L’Unesco valuterà la situazione di Napoli nel 2023, il vertice di quest’anno è stato annullato per via degli eventi bellici in Ucraina così tutto è stato rinviato. E questo rinvio, per la città di Napoli, è stato determinante. «Se fosse stata presa in considerazione l’evoluzione del progetto Unesco nella scorsa primavera, sarebbero certamente arrivati pesanti rilievi. Questo tempo ulteriore, grazie anche alla svolta impressa dal sindaco Manfredi, potrà essere utile a sistemare molte cose e a presentarsi all’esame del board internazionale con meno ansia»: l’architetto Maurizio Di Stefano sa quel che dice perché rappresenta l’estensione territoriale dell’Unesco.
È presidente di Icomos, il Consiglio italiano dei monumenti e dei siti, organo consultivo proprio dell’Unesco; è stato membro del gruppo che si è occupato del sistema di gestione del Centro Storico Unesco di Napoli, sicché la questione la conosce nel dettaglio.
Guarda al passato con i brividi e al futuro col sorriso, l’architetto Di Stefano, settant’anni che sembrano cinquanta e una passione da adolescente: «Il progetto Unesco è stato totalmente dimenticato nella lunga gestione della giunta de Magistris - dice senza mezzi termini - sono stati giorni difficili per quell’iniziativa, gli uffici dedicati erano stati svuotati, tutto era concentrato su una sola persona. Adesso, invece, c’è un’aria nuova: Gaetano Manfredi ha recuperato il progetto, ha destinato alla gestione un’ampia squadra, ha chiesto un’accelerazione su tutti i punti del programma».
Quando parla di ritardi e dimenticanze, l’architetto Di Stefano non si limita a parlare dei lavori del grande progetto che tengono in scacco la città da anni: «È vero, sono invasivi e fino ad ora sono andati avanti con lentezza.
Qui la questione diventa più ampia. Di Stefano si fa serio: «Quanti napoletani conoscono il perimetro del Centro Storico Unesco? Quanti sanno che è un sito tutelato? Quanti cittadini sono stati coinvolti in progetti di diffusione della “cultura” Unesco? Ecco, è questo che ancora manca profondamente. Ma lei sa che non esistono cartelli stradali turistici che indicano l’accesso in un’area protetta dell’Unesco?».