Non ci sono solo ladri di sogni. A volte, non spesso, ma a volte c’è anche chi quel sogno rubato te lo restituisce. È andata così con gli studenti dell’istituto Nazareth-Musto a cui, la notte del 31 gennaio, erano stati portati via tutti gli strumenti musicali. Dieci flauti soprano, altrettanti flauti di Pan, quattro flauti traverso, tromboni, sassofoni e clarinetti, persino grancasse, oboe, ottavini, rullanti, piatti, xilofoni e una cassa amplificata. Un furto di quelli che lasciano ancor più l’amaro in bocca perché, al di là del danno economico e materiale, la banda di ignoti malviventi aveva sottratto a quei ragazzi anche un’emozione. Con flauti, sassofoni e clarinetti, infatti, gli alunni della scuola di frontiera avrebbero dovuto iniziare un progetto musicale proposto dalla dirigente Carmela Libertino e dal corpo docente. Niente da fare, tutto annullato, tra la disperazione degli studenti e la frustrazione della preside e dei prof.
All’indomani, per raccontare e denunciare l’accaduto, Il Mattino titolò: “Sfregio agli studenti”. E lanciò un appello alla città per avviare una raccolta fondi. A mobilitarsi tempestivamente è stata la fondazione San Carlo, con il sovrintendente Stephane Lissner e il direttore generale Emmanuela Spedaliere, che ha devoluto all’istituto di via Comunale Margherita, tra Chiaiano e i Camaldoli, l’incasso della prova generale dell’“Aida”, sabato 12 febbraio. Ha altresì allestito un corner di beneficenza nel foyer del teatro per raccogliere donazioni per tutta la durata della produzione.
In campo è poi scesa anche la Camera di Commercio di Napoli, che con il presidente Ciro Fiola ha fornito un contributo concreto alla campagna solidale.
Ma la storia ha colpito e scosso anche altre istituzioni all’ombra del Vesuvio, come il Conservatorio San Pietro a Majella, il Consiglio comunale di Napoli, l’associazione Alessandro Scarlatti che pure, ciascuno per la propria parte, hanno messo insieme un tesoretto da destinare all’istituto Nazareth-Musto. Un piccolo gesto, certo una goccia nell’oceano dei problemi quotidiani di una città con un tessuto sociale ulteriormente lacerato dai due anni di pandemia, ma che assume un valore simbolico su cui vale la pena riflettere un istante: il Mattino, attraverso una campagna di stampa ha contribuito a raggiungere un risultato concreto riaffermando, nell’epoca della disintermediazione, il valore della mediazione; le istituzioni, facendo rete, hanno centrato il traguardo velocemente e superando anche difficoltà amministrative e burocratiche (un modus operandi che andrebbe applicato in ogni ambito); la città non ha ceduto all’indifferenza mostrando un senso di solidarietà che dovrebbe essere la stella polare della nostra comunità.