Napoli, restauro flop e occupazioni abusive a Villa Bisignano: la Procura apre un'inchiesta

Napoli, restauro flop e occupazioni abusive a Villa Bisignano: la Procura apre un'inchiesta
di Leandro Del Gaudio
Martedì 21 Dicembre 2021, 00:08 - Ultimo agg. 16:59
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Qualche tapparella aperta, un portone rigorosamente chiuso. «È così da tempo, inutile che state ad aspettare, tanto non vi aprono...», dice un passante incuriosito per il via vai di fotografi. Corso Sirena, Barra, miglio d’oro. Nessuno si affaccia da Villa Bisignano, imponente nella sua facciata esterna, decrepita all’interno. «Cade a pezzi - dicono i passanti - ma è inutile provare ad entrare, è così da almeno venticinque anni». Fine Novecento, qualcuno lo ricorda ancora: arrivarono dei fondi - parliamo di finanziamenti europei - ma non è chiaro come vennero utilizzati». 

Da allora, chiusura completa della struttura, con continue incursioni da parte degli abusivi che occupano in modo saltuario, sporadico, alcune stanze della villa creata dal banchiere fiammingo del Cinquecento Gaspare Roomer. Abusi, finanziamenti fantasma, degrado di opere di indiscutibile valore storico: sono questi i punti su cui la Procura di Napoli potrebbe svolgere degli accertamenti a stretto giro. È una svolta possibile, dopo decenni di stasi, alla luce dell’esigenza degli inquirenti di verificare quanto pubblicato sabato mattina da questo giornale. Un caso che riconduce l’attenzione alla mancanza di tutela di pezzi del patrimonio pubblico e, nel caso di specie, al rischio che opere di valore inestimabile possano venire deturpate in modo irrimediabile. Parliamo degli affreschi di Aniello Falcone, pittore che operò nel Seicento all’interno di Villa Bisignano, su commissione dei discendenti del banchiere fiammingo, che aveva stabilito in questa residenza la sede dei suoi affari e delle sue fortune. Come è noto, a sollevare il caso delle opere di Falcone è stato il medico Della Ragione, che - tramite il suo blog - ha lanciato l’allarme sulla storia degli affreschi firmati da Aniello Falcone. Scene della vita di Mosè rimaste da decenni nel chiuso di una villa non accessibile, in gran parte in possesso del Comune di Napoli, solo per alcuni appartamenti gestiti da una famiglia di privati. Uno scenario che ha messo in moto l’intervento delle istituzioni, anche grazie all’interrogazione parlamentare di quattro senatori, che hanno formalmente interessato il ministro Franceschini (alla Cultura) e Lamorgese (Interno). E non è tutto.

Sul caso di Villa Bisignano, si muove la Procura di Napoli, che ha acquisito gli articoli del Mattino e le interpellanze istituzionali sulla necessità di tutelare la villa del Miglio d’oro e gli affreschi di Falcone. In che condizione si trovano? Perché non sono fruibili? C’è il rischio di deterioramento di beni che risalgono addirittura a quattro secoli fa? 

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Come è noto, da quattro anni la Procura guidata da Gianni Melillo ha creato una sezione di lavoro ad hoc che punta ad intervenire nel contrasto dei reati che offendono i nostri beni (un pool coordinato dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli). Corso Sirena, a pochi passi dal parlamentino locale, dalla sede dell’ufficio tecnico della municipalità di Barra, il vento freddo si abbatte sul portone della Villa. Non c’è citofono, c’è solo un allestimento di Natale che augura buone feste a tutti, sono in pochi a credere nel restauro di Villa Bisignano. «Un tempo - spiega al Mattino un commerciante - all’interno di questa dimora ci andavamo a scuola. Ospitava la “Rodinò”, dove sono cresciuti tantissimi bambini del posto. Poi la struttura fu dichiarata inagibile. I quadri di Falcone? Ci sono, certo che ci sono, anche se nessuno li ricorda. Forse nessuno li ha visti. Bisognerebbe metterli al servizio del rione, per il rilancio di questo pezzo di periferia abbandonata». Inchiesta al via, si lavora anche su possibili occupazioni abusive. Un caso seguito dal prefetto Claudio Palomba, in una mappa di assalti al patrimonio pubblico che ora investe anche un pezzo di miglio d’oro. 

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