della squadra quando si avvicinava il prestigioso traguardo: è il vero limite da superare.

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