Abbiamo gioito (e un po’ sporcato), ora è il momento di ripulire la città

di Titti Marrone
Mercoledì 7 Giugno 2023, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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La statua di San Francesco accoglie chi si trova a passare da piazzetta Aniello Falcone con espressione serena. Ha braccia spalancate su cui scivola leggera una mantellina azzurra con la scritta Lete-MSC e, dal lato del cuore, porta inciso “Napoli”. Nemmeno il più baciapile dei passanti può aver avuto da ridire, non può esserci chi non abbia trovato spiritosa la mano che l’ha trasformata in icona di vittoria e gaudio. Impossibile non farsi strappare un sorriso di allegria. Ma quella stessa mano penserà a restituire al santo il suo originario outfit bronzeo? Perché bisogna cominciare a pensarci: presto, molto presto e prima che il gran pavese azzurro che infiocchetta Napoli degradi in pattume, si dovrà rimuovere tutto.

E certo, è stato bellissimo addobbare la città come un gigantesco albero di Natale con i colori della squadra. Ogni quartiere, ogni condominio ci ha messo qualcosa di suo. Da via dei Mille a Ponticelli, si può dire che non ci sia stato balcone a non aver esposto una bandiera, un gagliardetto, uno striscione o almeno una sciarpetta azzurra. Ci si è superati ancora una volta in creatività e fantasia, usando in largo anticipo sulla vittoria matematica le effigi dei nostri campioni come immagini decorative di una devozione laica da condividere. Poi è esplosa la febbre delle strisce bianche e azzurre: se ne contano centinaia di chilometri, a congiungere finestre e balconi da un capo all’altro della strada, a garrire nel vento come bandiere, ad avvolgere pali della luce, panchine, segnali stradali. Stiamo così da almeno due mesi, il tripudio è esploso nella giornata di domenica, quella della terza festa.

Ma ora? Può bastare?

Dovrebbe proprio bastare. Una volta le madri dicevano ai figli (ma speriamo si usi ancora): finito di giocare, si deve togliere tutto di mezzo. Ecco, questa è una semplice proposta lanciata in tono sommesso. Facciamolo tutti.

Così come ci siamo industriati a decorare, addobbare, imbandierare, è venuto il momento di mettere in ordine. Abbiamo la città piena di turisti e sì, va fatto anche per questo, per il vecchio “non ci facciamo canoscere”, ma va fatto soprattutto per noi stessi. Per rispetto verso di noi e verso la nostra città. Se non vogliamo soffocare nella plastica delle strisce bianche e blu buttate giù dal vento o lasciate a squagliarsi al sole, se non vogliamo che i colori dell’esultanza diventino emblema di degrado e trascuratezza, provvediamo noi stessi a “mettere tutto a posto”. Prendiamoci cura del nostro luogo oggi celebrato e lodato in tutto il mondo, festeggiato in una mostra al Louvre, con una kermesse parigina che la fa risplendere in tutta la bellezza delle sue manifestazioni d’arte. La cura dovrebbe essere al centro di tutto, anche delle politiche pubbliche, ma pratichiamola anche in privato, nelle piccole cose, come strategia per l’umana convivenza. Napoli non dev’essere “na carta sporca”, non è un bene di consumo. Liberiamola da tutto l’ambaradan, facciamola respirare ma senza lasciare tutto in giro a inquinare. E ripieghiamo bandiere e striscioni, conserviamoli bene: ci serviranno ancora, per la prossima volta. Abbiamo o no inaugurato un ciclo?

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