Maxi sanatoria su multe, Imu e Tari: Napoli cancella le sanzioni dal 2000

Il debito iniziale va pagato per intero, non si versano invece gli interessi

Napoli aderisce alla rottamazione delle cartelle
Napoli aderisce alla rottamazione delle cartelle
di Luigi Roano
Domenica 29 Gennaio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 30 Gennaio, 16:17
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Il Comune dice sì alla rottamazione delle sanzioni sulle cosiddette mini-cartelle essenzialmente contravvenzioni al Codice della strada, Imu e Tari. La riflessione sull’argomento è cominciata a inizio mese e dopo avere dato una sbirciatina ai numeri che sono molto noti - e soprattutto disastrosi sul fronte della riscossione - alla fine l’ago della bilancia ha indicato il sì all’adesione dell’opzione contenuta nella Legge di bilancio 2023 che scade il 31 di questo mese.

Non c’è bisogno del passaggio in Consiglio comunale, basta una delibera di giunta. La stessa procedura vale in caso di non adesione. Altre grandi città come Milano e Roma hanno infatti annunciato che non aderiranno. La sanatoria è dunque facoltativa per i tributi a carattere locale. Di cosa si tratta? Della rottamazione delle sanzioni sulle cartelle esattoriali fino a mille euro emesse dal primo gennaio del 2000 al 31 dicembre del 2015.

Cosa significa? Che la multa - per esempio - resta ma il contribuente che intende ravvedersi dovrà pagare il capitale ovvero la multa stessa ma non gli interessi. 

Palazzo San Giacomo ha fatto i conti e quello che è venuto fuori è che di fronte a una massa di cartelle esattoriali che sfiora il mezzo miliardo, le sanzioni cancellate ammontano a 70-80 milioni mentre il capitale oscilla tra i 300 e 400 milioni. «Facciamo un’operazione di pulizia di bilancio - raccontano dall’assessorato alle finanze retto da Pier Paolo Baretta - e proviamo a incassare soldi e cartelle che sono fermi da oltre tre lustri e che pure vengono iscritte nel bilancio. In attesa di affidare la gara per la riscossione coattiva che avverrà a giorni». Del resto si tratta di un tentativo di recuperare somme non riscosse in 15 anni, se Palazzo San Giacomo riuscisse a recuperare solo il 10% del capitale arriverebbero nelle casse una quarantina di milioni. Saprà essere convincete il Municipio napoletano? L’impresa è ardua provarci non costa nulla, anzi insistere sulle cartelle esattoriali tradizionali significherebbe spendere decine di milioni.

Come funziona la sanatoria? In generale il debito iniziale va pagato per intero, così come le somme maturate a titolo di rimborso spese per le procedure esecutive e di notifica cartelle. Non si versano invece gli interessi. Più precisamente per le multe stradali e le altre sanzioni amministrative saranno dovute le somme relative alle sanzioni, riguardando l’agevolazione gli interessi, compresi quelli di mora nonché le somme dovute a titolo di aggio. In merito al bollo auto, la rottamazione è possibile anche se il bollo spetta alle Regioni. Come si legge sui siti istituzionali che stanno trattando la materia e sono stati presi d’assalto, ciò è possibile perché «la Corte costituzionale ha stabilito più volte che questo tributo ha natura erariale», e la sanatoria in qualsiasi parte d’Italia, è possibile a prescindere dalla volontà dell’ente. Anche qui chi aderisce alla sanatoria del bollo auto ottiene lo stralcio di sanzioni e interessi di mora, secondo la regola generale ma paga il capitale. C’è tempo peri contribuenti fino ad aprile per aderire alla rottamazione basta andare sul sito dell’Agenzia delle entrate per fare domanda. 

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Come sta messo Palazzo San Giacomo sul fronte della riscossione? Napoli è sommersa da un debito che ammontava, al 31 dicembre 2021, a 4 miliardi e 981 milioni. Composto da un disavanzo di 2 miliardi e 175 milioni e da un debito finanziario di 1 miliardo e 752 milioni. Debito figlio del deficit sulla riscossione: solo per le multe e la Tari c’è un non riscosso di un miliardo e seicento milioni. Il quadro di tutte le gabelle comunali è questo: la percentuale di riscossione dell’Imu è al 28%, il mancato incasso negli ultimi 5 anni è stato di 310 milioni. La Tari, ha una riscossione che si attesta sul 38%, la pagano meno di 4 napoletani su 10 e la perdita è di 816 milioni. Passiamo al Patrimonio, ovvero ai canoni che il Comune non riscuote per i suoi immobili. La riscossione è al 15%, la perdita secca è di 264 milioni. Infine, le contravvenzioni al Codice della strada la percentuale di riscossione è al 2% e il segno meno in bilancio è di 830 milioni. Il totale è di 2,2 miliardi di cui 1,7 solo per multe e Tari, soldi tuttavia accantonati in un Fondo rischi di pari valore. Non solo c’è il mancato incasso, ma l’Ente deve sottrarre risorse alla città e convogliarle nel Fondo per parare il colpo dei mancati incassi che devono essere iscritti a bilancio. In questo contesto si inserisce la decisione di Palazzo San Giacomo di aderire alla rottamazione delle sanzioni sulle cartelle esattoriali posizione non allineata a quella di Roma e Milano. Che oltre a essere ideologicamente contrarie alla sanatoria, hanno però dalla loro parte indici di riscossione fino 5 volte superiori a quelli di Napoli. Nella sostanza per quelle due città c’è la possibilità concreta di recuperare più soldi. A Roma, per esempio, nel 2021 la riscossione sulle multe era al 35% a Milano al 55. A Napoli siamo al 16%. Mentre si scende all’1,9% se si considera l’arco di tempo dal 2000 al 2015. 

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