Napoli, il suk di piazza Garibaldi: caos, spaccio e prostitute nelle strutture restaurate

Napoli, il suk di piazza Garibaldi: caos, spaccio e prostitute nelle strutture restaurate
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 2 Novembre 2022, 08:20 - Ultimo agg. 3 Novembre, 07:25
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Disastro piazza Garibaldi. Sono bastati meno di tre anni per sfregiare il nuovo volto del quadrilatero che fa da porta di accesso per chi arriva a Napoli in treno. Del restyling voluto dall’amministrazione comunale non c’è già più traccia. Neutralizzati buona parte dei lavori durati cinque anni e terminati nel 2019: quello che vi raccontiamo è il viaggio in una serata di inizio novembre nella città presa d’assalto dai turisti e costretti a fare lo slalom tra buche, pali pericolanti, olezzi nauseabondi di urina, spazzatura e aree controllate da spacciatori africani.

Si comincia già male perché alle 18 del pomeriggio, a sole ormai tramontato, la piazza resta al buio. Incredibile, ma vero: da due giorni, da quando è finita l’ora legale, nessuno ha pensato ad anticipare i timer della pubblica illuminazione. Buio totale.

«Abbiamo segnalato l’inconveniente - dice un agente della Polizia municipale che con alcuni colleghi presidia il versante che guarda alla statua di Garibaldi - ma come potete vedere qui bisogna aspettare un’ora perché scatti il contatore...

Pare che la questione sia di competenza di Grandi Stazioni».

Poco più avanti, nei recinti dedicati alle ludoteche, alcuni bambini continuano a tirare calci al pallone o ad arrampicarsi sui giochini senza vedere nulla, e a rischio di farsi male. Ancora più pericolosa poi, sempre nella zona dei giochi per i più piccoli, è la lama tagliente di un fascione di alluminio cromato distaccatasi dalla guida: penzola a due passi dai bimbi, ma nessuno sembra essersene accorto.

Altro che nuovo look. Degrado, incuria e soprattutto tanta inciviltà hanno ridotto l’intero corpo centrale di piazza Garibaldi - quello, per intenderci, pedonalizzato e immaginato come luogo di socialità - con 136 panchine, pensiline avveniristiche e persino un anfiteatro - ad un desolante deserto, e in più punti ad una vera e propria discarica a cielo aperto. Su un marciapiedi da oltre una settimana fa bella mostra di sé un alto cumulo di rifiuti sul quale campeggia una specie di trono (una sedia nel tipico stile gomorresco che faceva parte dell’arredamento dei Savastano, per intenderci).

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Degrado materiale umano: all’ombra di inutili casematte di acciaio (regolarmente imbrattate a colpi di spray) gravita un sottobosco umano popolato da fantasmi che si drogano, che urinano, che si accasciano tra bottiglie di birra e cartoni di vino a buon mercato. Si spaccia sotto gli occhi di passanti e mamme con bambini al seguito, e si consuma ogni tipo di droga sugli spalti dell’“anfiteatro”. «Fate attenzione al portafogli - raccomanda un anziano che conosce bene la zona - perché questa è la zona degli algerini, i “professionisti” dello sfilo (borseggio, ndr). Quelli sono sempre a caccia di turisti, le loro vittime preferite».

Chissà come reagirebbe l’architetto Dominique Perrault, che aveva ridisegnato i contorni di piazza Garibaldi immaginandolo come un parco urbano, con 55000 metri quadri riqualificati, di cui 37000 sono di aree pedonali, 15000 di aree verdi e ben 9000 saranno per l’intrattenimento. Il nuovo parco, inoltre, prevedeva poi anche 236 alberi e tante aiuole: ne sopravvive una sola, ancora fiorita; mentre diversi alberi non ci sono più; l’ultimo arbusto, dopo essere stato spezzato da qualche vandalo, giace rinsecchito sull’asfalto da mesi. Decine di paletti che circondano il lato percorribile dalle auto non esistono più, falciati come birilli da veicoli che di notte sfrecciano come bolidi. Un patrimonio architettonico distrutto. Ma anche di questo nessuno sembra accorgersene.

Da anni contro questa vergogna cerca di combattere il Comitato dei residenti del Vasto. Qui la maggioranza dei residenti è convinta che il problema siano gli extracomunitari, in grandissima parte irregolare e protagonista di traffici loschi. Via Carriera Grande è una fiorente piazza di spaccio, che opera “h24” spesso all’ombra di bar e ristorantini nordafricani spuntati come i funghi dopo l’esodo dei commercianti cinesi verso Gianturco.

«Qui non si vive più - afferma Vincenzo Balzano - e non ci sentiamo sicuri, di notte come di giorno». Michele Giugliano, storico patròn di “Mimì alla Ferrovia” rilancia un appello caduto nel vuoto, e che invece prima o poi a Palazzo San giacomo qualcuno dovrà cominciare a prendere in considerazione: «Fino a quando non si farà un censimento, casa per casa, palazzo per palazzo, per verificare quali e quanti extracomunitari vivono irregolarmente, qui non cambierà mai nulla».

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