Comune di Napoli: la beffa di Panini, da vicesindaco a disoccupato in poche ore

Comune di Napoli: la beffa di Panini, da vicesindaco a disoccupato in poche ore
di Valerio Esca
Domenica 17 Gennaio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 11:45
4 Minuti di Lettura

«Ad Enrico Panini verrà affidato il ruolo di capo di Gabinetto in Città metropolitana». Con queste parole il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha dato il benservito al suo vicesindaco, Panini, dopo otto anni, durante l’incontro nel quale ha ufficializzato l’undicesimo rimpasto di Giunta. In realtà l’ex sindacalista Cgil non potrà andare a ricoprire quel ruolo. Ma non è l’unico argomento a tenere sul filo l’amministrazione arancione. È infatti esplosa la grana welfare, che dopo l’ultimo rimescolamento delle deleghe di giunta è stata spacchettata in quattro. 

Partendo dall’ex vicesindaco è bene ricordare che la legge Madia vieta il conferimento di incarichi nella pubblica amministrazione a lavoratori in quiescenza. Ed è proprio il caso di Panini, che risulta in pensione. Questo aspetto è stato chiarito proprio a fine 2020 da un parere del ministero della Funzione pubblica. In sostanza niente capo di Gabinetto per l’ex numero due di Palazzo San Giacomo, per il quale, non è escluso, si possa trovare magari un’altra collocazione. Nonostante abbia vissuto otto anni all’ombra del Vesuvio, l’emiliano alla fine è caduto nella vecchia pratica «del pacco». L’unica possibilità che ha Panini di ricoprire il ruolo di capo di Gabinetto della Città metropolitana è di farlo a titolo gratuito. Possibilità che la stessa legge Madia invece concede, «per periodi anche superiori all’anno». Panini però è ancora in attesa di scoprire cosa gli riservi il futuro. «Come sicuramente saprete - ha scritto sulla sua pagina Facebook istituzionale -, dal 12 gennaio non sono più il vicesindaco di Napoli. Ho condiviso con convinzione, al riguardo, la proposta che mi ha illustrato Luigi de Magistris compresa la mia ricollocazione a capo di gabinetto di Città metropolitana. Una sfida affascinante», insiste sul punto l’ex numero due del Municipio. Sullo sfondo si staglia però la sagoma di Pietro Rinaldi, attuale capo di Gabinetto dell’ex Provincia, che, stando a quanto trapela, non pare minimamente intenzionato a fare un passo di lato, anche se il sindaco glielo ha chiesto.

Rinaldi ha molte ferie da smaltire e se arrivasse un ultimatum dell’ex pm non è escluso che ne possa usufruire. Chiuso il capitolo Panini, c’è un altro aspetto che in questi giorni, all’indomani del rimpasto, sta tenendo banco al Municipio, tanto come fuori da Palazzo San Giacomo.  

Video

La delega è stata suddivisa tra quattro assessori: le due new entry, Marco Gaudini e Giovanni Pagano, Francesca Menna e l’highlander della giunta arancione Annamaria Palmieri. La scelta adottata, del welfare spezzatino, non è piaciuta agli operatori del settore. Sergio D’Angelo, di Gesco, oggi alla guida di Abc, sottolinea: «Si era convenuti tempo fa sull’importanza delle politiche sociali e si era arrivati a sostenere di quanto fosse importante integrare le deleghe del welfare con le politiche abitative e con il lavoro. E con Monica Buonanno si era andati proprio in questa direzione. Oggi viviamo il paradosso che addirittura lo stesso welfare è suddiviso su quattro assessorati. Che senso possa avere avuto una cosa del genere – si chiede D’Angelo -. O significa che conta di più (dice ironicamente il numero uno di Gesco), oppure che non conti più nulla». Sulla stessa lunghezza d’onda è Maria Caniglia, presidente della commissione Welfare. «La città di Napoli rinuncia al welfare – tuona Caniglia - in una delle fasi più difficili della nostra esistenza, mentre il mondo corre per rafforzare il sistema di welfare, a Napoli con il nuovo rimpasto l’assessorato al welfare non esiste più. Gli ultimi, i disabili, i poveri, gli anziani, i bambini, le famiglie diventano solo contenuti utili a riempire il piatto di diversi assessori tanto da annullarne qualunque identità politica e operativa. Questa non è la Napoli che parte dal basso, quella vicina alle esigenze dei più fragili, non è la Napoli che meritiamo e che vogliamo».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA