Pnrr in Campania, il 2026 è troppo vicino:
si punta su tram, asili, mense, case popolari

Pnrr in Campania, il 2026 è troppo vicino: si punta su tram, asili, mense, case popolari
di Marco Esposito
Mercoledì 1 Dicembre 2021, 23:39 - Ultimo agg. 2 Dicembre, 18:39
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«Cosa resterà del Pnrr?» Il 2026 appare vicino, drammaticamente vicino, agli studenti che hanno partecipato ieri a Napoli ai “Dialoghi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza” i quali quindi già guardano oltre, come si intuisce dalle loro domande: «Le decisioni che si stanno prendendo si potranno protrarre per anni o avranno vita breve?». Da Palazzo Chigi è arrivata una risposta non banale: «Se si riuscirà a raggiungere entro il 2026 quello che è previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza rimarrà un patrimonio di capacità che sarà un grande elemento per il disegno delle politiche pubbliche». Risposta sensata eppure non del tutto soddisfacente perché conterà senz’altro di esser diventati capaci a realizzare, per iniziative future, ma sarà pure importante lasciare un segno adesso, altrimenti - come ha detto il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi - «se non diamo risposte immediate le persone non crederanno al futuro». E allora proviamo a dare uno sguardo alle cose concrete che potrebbero essere realizzate in Campania grazie al Pnrr, senza dimenticare che la più preziosa di tutte sarà aver trasformato le amministrazioni pubbliche, e i Comuni in prima fila, da macchine scalcagnate in luoghi in grado di diffondere benessere.

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La Campania non sarà più un “finis terrae” dal punto di vista dei treni veloci ma diverrà un crocevia con quattro direzioni possibili: sarà attraversata dalle linee ferroviarie veloci in direzione Foggia-Bari, Potenza-Taranto e Reggio Calabria, oltre che ovviamente di Roma-Milano. Però la concreta realizzazione dei nuovi binari travalicherà e non di poco il 2026, per cui tali linee non rientrano se non in modo incidentale nel Pnrr. Più immediate invece alcune realizzazioni nel trasporto pubblico locale, con il ministero delle Infrastrutture che è già piuttosto avanti nelle assegnazioni.

Per il solo Comune di Napoli, in particolare, sono previsti il completamento del collegamento tranviario tra via Stadera e il deposito di via delle Puglie, compresa la realizzazione di una nuova officina tranviaria (5,7 milioni); la realizzazione di una nuova linea tranviaria tra S. Giovanni e Piazza Sannazaro, mediante la ricostruzione dell’armamento tranviario e della rete aerea (17 milioni); la fornitura di 5 tram da 24 metri, a 3 elementi e con pianale basso (15,5 milioni); la valorizzazione delle linee tranviarie esistenti (2,5 milioni); la realizzazione di impianti della linea tranviaria 4 (26 milioni); il completamento della flotta di treni della linea metropolitana 1 con la fornitura di 4 elettrotreni (41,5 milioni); il rinnovo e la valorizzazione dell’armamento della tratta Montedonzelli-Piscinola (7,5 milioni); l’ampliamento del deposito mezzi e officina di manutenzione della linea metropolitana 1 a Piscinola (41,8 milioni); il completamento della flotta rotabile della linea 6 con la fornitura di 3 elettrotreni (30 milioni). Nel resto della regione spiccano i progetti presentati (e finanziati) dall’Eav tra i quali un sistema intelligente di controllo della circolazione che vale 120 milioni e il raddoppio con potenziamento e adeguamento della tratta da Castellammare a Sorrento della Vesuviana, con un primo lotto di 80 milioni.

Con i sei bandi lanciati martedì dal ministero dell’Istruzione (in collaborazione con Famiglia e Sud) arriveranno agli enti locali 5,2 miliardi di euro. Per evitare sorprese ai danni dei più deboli, stavolta ci sarà una esplicita ripartizione regionale, con la Campania che potrà richiedere 644 milioni, cioè più del 12%. Ecco quindi «cosa resterà». Nel dettaglio, l’importo maggiore (327,8 milioni) è destinato al comparto asili nido, dove oggi la copertura del servizio è appena del 9,3% tra pubblico e privato a fronte del 33% fissato dal Lep, il livello essenziale di prestazione. Si punta a realizzare almeno 20.000 nuovi posti. Al secondo posto con 83,5 milioni ci sono i fondi per costruire mense nelle scuole elementari, come premessa per ampliare il tempo pieno, che in regione copre appena il 21% degli alunni delle primarie, contro valori superiori al 50% in molte regioni del Nord. La somma è insufficiente, ma è un passo avanti. Per sostituire vecchie scuole con edifici innovativi ed ecologici sono a disposizione 76,9 milioni con capienza per una ventina di progetti. Per ristrutturare le scuole materne ci sono poi 67,1 milioni; per la messa in sicurezza dell’edilizia scolastica 53,5 milioni e infine 35,1 milioni per realizzare palestre negli istituti che ne sono privi, anche qui coprendo solo in parte il fabbisogno.

C’è già stato un dettagliato riparto di risorse con il progetto Pinqua, curioso acronimo che sta per Programma innovativo per la qualità dell’abitare. La Campania si è vista assegnare a inizio ottobre 134 milioni per nove progetti, molto meno rispetto per esempi alla Puglia. Tra i luoghi dove si interverrà per riqualificare i quartieri ci sono il Rione Acquaviva e l’area ex Saint Gobain a Caserta, il quartiere Savorito a Castellammare di Stabia, il Rione Salicelle ad Afragola, i quartieri Chiaiano Marianella e Piscinola a Napoli. Inoltre la Campania ha ricevuto una dote di 296 milioni per progetti di riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica, che dovrebbe riguardare 600 palazzine. Le domande dei Comuni sono attese entro il 20 dicembre.

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