Nisida e la tensione in carcere: scoppia la faida tra gang

Allarme dopo l’ultima rissa tra ragazzi clima di guerra tra italiani e nordafricani

Il carcere di Nisida
Il carcere di Nisida
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 18 Marzo 2023, 23:39 - Ultimo agg. 19 Marzo, 17:17
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Alta tensione tra i ragazzi di Nisida. A tre mesi dalla maxi-rissa che vide opposti due gruppi di minori ospiti della struttura penitenziaria, l’altro ieri si è verificato un nuovo scontro tra italiani e nordafricani: a scatenare la violenza è stata una partitella di calcio, ma da quel che emerge l’incontro sportivo è stata solo una scusa per dare sfogo a contrapposizioni mai sopite, ed anzi purtroppo crescenti. 

Ma che cosa sta succedendo realmente? Al di là delle denunce sollevate dal Sappe - il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria - anche quest’ultimo episodio evidenzia una situazione ben nota ai vertici dell’istituto e al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. La verità è che la convivenza tra i giovanissimi reclusi si è fatta impossibile, e rischia di alimentare altre tensioni e nuovi, imprevedibili rischi che non vengono sottovalutati.

Ora l’imperativo categorico è - nella ormai accertata impossibilità di stemperare gli animi - evitare che si consumi una tragedia.

Per inquadrare la situazione non si può che partire dai numeri. Oggi sull’isolotto che ospita una delle strutture penitenziarie minorili assurte a modello nazionale per quel che riguarda i metodi di riabilitazione e formazione culturale e professionale convivono 55 ragazzi: stando ai dati più aggiornati, 35 sono italiani (un terzo dei quali napoletani e campani), e venti di origine straniera, almeno 15 dei quali nordafricani (in maggioranza algerini, tunisini e egiziani). Nell’istituto napoletano la presenza dei magrebiini è cresciuta notevolmente a seguito di recenti trasferimenti da altre strutture del Settentrione.

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Questi ragazzi - per molti dei quali le stesse autorità penitenziarie sanno poco, a cominciare dalle reali generalità, e persino della autentica età anagrafica - non sono mai riusciti, qui come altrove, ad integrarsi con gli italiani; vivono seguendo modelli relazionali diversi, e vengono - questo è sicuro - da contesti particolarmente difficili, intrisi da un’adolescenza scandita da sofferenze, abusi, violenze. Circostanze queste che, ovviamente, non giustificano una chiusura a riccio e, talvolta, atteggiamenti dichiaratamente ostili se non addirittura aggressivi nei confronti degli italiani.

Chi ben conosce il pianeta carcerario sa bene che queste contrapposizioni sono le medesime che si ritrovano anche nelle strutture destinate a ospitare detenuti adulti, a cominciare da Poggioreale: ma qui i reclusi vengono messi in condizione di non nuocere sistemandoli in sezioni separate, condizione impossibile per Nisida, dove la socializzazione e la condivisione restano elementi imprescindibili.

Una polveriera: al 15 dicembre 2022 in Italia in carica al servizio sociale minorile erano presenti 14.221 giovani, 6.400 dei quali sono campani (in particolare della provincia di Napoli). Di questi 14.221 minori presi in carico dai servizi sociali, 400 sono detenuti presso i 17 Istituto minorili, istituti penali minorili, e il 50 per cento di loro (201, per l’esattezza) sono stranieri. Nisida ospita il maggior numero di detenuti, 57, cui segue Bologna con 45 ed Airola con 37 detenuti.
 

I nordafricani, poi, sono spesso sotto trattamenti farmaceutici che prevedono l’uso di sostanze psicotrope, che oggettivamente possono nel tempo alterare gli stessi profili psicologici e psichiatrici. E questo certamente non fa dormire sonni tranquilli a nessuno. «Il paradosso - commenta il Garante regionale per i detenuti, Samuele Ciambriello - è che per i minori presenti nelle carceri, che studiano, seguono corsi forse si può parlare di recupero, di reinserimento sociale ma gli altri?».
 

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