Napoli nel vuoto pneumatico ​dei partiti

di Massimo Adinolfi
Venerdì 10 Gennaio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 06:30
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Capita che, per determinate pratiche, sia necessario esibire un certificato di esistenza in vita. Una seccatura. Che non si capisce, a volte, come mai si renda necessaria: siamo lì, siamo davanti allo sportello, e vogliono il certificato. Se però è dei partiti politici napoletani che si tratta, si vede bene quanto necessario sia produrre il certificato, perché se vi fate un giro in città, se provate a cercare traccia delle loro iniziative, se tentate di raccogliere prove della loro presenza, capite subito che non è un’impresa semplice.

Le carte, magari, sono a posto: possono dimostrare che esistono, hanno sedi, dirigenti, portavoce. E fanno anche un paio di cose che possono essere considerate il vertice libidinoso della loro magra esistenza: rilasciano dichiarazioni e siedono nelle istituzioni (ho preferito questa espressione a quella abituale: occupano poltrone, per rispetto delle istituzioni, un po’ meno dei partiti napoletani). Dopodiché: zero. Ed è uno zero che è possibile assegnare quasi senza distinzione di sorta a tutte le formazioni politiche. Che semplicemente non ci sono, non sono percepite dai cittadini come una presenza viva e reale, non sono protagonisti del dibattito civile, non riescono ad attrarre energie intellettuali, non hanno una vera capacità di rappresentanza di ceti e interessi economici, non intercettano le dinamiche sociali, non producono cultura. Insomma: non suscitano passioni e non promuovono azioni. 

Parliamo di Napoli, cioè della terza città d’Italia, un milione di abitanti. Una città di cui si citano sempre, insieme ai suoi mille problemi, il rilancio turistico, il rinnovamento della scena artistica e letteraria, la vivacità del tessuto imprenditoriale, la grande tradizione accademica. Il mondo politico, invece? Come i dati di certe stazioni metereologiche: non pervenuti. Napoli vive in una condizione di vuoto politico. In quel vuoto si è infilato De Magistris, che ha potuto «scassare» i partiti napoletani perché quei partiti erano già scassati per loro conto. E dopo quasi dieci anni non si vede neppure un principio di ricostruzione. Non lo si vede in consiglio comunale, dove si celebra ogni giorno il festival della frammentazione, ma non lo si vede neppure fuori di esso, tra quelle forze che dovrebbero inventarsi un’alternativa alla miscela di retorica partecipativa e carisma personale impiegata abilmente dal Sindaco.

In effetti: dov’è, oggi, il Pd? C’è un’idea di città, un progetto, che porti la firma del Pd, che animi proposte, iniziative, incontri? C’è il Pd, o c’è piuttosto, in luogo del vecchio partito di correnti, un insieme di correnti senza più un partito che le riconduca a fattor comune? Le cronache democrat registrano sempre lo stesso problema: superare le divisioni. Una fatica di Sisifo, che ha l’aria di essere, paradossalmente, il solo motivo per cui il Pd esiste: per superare le divisioni, per l’appunto. 

Ma esiste, dall’altra parte, Forza Italia? Non è solo un problema di percentuali che vanno assottigliandosi, ma di quasi metafisica impermanenza. Forza Italia non la percepisci da nessuna parte: non la senti, non la tocchi, non la vedi. Il che non vuol dire, naturalmente, che non abbia i suoi esponenti che mandano alle agenzie i loro bravi comunicati. E poi, che altro? Nulla.

«Vuoto, zero, nulla», è il titolo di un recente, fortunato libretto, che prova a cercare una differenza tra i diversi piani in cui si dà conto dell’assenza: in fisica, in matematica, in logica. Trovate ora, in politica, la differenza fra destra, sinistra e Cinque Stelle. Ci sarà, deve esserci, visto che i 5S sono nati per spazzare via i vecchi partiti. Bene, che fine hanno fatto? Dov’è il Movimento Cinque Stelle Napoli? Non doveva fare egemonia, costruire un nuovo senso comune, cambiare la politica, la città, tutto? Al momento, la forza essendosi convertita in debolezza, è in cerca di accordi non troppo disonorevoli con il Pd, o forse, va’ a capire, con De Magistris: nemesi politicista per un movimento che, per mantenersi puro, voleva starsene fuori da tutti i giochi, e che ora, al contrario, è unicamente preoccupato di come fare a rientrarvi. 

Insomma: Napoli non ha una politica degna di questo nome. Non ha partiti degni di questo nome, capaci di affrontare le grandi sfide che la città ha davanti. Ci sono nomi, che circolano in prossimità di appuntamenti elettorali e intorno ai quali si prova a coagulare un’offerta politica più o meno presentabile, e dietro quei nomi si appiccicano surrettiziamente un po’ di cose: giri di frase sempre più vuoti, portatori di voti sempre più esangui e quelli che siedono nelle istituzioni schierati di qua o di là. Non c’è altro: c’è il vuoto, anche se vi certificheranno l’esistenza in vita.

 
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