Tra impulsi e bisogni: alle radici della violenza

di Maria Luisa Iavarone
Domenica 29 Gennaio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 07:00
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Perché registriamo un boom di reati giovanili a Napoli (+17%) così come denunciato da Forgillo e Riello all’inaugurazione dell’anno giudiziario? Perché il fenomeno della devianza minorile grave continua a crescere? Le cause di tali “disfunzioni” vanno sempre rintracciate nel modi in cui i giovani sono allevati e come i sistemi sociali contengono e prevengono certe modalità, prima ancora che si manifestino.

E’ oramai evidente l’incidenza che specifiche condizioni ambientali e vincoli socio-culturali hanno nel determinare il comportamento deviante. Tra questi la nascita in sistemi familiari di estrema povertà materiale e culturale (basso livello di istruzione e di reddito), socializzazione precoce alla devianza per forte contiguità criminale, emancipazione precoce in assenza della figura paterna. In certi contesti, anche quando i genitori sono presenti, appaiono poco significativi comportandosi in maniera ipertollerante, giustificatoria ad oltranza quando non si trasformano, addirittura, in complici dei misfatti dei figli. Genitori incapaci di rappresentare un argine, di porre il senso del limite, della norma, del divieto. Lo ribadiamo Giacomo Di Gennaro, Marco Valentini ed io nel rapporto di ricerca “Minori che sparano” (in corso di stampa). 

A queste determinanti si aggiungano poi ragioni di carattere demografico: la generazione di cui parliamo è quella dei nativi digitali ovvero ragazzi abituati a relazioni pervasive con le tecnologie, in cui la rete diventa ambiente-di-risposta-immediato a qualsiasi domanda. 

Se si cresce, infatti, nell’idea che qualsiasi nostra necessità, bisogno, desiderio trova risposta rapidamente “nella rete” questo certamente passivizza rispetto alla capacità di “cercare altrove”, nel mondo. Anche lo sviluppo psicosessuale e sentimentale appare risentirne attraverso una massiva e precoce fruizione della pornografia digitale che in Italia riguarda il 44% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni (Corriere, 2022).

Quando la volontà e il desiderio si distorcono, si dissolvono in una fruizione del sesso fatto di violenza, sopraffazione e dominanza allora diventa comprensibile il motivo dell’esplosione del consumo delle cosiddette “droghe del sesso e dello stupro” non a caso utilizzate in ambito farmacologico per trattare depressione e insonnia.

Tutto questo ha evidenti riflessi sul processo di costruzione dell’identità personale, dello sviluppo del pensiero morale e della costruzione dell’immaginario. Spesso, osserviamo giovani sempre più incapaci di fare progetti, di disegnare il loro stesso futuro e che manifestano un deficit di ideazione, di proiezione, di speranza. Basti pensare al preoccupante numero di Neet, costantemente in crescita, arrivati oramai a quasi 3 milioni di giovani nel nostro paese (Eurispes, 2022). La riflessione che ne discende è che i giovani, sempre più incapaci di costruire il futuro, consolidano, paradossalmente, uno schema di soddisfacimento di bisogni immediati, contingenti e quando tale appagamento non arriva in maniera istantanea sperimentano uno stato di frustrazione generalizzato, fatto di incapacità a tollerare il dolore, di inadeguatezza ad uscirne che si trasforma in rabbia, violenza, devianza. La dinamica descritta giustifica la enorme crescita di comportamenti antisociali e violenti legati non solo alla contiguità con i sistemi criminali endemici nei nostri territori (camorra) ma anche alla generazionale ricerca compulsiva del piacere e del desiderio, dell’affermazione di sé a qualsiasi costo, fino alla sopraffazione. 

Sulla base di tali considerazioni, le politiche di prevenzione dovrebbero preoccuparsi di immaginare interventi di supporto educativo multiplo destinate a sostenere soprattutto i giovani nella ormai ricorrente carenza di capacità di formulare bisogni autentici, soprattutto quando questi palesano una chiara difficoltà a dare senso alla propria vita, a partire da una precaria ed incerta cura della capacità di desiderare.

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