Dermatiti al Pareo Park, piscine deserte: «Persi 100mila euro»

Dermatiti al Pareo Park, piscine deserte: «Persi 100mila euro»
di Gennaro Del Giudice
Martedì 25 Giugno 2019, 00:00 - Ultimo agg. 1 Agosto, 09:46
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Alle 12.30 dal botteghino arrivano i primi dati: all’interno del parco acquatico più grande del Sud Italia all’indomani dell’inaugurazione della stagione estiva 2019 ci sono appena 129 persone, di cui una cinquantina sono bambini. Ventiquattro ore prima, alla stessa ora, ce n’erano tremila. È surreale il clima al Pareo Park di Licola dopo la domenica di caos, paura e polemiche durante la quale cento bambini sono finiti negli ospedali di Pozzuoli, Giugliano, Frattamaggiore e Napoli per sospetti eritemi e bruciature su ginocchia, gomiti ma soprattutto ai piedi dopo aver fatto il bagno nelle due piscine riservate ai baby. 

Ieri mattina entrambe le vasche erano chiuse per consentire i prelievi d’acqua da parte dei tecnici dell’Asl Napoli 2 Nord che stesso in giornata hanno inviato i campioni all’Arpac. «Le piscine sono chiuse ma non sequestrate, come non è mai stato sequestrato il parco», tiene a precisare Vincenzo Schiavo, amministratore unico della Partenope Investment Srl, la società a cui nel 2016 la curatela fallimentare affidò la struttura dopo il fallimento del Magic World di cui ha mantenuto la stragrande maggioranza delle attrazioni nonostante tre anni fa la nuova proprietà avesse annunciato la realizzazione di un’area termale, un albergo e un’arena per ospitare concerti tutto l’anno. Gli uffici sono un po’ datati e si respira un’area di sconforto e preoccupazione tra i dipendenti. «Fai una marea di sacrifici e poi vanifichi tutto. È bastata una telefonata per fare uscire una notizia che ha distrutto un’attività commerciale che dà lavoro a duecento persone e che solo oggi ha perso circa 100mila euro di incassi a fronte di 30-50mila euro di costi giornalieri. Una catastrofe economica»: è affranto Schiavo dopo il clamore che lo ha travolto. «Non riesco a fare ipotesi, aspetto solo i risultati delle analisi. Il primo a voler capire cosa sia successo sono io che metto la salute e la sicurezza dei clienti prima di ogni altra cosa. Ieri c’era anche mia figlia in piscina, pensate un po’. Controlliamo le acque ogni due ore, fino a sei volte al giorno. La piscina l’abbiamo chiusa noi, nonostante i primi prelievi da parte dell’Asl abbiano dato esito negativo. Appena avrò gli esiti li renderemo noti a tutti», assicura Schiavo.

Le lunghe code sulle torri degli scivoli o per il giro del parco in ciambella sembrano un lontano ricordo, come le file ai chioschetti e ai punti di ristoro, mentre un’interminabile fila di lettini e ombrelloni chiusi rendono lo scenario ancora più irreale. Il Pareo Park è deserto. All’ingresso ci sono sei addetti alla sicurezza; fuori, nel parcheggio collegato allo svincolo della Statale SS7 Quater, si contano più le auto dei dipendenti che quelle dei clienti. «L’anno scorso, sempre di lunedì dopo l’inaugurazione c’erano oltre duemila persone», spiega un addetto alla sicurezza.

I percorsi che attraversano il parco e che conducono alle varie attrazioni sono deserti, nel fiume che attraversa il Pareo ci sono appena due ciambelle che trascinano una coppia di fidanzati. «Non sapevamo niente, appena siamo arrivati ci siamo meravigliati per aver trovato poca gente, ma si sta bene e i miei figli si stanno divertendo», racconta Mario mentre sale sul «kamikaze», uno degli acquascivoli più in voga del parco. A poche decine di metri di distanza ci sono le due piscine finite nell’occhio del ciclone: sono chiuse e tenute sotto controllo da Ivan e Valerio, gli stessi bagnini presenti domenica e tra i primi testimoni di quanto accaduto. «Verso le 15.30 si è avvicinato un signore che ci ha detto che ad alcuni bambini stava uscendo del sangue dai piedi – raccontano -. Noi ne abbiamo visto uno solo che aveva dei segni che sembravano delle scottature che si formano quando cammini scalzo. Faceva molto caldo e il pavimento era incandescente e molti bambini non calzavano bikini. Ci sembra strano che il problema sia stato causato dall’acqua visto che anche noi siamo stati in piscina». Una tesi, quella della scottatura ai piedi, che sposa anche la responsabile del chioschetto. «I tombini sono incandescenti e i bambini ci camminano sopra. Spesso mi è capitato di dare loro delle salviettine umide per potersi rinfrescare». 

 
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