Edificio 9B del Policlinico Federico II: in una delle stanze di degenza della Ginecologia e Ostetricia, dove sono ricoverate giovani mamme, gli infissi non sono a tenuta. Il vetro è spesso mezzo centimetro, dunque un’efficace barriera alle intemperie, ma il ferro delle cornici delle finestre è deformato dal tempo (quasi 50 anni di vita) e le guarnizioni ormai logore o inesistenti. Sotto la spinta della bufera che infuria in questi giorni ululano come in una baita di montagna. Non sono passati indenni al primo nubifragio della scorsa settimana. Infiltrazioni di vento e pioggia il problema da risolvere. Le grandi lenzuola posizionate come barriera sono state rimosse per i divieti del personale in camice bianco. Il compromesso è stato alla fine l’incerottamento di traversine. Una soluzione “chirurgica” attuata tra malumori e proteste che non sono cessati.
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Gli infissi? «Interverremo per mitigare gli spifferi soprattutto vicino ai letti. Impossibile sostituire migliaia di finestre». Così Anna Iervolino, manager del Policlinico da pochi mesi al timone della cittadella sanitaria di via Pansini. «Intanto da domenica scorsa in tutto il padiglione sono stati accesi i termosifoni e l’ufficio tecnico interverrà subito per riparare le guarnizioni e le tendine avvolgibili». Il problema non è di facile soluzione: gli infissi del policlinico sono vecchi, realizzati agli inizi degli anni Sessanta, con materiali e soluzioni a quel tempo all’avanguardia ma oggi, a distanza di 50 anni, di complessa manutenzione. Introvabili le guaine per sigillare quelle finestre.
Dopo molti anni di lavoro nella direzione strategica del Cardarelli il manager è temprata alle difficoltà. Se nel vicino polo dell’emergenza a tenere alta l’attenzione erano le barelle e l’iperafflusso del pronto soccorso qui i limiti sono strutturali. Ieri, dopo aver visto la foto pubblicata dal Mattino è andata su tutte le furie e si è fatta sentire con i suoi sottoposti. Ora attende dall’ufficio tecnico una relazione dettagliata sulla situazione generale della ginecologia e una proposta di intervento rapida e durevole. «Ho in mente una serie di progetti ambiziosi e di riqualificazioni, in particolare proprio del polo materno infantile, un vero e proprio fiore all’occhiello dell’assistenza non solo campana ma non sono la persona degli annunci. Preferisco prima fare e poi parlare».
Lo scoglio da superare è la struttura a padiglioni (15 erano al Cardarelli, 21 al Policlinico). Ci sono poi i 26 dipartimenti, decine e decine di unità operative, centinaia di ambulatori e servizi da condividere tra attività assistenziali, la didattica e la ricerca. Bisogna mettere in moto i motori per una progettualità che consenta di reperire le risorse, ammodernare le strutture, rinnovare le tecnologie.
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Il punto di forza del policlinico è l’alta qualità di alcune discipline assistenziali e di ricerca. Ginecologia e ostetricia, Chirurgia, Endocrinologia, Reumatologia, Dermatologia, Oncologia e Malattie rare, epidemiologia e Igiene solo alcune delle discipline col bollino blu che devono fare i conti con i limiti di un mastodonte della Sanità campana oggi collocato nella rete dell’emergenza solo con il pronto soccorso ostetrico e la rete infarto. Entro un anno sarà pronta anche la piattaforma della rete tempo dipendente dell’ictus (sono in corso i reclutamenti di tecnici e del personale medico specialistico) ma è proprio sulla casa del parto che punta il nuovo management. Nel padiglione della Ginecologia, oltre al centro per la fertilità e la banca dei gameti e del tessuto ovarico, insieme alla Neonatologia e alla Terapia intensiva neonatale e al centro prematuri, ci sarebbero da rinnovare le sale parto, realizzare una breast unit (per il trattamento a 360 gradi dei tumori della mammella) potenziare il polo pediatrico. Insomma realizzare un padiglione della donna e del bambino. Progetto nella mente del manager che però preferisce parlarne dopo averlo realizzato. Intanto alle porte c’è il taglio del nastro della nuova piastra endoscopica pediatrica.