Napoli, San Gennaro senza soldi: scatta il ticket per i turisti

Napoli, San Gennaro senza soldi: scatta il ticket per i turisti
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 27 Luglio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 14:30
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Tre euro e cinquanta a persona per visitare la Cappella del Tesoro di san Gennaro diventata da anni il cult imperdibile per il turista a Napoli. E la ragione c’è: qui sono custodite opere di inestimabile valore (dal Domenichino a Ribera), preziose sculture e candelabri d’argento e soprattutto il busto e le ampolle del sangue “blindate” in un’apposita cassaforte con doppia chiave. Attrazione imperdibile, dunque, fino all’altro giorno anche a costo zero ma adesso la Deputazione ha deciso che è arrivato il momento di battere cassa: i progetti di ristrutturazione sono in campo e molto ambiziosi, l’ipotesi di rinnovare il museo per creare una vera e propria “cittadella” del santo sembra essere sempre più concreta. Purtroppo - spiegano i deputati - i fondi scarseggiano e l’ingresso al monumento - come avviene in buona parte delle città europee - deve diventare necessariamente a pagamento se si intende realizzare quelle idee e quei progetti di cui si discute da tempo. A pagamento sì, ma non per tutti.
 

 

Gli stessi deputati fanno sapere che continueranno a entrare gratis i residenti in Campania, nati a Napoli e provincia, i minori di 18 anni se accompagnati da un adulto pagante, i religiosi, i giornalisti, i disabili, gli accompagnatori dei disabili e gli insegnanti alla guida delle scolaresche. Una hostess all’ingresso della Cappella - tutt’oggi di proprietà della città e amministrata dalla Deputazione che ha il compito di custodire le reliquie e il Tesoro del patrono - controllerà i documenti dei visitatori prima di staccare i biglietti a chi non rientra nelle categorie esonerate. «L’ingresso individuale a pagamento, - si legge in una nota - va ad aggiungersi a quello posto in essere già da un anno per i gruppi turistici, nell’ambito di un piano di maggiore efficienza gestionale voluto dalla Deputazione - organismo laico nato nel sedicesimo secolo dagli antichi Sedili - che ha intrapreso negli ultimi anni una riorganizzazione volta a massimizzare la conservazione - e la divulgazione - dell’inestimabile patrimonio artistico e culturale che da circa 500 anni custodisce - e accresce - a nome e per conto del popolo partenopeo». 

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Ed ecco perché i napoletani sono tra quelli che continueranno a non pagare l’ingresso quando decideranno di entrare in quella Cappella nel nome del santo protettore. La ragione è legata a una tradizione antica e la storia è fin troppo nota. Risale al lontano 1527 e a quel legame profondo tra il santo e i napoletani nato in seguito a un contratto - stilato davanti a tre notai - che stabiliva la costruzione di una cappella per il patrono in cambio della perenne protezione contro le calamità. Protezione regolarmente ricevuta. Ed ecco perché il Tesoro e la stessa Cappella barocca tutt’assieme - all’interno del Duomo - rappresentano un prezioso e unico tassello nella storia della città, da custodire e da valorizzare. San Gennaro, secondo calcoli ufficiosi, vanta oltre venticinque milioni di devoti sparsi nel mondo, ed è già un “patrimonio” nei fatti. 

 

Risale infatti ai primi giorni del mese di luglio la candidatura - rilanciata con forza dal cardinale Crescenzio Sepe - del culto di San Gennaro per il riconoscimento Unesco quale “bene del patrimonio immateriale dell’Umanità”. Una strada già percorsa e destinata a essere lunga, come ha detto lo stesso arcivescovo. Si tratta infatti di una procedura oltremodo complessa: burocrazia e carte bollate, relazioni e tanta documentazione per dimostrare che San Gennaro resta un “pezzo unico”, straordinaria testimonianza di una tradizione culturale antica e imprescindibile. La procedura è stata avviata. Bisognerà aspettare sperando che questa sia la volta buona.

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