Napoli: Samuele lanciato dal balcone a tre anni, nuova perizia per il domestico

Mariano Cannio condannato in primo grado a 18 anni per l'omicidio, chieste verifiche sulla capacità di intendere e volere

Pupazzi e fiori sul luogo della tragedia
Pupazzi e fiori sul luogo della tragedia
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 8 Maggio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 9 Maggio, 07:04
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Dunque, si riparte daccapo. Bisognerà nominare un consulente per stabilire due cose: se l’imputato era capace di intendere e volere, al momento dell’infanticidio; e se è attualmente in grado di stare a giudizio. Non roba da poco, una svolta in tutti i sensi, che rischia di cambiare la storia di un processo che sembrava a senso unico, ma anche la lettura di una vicenda atroce. Parliamo dell’omicidio del piccolo Samuele, consumato il 17 settembre del 2021, nella centralissima via Foria.

Aveva tre anni il bambino, quando venne fatto precipitare dal balcone dell’abitazione in cui era nato e in cui conduceva un’esistenza tranquilla, protetto dall’amore dei propri genitori e di un intero mondo di relazioni familiari. Pochi giorni fa, la svolta: sono stati i giudici della quarta assise appello (presidente Acierno) ad accogliere una questione di nullità in ordine alle perizie condotte durante il primo grado di giudizio sull’imputato. E sono stati sempre i giudici di secondo grado a disporre un nuovo conferimento di incarico per Mariano Cannio, il domestico oggi 41enne responsabile dell’orrore di via Foria. In sintesi, la Corte ha accolto l’eccezione sollevata dalla penalista napoletana Mariassunta Zotti, che assiste il domestico, in relazione a un punto cruciale di questa storia: la consulenza psichiatrica condotta in primo grado venne svolta in assenza di contraddittorio, vale a dire senza consentire all’avvocato di parte (e a un suo consulente) di assistere alle verifiche peritali.

Come è noto, in primo grado Cannio venne ritenuto capace di intendere e volere, al momento dell’omicidio, ma anche capace di stare a giudizio. Conclusioni costate la condanna a 18 anni di reclusione in primo grado. Oggi il quadro sembra essere cambiato.

Accolta l’istanza della difesa del domestico, è stata stabilita una nuova perizia che tornerà sui temi decisivi (la capacità di intendere e volere, e la sua attitudine a stare in giudizio), questa volta in una verifica che contempla anche il ruolo della difesa dello stesso Cannio e del suo consulente.

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Otto giugno, prossima udienza, il processo è formalmente riaperto. Due le versioni da affrontare, ovviamente uguali e contrarie, alla luce di quanto avvenuto in quella maledetta mattinata di settembre. Secondo la Procura di Napoli, quindi anche del giudice di primo grado, Cannio era pienamente cosciente al momento del gesto. Dopo il delitto, lasciò l’abitazione, si recò in un ristorante nei paraggi a mangiare una pizza, poi a casa. Venne raggiunto da poliziotti, ma provò ad eludere i controlli. Fece finta di non essere in casa. Rimase dietro la porta, mentre gli agenti bussavano al campanello. Un atteggiamento furtivo, elaborato da una persona cosciente, che prova a dribblare i controlli che sono iniziati nei suoi confronti, dopo aver ammazzato un bambino di soli tre anni.

Diverso il ragionamento esposto in aula dall’avvocato di parte, che ha invece battuto sul carattere doppio, bipolare, della personalità di Cannio. Un individuo schizofrenico, per altro da sempre sotto terapia farmacologica, anche se da tutti ritenuto affidabile e mansueto, tanto da svolgere mansioni di domestico per altri inquilini dello stesso stabile. Ora tocca a una maxiperizia stabilire qual è il profilo dell’imputato. Intanto, la vicenda del piccolo Samuele resta una ferita indelebile nella vita di una intera comunità. Pochi giorni fa, qualcuno ha messo uno striscione in suo onore, piccolo grande tifoso del Napoli, in occasione della festa per lo scudetto azzurro. Una dedica posta propria all’esterno di quel balcone in cui si è consumata la tragedia. Difesi dal penalista Domenico De Rosa, i genitori di Samuele attendono risposte. Chiedono giustizia in via definitiva sulla fine del loro piccolo angelo. 
 

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