Spalletti-De Laurentiis, ​l'ultimo abbraccio

di Francesco De Luca
Sabato 3 Giugno 2023, 00:00 - Ultimo agg. 07:22
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Caro Spalletti, domani è la notte dei saluti. L’ultima partita, l’ultima passerella, gli ultimi abbracci. Ma non saranno gli ultimi applausi perché quando tornerà al Maradona e andrà a sedersi sull’altra panchina ne riceverà da questi tifosi con cui ha creato un rapporto vero. 

Si dirà: per forza, ha vinto lo scudetto. Ma ha anche regalato spettacolo a questa gente - competente, ambiziosa, tante volte bruciata dalle delusioni - e soprattutto l’ha resa fiera della loro squadra. Abbiamo tutti una maglia azzurra da indossare per sentirci più napoletani.

Grazie a lei - e a De Laurentiis, a Giuntoli e ai calciatori - abbiamo avuto la conferma che in questa città con la competenza, la qualità e la passione si possono centrare i più alti obiettivi. Lei non aveva mai vinto uno scudetto e vi è riuscito qui, dove quel titolo era atteso dal 1990. Quante volte, in questi 33 anni, abbiamo ricordato il gol di testa di Baroni alla Lazio, la festa di Maradona e dei suoi compagni sulla nave... Sembrava che tutto fosse finito quel giorno. Non si riusciva a scrivere un altro capitolo del romanzo azzurro finché non è arrivato questo meraviglioso Napoli che ha umiliato gli avversari, con prove di grande calcio e assoluta forza che gli hanno consentito di vincere il campionato, in pratica, a tre mesi dalla fine del campionato.

Ci saluteremo domani al Maradona, dove lei, in un giorno d’agosto del 2021, si fece fotografare davanti all’insegna perché voleva sentire Diego accanto. E ha ricordato il Capitano nella notte del 4 maggio a Udine, con un ossequio e una delicatezza non comuni: «In questo scudetto c’è stata la sua mano». Ha voluto che fosse De Laurentiis a spiegare la ragione dell’addio (la scelta di fermarsi per un anno), poi l’ha confermata e così si è fermato un fastidioso giro di chiacchiere. Se ne sarà accorto, Luciano: questa è una città in cui sembra che qualcuno ne sappia sempre più degli altri. Ha deciso di fermarsi e riprendere in mano la sua vita. Proprio alla vigilia della partita di Udine - la più importante della sua carriera e della storia del Napoli Post Maradona - aveva fatto una riflessione: «Devo chiedermi se sono all’altezza di ripagare tanto amore».

Un professionista come lei non può aver avuto timore di affrontare altre sfide e altri traguardi. Piuttosto, dietro all’esaltante epilogo del campionato, vi è stato tanto lavoro sul campo e tanto sacrificio personale. Lei si è rifugiato nella sua stanza a Castel Volturno: la scrivania, la lavagna, il pc e il divano letto. Si è isolato con i suoi uomini lanciando lo slogan «Tutto per lei».

Lei. Cioè Napoli, la sua Napoli che adesso attende che De Laurentiis apra il nuovo corso con uomini che abbiano la stessa determinazione di Spalletti ad affrontare i cambiamenti. E lo troverà, ha fiuto il presidente. Lei si sarebbe incatenato - diceva - se le avessero ceduto Koulibaly ma quando è andato al Chelsea ed è arrivato Kim ha detto: «È un difensore da Champions». Nella scorsa estate ha dato tanta forza a questo gruppo che veniva sottovalutato - a dir poco - non soltanto dagli addetti ai lavori ma anche da quei tifosi che esponevano striscioni di contestazione. E lei zittì uno di essi nel ritiro di Dimaro, difendendo i suoi uomini come fa un padre con i figli. E quei ragazzi hanno lottato fino all’ultimo centimetro e all’ultimo secondo, esaltandosi in quel magnifico gioco che ha reso il Napoli quasi imbattibile e sicuramente inavvicinabile.

Prima che da avversario, tornerà a Napoli per ricevere dal sindaco Manfredi la cittadinanza onoraria. Sarà un modo per legittimare un legame cominciato due anni fa, quando fece stampare sulla casacche per gli allenamenti la scritta «Sarò con te ma tu non devi mollare». Il coro dei tifosi è diventato il suo urlo per caricare il Napoli, esaltando la qualità dei campioni ed elevando il contributo dei comprimari. Ci sono giocatori che valgono milioni di euro grazie anche a chi li ha allenati in questi due anni.

Se ne va lasciando la squadra con lo scudetto sul petto. E un destino forte.

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