Napoli, Villa Comunale riaperta al pubblico: slalom tra cantieri e immondizia

Napoli, Villa Comunale riaperta al pubblico: slalom tra cantieri e immondizia
di Gennaro Di Biase
Domenica 17 Marzo 2019, 00:00 - Ultimo agg. 13:21
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Sedici marzo 2019. Il cancello della Villa Comunale è finalmente riaperto dopo 17 giorni di chiusura. Una famiglia di turisti tedeschi guarda dentro, storce il naso e passa oltre. I due alberi abbattuti causa bufera sono ancora lì. E, poco più in là, oltre le croniche transenne dei cantieri, montagne di immondizia non ritirata, tronchi, rami e fogliame sui prati incolti o nei marmi delle statue, monumenti discarica.
 


Il Real Passeggio riconsegnato ai napoletani è tumefatto come un ritratto di Francis Bacon in cui un viso non è un viso e la logica non è logica. Il parco non solo è malmesso, ma è più sporco di prima. «È uno schifo», sospira Sal Da Vinci mentre fa footing in Villa. O meglio, fa lo slalom gigante tra rami, tombini saltati e sacchetti abbandonati. 
 
 

«L’effetto pattumiera» è sotto gli occhi di tutti: cani, ragazzini che giocano a pallone, famigliole e impiegati comunali. «Vengo qui dopo anni - sospira Maria Esposito - È messa malissimo, prima era più bella. Niente è curato: né gli alberi, né la pulizia». Anche i turisti arricciano il naso e vanno via. L’immondizia - scarti di cibo e potature - è tanta che è alle porte una nuova lite tra Asìa e amministrazione: «Abbiamo fatto un lavoro di tre giorni per evitare lo sciopero del 19 marzo, e ci siamo riusciti - dice l’assessore comunale all’Ambiente Raffaele Del Giudice - Sono molto dispiaciuto, chiederò spiegazioni e mi comporterò di conseguenza». A ore il Comune potrebbe avviare le procedure per la penale. 

Spazzatura a parte, il parco è distrutto. Per Leopardi la ginestra nasceva faticosamente tra le rocce. In Villa Comunale, invece, rami e foglie crescono dentro le statue. Non sopra o di fianco, ma dentro, incastrate nei marmi. Nel Parco Reale di Napoli è nata una nuova forma di vita: l’albero-statua. I graffiti, invece, fatti da esseri più incivili e comuni, hanno rovinato tutti i busti. Quello messo peggio è Carducci, ma piangono anche Vico e Tasso. Il tempietto di Virgilio, transennato, due mesi fa era una discarica di cassette, birre e bacinelle. Oggi pure. Fontane palude (quella della Tazza di Porfido, detta delle Paparelle) e fontane discarica (quella di Oreste ed Elettra del 1840). La pavimentazione è pericolosa. Sotto i tombini saltati si intravede un vuoto cosmico. Guardarci dentro dà l’impressione di poter spuntare in un’altra galassia, un effetto Star Gate. Le giostrine per bambini si notano per le mattonelle distrutte e le corde tagliate. Alla fine del tour, dal lato della Riviera, la Villa si trasforma definitivamente in una savana di piante mai curate. A due passi da un clochard addormentato, due tossici si dividono spiccioli e dosi. Lasciate ogni speranza voi che siete entrati. «Meglio aperta in queste condizioni che chiusa - dichiara l’assessore al Verde Ciro Borriello - In Villa ci sono 9 impiegati comunali, di questi 7 andranno in pensione l’anno prossimo e non sappiamo come sostituirli, visto il blocco delle assunzioni. Chiedo scusa alla cittadinanza per le condizioni della Villa».

 

All’altezza della Casina Pompeiana sfreccia un motorino con due passeggeri senza casco. Qui si incontra Sal Da Vinci. Il cantante, in tuta e scarpette, non usa mezzi termini: «Non ho mai visto uno schifo così - dice - Perché non privatizziamo la Villa a questo punto? Non è colpa delle istituzioni se gli incivili lasciano qui la spazzatura, ma provo dolore al cuore quando una città piena di turisti deve subire uno scempio simile. Spazzatura a parte, ci sono buche ed erbacce dappertutto. Monumenti imbrattati, alberi pericolanti, baby gang. Una situazione insostenibile e deprimente. La Villa andrebbe chiusa in questo degrado: non è un parco qualsiasi, ma lo specchio della città e non può stare in queste condizioni». Piange anche piazza Vittoria. Il «Rotary ha rinunciato alla cura del giardino, due o tre giorni fa hanno portato via la targa - ricorda l’edicolante Salvatore Guastella - aveva rinunciato anche Marinella ma poi ci ha ripensato». Piazza sconfitta e Real Passeggio tumefatto. Come in un ritratto di Bacon, si diceva.
 
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