Ma quale scandalo, meritano un premio

di Fabrizio Coscia
Martedì 13 Aprile 2021, 00:00
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«Non ci private del verde pubblico» diceva uno dei cartelli mostrati durante un sit-in nei giorni scorsi contro l’affidamento a un ente privato della manutenzione botanica della Villa Comunale. Mi ha colpito molto questo generoso fervore in difesa di un bene pubblico. Davvero. Partiti di sinistra, Lega, M5S e associazioni verdi hanno fatto fronte comune, tutti animati da un antico e trasversale spirito proudhoniano. Mi ha colpito perché queste voci di protesta, apparse come i funghi dopo un temporale, presuppongono che ci sia effettivamente nella Villa Comunale un verde pubblico da difendere contro le ingerenze dei privati. Ma quale verde? Quello incolto e invaso dai rifiuti? Quello dei banani dalle foglie ammalate e delle aiuole con le erbe secche? Quello dell’orzo selvatico che sparge nei viali i suoi «forasacchi» pericolosissimi per i nostri cani? Quello degli alberi pericolanti? Insomma, dov’è questo verde pubblico di cui non dovremmo essere privati? Ma facciamo un passo indietro. Lo scorso anno l’amministrazione comunale ha pubblicato un avviso che invitava alla collaborazione dei cittadini per la cura del verde urbano della città: un atto di resa, una dichiarazione di sconfitta, un’ammissione di incapacità (gestionale e finanziaria) nei confronti di alcuni dei tesori di Napoli.

Tredici parchi, tra cui la Villa Comunale, appunto, che versa da tempo in un vergognoso abbandono, nell’incuria più totale, nel disinteresse più incivile. Avviso che, a quanto pare, è caduto nell’indifferenza generale ed è stato recepito solo dall’Associazione Premio GreenCare, che si è proposta, unica e sola, per la manutenzione ordinaria del patrimonio botanico della Villa in un piano triennale, praticamente a costo zero per il Comune. Non si tratta, dunque, della gestione privata di un bene pubblico, com’è stato detto con una certa enfasi, ma di una normale collaborazione tra privato e pubblico, laddove il primo si occuperà esclusivamente della cura e della manutenzione del verde.

Dov’è lo scandalo? 

Nell’offerta, da parte di un’associazione di cittadini, del proprio lavoro e tempo e delle proprie risorse economiche per proteggere e salvaguardare il verde storico della villa o piuttosto nella negazione di questo verde alla cittadinanza da parte delle istituzioni pubbliche, nell’assenza tuttora perdurante di un piano per la sua gestione? Di che cosa hanno paura coloro che protestano? E soprattutto: che cosa hanno proposto loro, quale contributo di idee e di progetti hanno dato durante tutto questo tempo per salvare il salvabile? Ho letto di tutto in questi giorni sulla questione, perfino di una fantomatica fonte di acque termali che scorrerebbe sotto la villa, scoperta durante i lavori di scavo della metropolitana, e che rappresenterebbe il vero obiettivo dell’interesse privato. Deliri complottisti che non meriterebbero nemmeno d’essere riportati, se non fossero la spia di un inveterato pregiudizio: quello cioè di voler difendere sempre e comunque il pubblico, anche di fronte a una ragionevole e auspicabile prospettiva di sinergia con il privato. È giusto vigilare sulla trasparenza e sulla correttezza dei procedimenti, ma perché, una volta accertate, opporsi a un aiuto che non può che migliorare una situazione disperata? Usiamo, dunque, il buon senso: se un ente privato può salvare un bene pubblico che il Comune è incapace di tutelare da solo, nell’attesa che le istituzioni si assumano le loro responsabilità, perché protestare? Napoli storicamente ha tollerato le peggiori mani sulla città, nel silenzio e nella complicità assordante di molti; che adesso possa far paura la semplice manutenzione privata di alberi e aiuole fa sorridere, proprio come quei cartelli un po’ patetici e fuori tempo massimo, che puntano a un gioco di parole abusato, invitando a non privarci di un verde pubblico di fatto già da tempo lasciato andare in rovina.

 

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