Ci risiamo. Puntuale ritorna la tempesta perfetta della Napoli paralizzata. Oggi e domani, nuovo sciopero dei taxi. Questa volta l’agitazione è su tutto il territorio nazionale e Napoli, ovviamente, aderisce compatta. Sui doveri – si sa - si deroga. Pos, decoro, pulizia, uso chiaro del tassametro, trasparenza su tariffe e prezzi, qualità del servizio possono attendere. Ma sulla protesta, ci si allinea sempre. Sciopero nazionale. Ma a Milano, ci sono metro e tram, che servono tranquillamente tutta la città e non lasciano a piedi nessuno. Nessuno si sogna di tenere fuori dal mercato le app di ultima generazione e meno che mai di intimidire il noleggio con conducente. A Roma, perfino a Roma, che pure negli ultimi anni ha fatto passi indietro spaventosi nella qualità della vita, reggono le due linee storiche della metro (corse frequenti, aria condizionata, perfino il wi fi in alcuni tratti), più la terza claudicante e frammentata ma circolante, e una nuova offerta di bus che coprono agevolmente almeno il perimetro del centro storico. A Napoli, invece – terza città d’Italia, grandi ambizioni di capitale del turismo e della cultura -? Qui ci saranno da fotografare code, resse, caos.
È una cronaca annunciata, non di una morte, come direbbe Garcia Marquez, perché il miracolo Napoli è di non morire mai. Ma di un’agonia perpetua, sì. Non si può dire che stavolta sia uno sciopero selvaggio. La mobilitazione è programmata da tempo, e arriva dopo altri blocchi. Il Comune di Napoli risponde raddoppiando gli Alibus da Capodichino: uno ogni cinque minuti. Sedici Alibus per collegare l’aeroporto alla stazione centrale, al porto, al centro della città. Decisione corretta ma insufficiente fino all’imbarazzo per una città che, proprio in queste ore, programma eventi culturali e musicali, convegni internazionali sulla sanità, annuncia il tutto esaurito negli hotel, prepara gli imbarchi per le isole, tra cui la celebrata Procida, capitale della cultura. Possiamo considerare sufficiente una sparuta pattuglia di pullman per collegare al suo interno questa città, tenendo il rango di un crocevia internazionale, senza lasciare letteralmente per strada, sotto il sole, con le valigie, la delusione e la disperazione centinaia di persone che da Napoli si aspettano l’accoglienza, non certo il caos (o forse, ormai, sì)?
Per non dire, poi, della stazione centrale, dove alla mancanza di taxi dovrebbero sopperire quattro sgangherati bus, chiamati desideri, e qualche linea su ferro (la mitologica Uno, che a Dante spesso finisce in un girone ignoto, facendo perdere le sue tracce; o l’iconica Vesuviana, refrattaria a ogni redenzione) che hanno i tempi di attesa e la qualità della percorrenza della prima Napoli-Portici, e forse è un viaggio d’epoca senza dirlo, un’attrazione turistica nascosta: montiamoci un cartello e fingiamo che sia così, almeno si recuperano dignità e senso.