Quel grande sogno da riaccendere nel segno dell'azzurro

di Francesco De Luca
Giovedì 23 Marzo 2023, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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Il sacro fuoco del Maradona che anima gli azzurri del Napoli accenderà anche quelli della Nazionale? A un anno dalla disfatta di Palermo (0-1 contro la Macedonia nella semifinale playoff e secondo consecutivo accesso al Mondiale fallito) i campioni d’Europa tornano al Sud con un carico di problemi e ansie, sperando di conquistare contro l’Inghilterra la vittoria che consentirebbe di iniziare con un sorriso il girone di qualificazione a Euro2024 e di allontanare un po’ di ombre. 

Mancini chiede aiuto a Napoli, dove l’Italia torna dopo quasi dieci anni. Si è finalmente creata quella sinergia con il Napoli che la Federcalcio auspicava da tempo. E il ct ora punta sulla spinta dei 45mila del Maradona, dove lui ha vissuto tanti momenti importanti quando era la bandiera della Samp, che vinse lo scudetto nel ‘91, un anno dopo il secondo e ultimo di Diego.

Napoli si schiererà dalla parte della Nazionale. Come sempre ha fatto. C’è stata una narrazione sbagliata di quella semifinale del Mondiale ‘90 contro l’Argentina. Qualche tifoso tifò per la Seleccion (compreso, per sua stessa ammissione, il futuro regista Premio Oscar Paolo Sorrentino), ma lo stadio appoggiò gli azzurri ovviamente senza fischiare Maradona. Proprio Mancini, in un’intervista al Mattino, ha ristabilito una settimana fa la verità dei fatti. Il cuore di Napoli può tanto, non tutto. I gol deve farli la Nazionale che vive la sua fase più critica, a meno di due anni dal trionfo di Wembley che ci fece credere che il peggio fosse alle spalle. E invece siamo tornati subito coi piedi per terra, cioè indietro, e non soltanto per i rigori sbagliati da Jorginho, che oggi rimette piede a Fuorigrotta, dove da regista del Napoli sognò di vincere lo scudetto.

C’è una crisi di sistema che riguarda la parte tecnica, non soltanto il funzionamento dei club e della Lega Serie A, che ancora non ha presentato un progetto di riforma nonostante le sollecitazioni di Gravina. Ci sono pochi italiani nelle squadre di serie A e ovviamente Mancini non può contare su alcun blocco: i club più rappresentati nel gruppo selezionato per le gare con Inghilterra e Malta sono Inter, Napoli e Roma, tre giocatori a testa.

Ha ragione l’ex ct Zoff quando dice che più che fare la distinzione tra italiani e stranieri sarebbe più opportuna quella tra calciatori bravi e mediocri. Ma se anche nei vivai abbondano ragazzi di altri Paesi quali spazi e quali prospettive possono esservi? Così sarà sempre tortuoso il cammino della Nazionale, in cui appare stasera Retegui, bomber argentino con nonno siciliano. Pensate, è tornato il tempo degli oriundi. Fosse stato disponibile Raspadori, il Jackpot del Napoli, Mancini non avrebbe avuto dubbi sull’uomo a cui affidare la guida dell’attacco. Si è inventato questa convocazione e Retegui indosserà per la prima volta la maglia nello stadio dedicato a Maradona. Farà un certo effetto sfilare davanti alla statua di Diego a lui, un ragazzone che al Mancio ricorda il primo Batistuta, come agli inglesi. I ragazzi di Southgate conoscono la leggenda della partita del Mondiale ‘86, della Mano de Dios e del Gol del Secolo a Città del Messico. Ci sarà un brivido, come per il ricordo di Vialli, che in un pomeriggio del novembre ‘87 segnò una straordinaria doppietta alla Svezia e portò l’Italia all’Europeo. Diego, Luca: stasera ci siete anche voi qui.

Il ritorno della Nazionale, con l’azzurro che illumina da due giorni piazze e monumenti come hanno voluto la Federcalcio e il Comune, avviene in un periodo esaltante per Napoli e il Napoli. Città e squadra sono sempre state unite: uno dei punti di forza della trionfale cavalcata verso il terzo scudetto. Questo accadrà anche con l’azzurro Italia che sembra essersi stinto nel tempo. Mancini ci mette le sue idee e il suo orgoglio. Vorrebbe che questi ragazzi - dagli eroi della finale di Wembley all’ultimo arrivato Retegui - avvertissero una forte emozione e una straordinaria carica per battere gli inglesi. Via le paure, avanti convinti della propria forza e della capacità di superare i momenti complicati di una partita: è stata la lezione di Spalletti in questi mesi. Stasera al Maradona non ci sono Osimhen e Kvara ma vogliamo comunque una notte da ricordare. Ancora una festa azzurra. 

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