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Pnrr, poche domande: in Campania 12mila bimbi resteranno senza nido

L’Ufficio parlamentare di Bilancio: assenti 183 Comuni con servizi carenti

di Marco Esposito
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 25 Novembre 2022, 23:29 - Ultimo agg. : 26 Novembre, 18:08
4 Minuti di Lettura

I sindaci non presentano la domanda ma, se pure lo avessero fatto, non ci sarebbero stati soldi a sufficienza. Un diabolico connubio di pigrizie locali e insipienze nazionali che sottrae il diritto (costituzionale) a un posto in asilo nido a 12mila bimbi residenti in Campania e alle loro famiglie.

A fare l’analisi delle graduatorie sui bandi del Pnrr su asili nido e scuole dell’infanzia è l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), organo tecnico indipendente di verifica dei conti pubblici presieduto da Lilia Cavallari. Le risorse sotto esame sono 3,8 miliardi di euro, ripartiti in più bandi e da spendere entro tre anni, di cui oltre 500 milioni, la quota più consistente, alla Campania. Sul primo bando, da 700 milioni, assegnato nell’agosto 2021 l’Upb segnala in linea con le denunce dell’epoca del Mattino che i criteri seguiti, tra i quali il ponteggio per il cofinanziamento, «hanno impedito che le risorse fossero prioritariamente orientate ai territori che presentano ancora forti ritardi», perché chi è in difficoltà non ha i soldi per cofinanziare. I bandi successivi hanno corretto alcune storture ma hanno presentato altre criticità, con riparti regionali che si sono rivelati in qualche caso eccessivamente generosi e a volte carenti, in particolare in Campania. Il meccanismo, inoltre, è stato quanto mai contorto, con continue modifiche delle scadenze rispetto a quella iniziale del 28 febbraio 2022, per cui la graduatoria finale è stata pubblicata solo a settembre 2022. I Comuni beneficiari dovrebbero essere in grado di aggiudicare i contratti entro giugno 2023. Secondo stime dell’Upb sui tempi necessari per le gare, le procedure di assegnazione dovrebbero essere definite entro la fine del 2022. Una sfida ardita nonostante le regole di semplificazione in vigore. 

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Ma anche se tutti i bandi porteranno alla realizzazione dei nuovi asili nido, il problema della carenza di posti non sarà risolto ovunque. In due regioni, Sicilia e appunto Campania, resterà un forte squilibrio rispetto all’obiettivo fissato dal Livello essenziale delle prestazioni di 33 posti in asilo nido ogni 100 bambini di età compresa fra tre e trentasei mesi. In particolare mancherebbero circa 12mila posti in Campania e circa 15mila in Sicilia, dove il circa è dovuto al fatto che «non sono al momento disponibili i dati sui nuovi posti che i Comuni hanno dichiarato di voler realizzare», spiega l’Upb. Secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di Bilancio saranno realizzati 267mila posti entro dicembre 2025. Un numero sufficiente, se ben distribuito, a coprire l’obiettivo di servizio. Ma il bando era aperto ai Comuni con servizi già oltre lo standard, per cui calcola l’Upb il 20% dei Comuni vincitori «tipicamente grandi città o centri urbani localizzati prevalentemente al Centro-Nord» riceverà fondi per rafforzare un servizio già ottimale.

Tuttavia molti, moltissimi Comuni che avevano forti carenze di servizio o addirittura zero posti negli asili nido non hanno neppure partecipato al bando. L’Upb ne ha contati oltre 3.400, al Nord come al Sud. Tuttavia la metà di questi centri è troppo piccolo e ha quindi pochissimi o nessun bambino al di sotto dei tre anni cui offrire un servizio di nido. Restano però 1.700 comuni che l’Upb definisce «senza rischio di sovradimensionamento», dove cioè l’asilo nido sarebbe stato utile e non eccessivo rispetto alla popolazione. In Campania i sindaci che pur avendone bisogno non hanno partecipato ai bandi Pnrr del 2021-2022 sono 183. Alcuni, probabilmente, hanno disertato i bandi del Pnrr perché in attesa di altri possibili finanziamenti.

Ma in Campania l’elenco di municipi di oltre 25mila abitanti è comunque significativo, con in testa Torre del Greco (80.825 abitanti, di cui 2.017 bimbi al di sotto dei tre anni d’età) seguita da Acerra e Marano. In tutte queste città il servizio attuale tra rete pubblica e privata non arriva a coprire l’11% della popolazione con meno di tre anni, cioè un terzo del livello essenziale delle prestazioni che dal primo gennaio 2022 va garantito in base all’articolo 117 della Costituzione su tutto il territorio nazionale. I sindaci, insomma, hanno il dovere e quindi l’obbligo di attivare il servizio, ricevendo appunto le risorse necessarie. Ma anche lo Stato (articolo 120 della Costituzione) ha l’obbligo di intervenire per assicurare il livello essenziale delle prestazioni. E invece, scrive l’Ufficio parlamentare di Bilancio, «nel caso della Campania, considerate le forti carenza strutturali, sarebbero state necessarie maggiori risorse oltre a quelle, seppur consistenti, già ricevute». Diverso il caso della Sicilia dove, invece, «il ritardo non è imputabile all’insufficienza delle risorse messe a disposizione ma alla mancata risposta da parte degli Enti territoriali». 

Quindi persino se sarà realizzato il piano senza precedenti del Pnrr da 3,8 miliardi (e non è scontato, come si è detto) c’è la certezza che per 12mila piccoli campani e 15mila siciliani non ci sarà posto in asilo nido neppure alla fine del 2025. Quei bambini non sono ancora nati e già hanno, dal punto di vista dei servizi, un handicap.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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